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La strage di Oslo. Un’analisi della destra scandinava

Strategia della tensione in Norvegia

 

 

Bandiere a mezz’asta in tutto il paese. Una nazione sotto choc. I due attentati terroristici, contro passanti a casaccio nella capitale e contro giovani e ragazzini in un campo estivo sono circostanze incredibili per un paese in cui la violenza politica e gli attacchi terroristici sono fenomeni praticamente sconosciuti. Scioccano anche i dettagli che emergono, di ragazzi e ragazze giustiziati con un colpo alla testa mentre fingevano di essere morti. Una ragazza sopravvissuta fingendosi morta ha dichiarato che il terrorista esultava ad ogni giovane che colpiva. Molti dissero di aver pensato di essere in guerra, dopo la bomba e vedendo che la polizia (l’attentatore era vestito da poliziotto) li prende a fucilate. Alcuni si finsero morti addirittura mentre la polizia (quella vera) li trasportava verso la terraferma, credendo che anche loro fossero nemici. Un paese che si sente ora vulnerabile e meno tranquillo, ma che se non coglie bene la natura degli attentati e la probabile implicazione di potenze estere e dei suoi stessi elementi neo-fascisti, rischia di perdere il senso della realtà e di non essere nemmeno capace di individuare l’origine del pericolo.

La cosa più grave che i poteri forti occidentali per bocca dei media e dei politici hanno portato avanti a questo punto non è stato attribuire ad “islamici” gli attentati del 22 luglio, ma invece relegare tutta la responsabilità al “lone wolf”, al terrorista singolo, isolato, fanatico e magari malato. Per ora non c’è essun dibattito o ipotesi ufficiale di una pista esterna, di un massacro frutto della geopolitica, e nemmeno le forze di sinistra colgono il quadro della situazione, come dimostra ad esempio un’articolo del manifesto pubblicato su Contropiano una settimana fai. Pare ormai tutto risolto e spiegato. Se i massacri fossero rimasti senza colpevoli, la natura “musulmana” sarbbe rimasta la logica spiegazione degli atti da parte dei media controllati o influenzati dalle forze del capitale e dai politici e “commentatori” occidentali. Dopo che non si è potuto più negare la responsabilità “interna”, si archivia la pratica come atto di un fondamentalista cristiano isolato. Caso chiuso.

Vediamo di capire un pò meglio il panorama sociale e politico del paese con una semplice e breve analisi, per passare agli elementi che fanno pensare che questo non sia stato un attentato di un singolo, ma invece un ahimè “classico” attacco politico al fine di destabilizzare il panorama politico interno e mandare un messaggio intimidatorio alle forze politiche nazionaliii.

 

Gli attacchi terroristici non derivano da un semplice odio xenofobo.

La Norvegia non è un paese con scontri tra autoctoni ed immigrati. Gli attentati a stranieri sono quasi inesistenti. Poca o nessuna violenza poliziesca o ronde di cittadini. Come anche pochi gli immigrati responsabili di aggressioni. La politica migratoria è restrittiva quando non repressiva (con rimpatri forzati verso zone di guerra e la quota annuale dei visti per rifugiati in rapida riduzione), non ci sono frontiere aperte come propagandato dai xenofobi di tutta Europa, l’incidenza di stranieri è tra le più basse dei paesi cosiddetti ricchi, e le seconde generazioni sono ben integrate. La disoccupazione è bassa sia tra immigrati che tra autoctoni, la polarizzazione sociale relativamente ridotta. Senza contare che una buona fetta di immigrati è composta dai cugini svedesi e danesi, che fuggono nella vicina Norvegia a causa delle deterioranti condizioni di lavoro dei loro paesi vittime delle forze neoliberali.

Dunque il “problema immigrazione” è più che altro pompato, strumentalizzato dai media e dai partiti del capitale (Fremskritspartiet – FrP – Partito del Progresso) secondo lo classico schema del divide et impera, per creare una competizione tra lavoratori che possa indebolire le tutele sindacali ed in primis il contratto nazionale di lavoro. Non c’è un’esasperazione diffusa tra la popolazione come in alcune aree delle nostre città a causa della percezione del pericolo (la Norvegia è uno dei paesi più sicuri che uno si possa immaginare) o deteriorate condizioni di vita (accanto alla bassa disoccupazione, è presente ancora oggi un discreto stato sociale, nettamente migliore di quello dei grandi paesi europei. Anche le condizioni demografiche sono favorevoli, con una densità della popolazione di quasi 20 volte inferiore a quella italiana).

Inoltre il terrorista proviene da famiglia agiata, figlio di un diplomatico, ha vissuto per anni nella ricca parte occidentale di Oslo, composta quasi completamente da norvegesi autoctoni, e successivamente in campagna, titolare di un’azienda agricola, dunque staccato dagli immigrati. Se a tutto ciò si aggiunge il fatto che i suoi obiettivi siano stati i membri del principale partito di governo l’AP (Arbeiderpartiet – Partito Laburista), incluso il primo ministro Jens Stoltenberg, la motivazione del “lupo solitario” integralista religioso e xenofobo è poco credibile. E poco vale che nei suoi appelli deliranti abbia indicato come prima fase della guerra santa l’eliminazione dei “marxisti culturalisti”. Questo non basta a non far pensare che sia stato convinto, spinto e aiutato da qualcun’altro, qualcuno capace e potente.

 

Connessione ideologica dell’attentatore

A questo punto è fondamentale mostrare come le sue idee non siano solamente folli e frutto di una mente perversa, ma siano fortemente ispirate dalla retorica della “Guerra al terrore” dominante ad occidente ma soprattutto di alcune forze politiche interne, e che queste idee trovino spazio nei meandri più oscuri della società norvegese, incluso nei servizi segreti e nelle alte cariche della polizia. In rete è ancora disponibile un documento1 scritto poco tempo fa da parte di importanti membri del Partito del Progresso l’FrP e pubblicato sul quotidiano nazionale principale, che contiene un’invettiva contro l’AP accusato di essere “multiculuralista” e di voler distruggere la cultura norvegese. Un’invettiva che pare una fotocopia delle idee promosse dal terrorista (filo-sionista dichiarato) sia nel “manifesto” di 1500 pagine sia su youtube. L’FrP inoltre ospitava il “templare” nei suoi ranghi addirittura come presidente di sezione per anni.

La connivenza del Partito del Progresso, populista, conservatore e convinto sostenitore di Israele, e l’evidente comunanza di vedute di una parte di questo con l’attentatore (le condanne dopo l’atto sono sempre scontate, pena il disastro elettorale e d’immagine, e dunque non hanno nessun valore), indicano che questo partito è pervaso non solo da elementi retrogradi e primitivi, ma da vere e proprie forze neofasciste. Più in generale il partito è sponsorizzato da una parte del capitale locale, non nasconde il suo filo-USAamericanismo ben più convinto rispetto agli altri partiti di punta incluso l’AP, e spinge per una liberalizzazione dell’economia e l’indebolimento dei potenti sindacati nazionali, insomma la classica agenda neoliberale. I forti consensi (20-25%) derivano non tanto dalle invettive xenofobe (anche se si possono ancora sentire membri di spicco che invocano nuove “crociate” contro i musulmani), che il partito ha negli ultimi anni smorzato a scopo d’immagine, ma dalla promessa populista di maggiore benessere economico per la popolazione, come ad esempio l’immediata distribuzione ai cittadini del “fondo petrolifero”, una sorta di riserva monetaria che lo Stato accantona per il futuro remoto.

 

Cosa non quadra nella versione ufficiale

Per cercare di essere estremamente sintetici ci limitiamo qui ad elencare una serie di “stranezze”, inclusa l’apparente connivenza della polizia.

– Il terrorista si rifiuta di rivelare i suoi contatti esteri. Infatti si sa che ultimamente aveva viaggiato molto all’estero. I contatti sono gruppi neofascisti o servizi segreti?

– Testimoni che affermano di aver sentito più di una persona sparare allo stesso tempo da punti diversi dell’isola. Un secondo attentatore è descritto come bianco, capelli scuri, lineamenti nordici. Uno dei due utilizzava una pistola, l’altro un fucile automatico.2 Inoltre il terrorista è stato arrestato avente con se con un ricetrasmettitore portatile. Per comunicare con chi se era da solo?

– Operazione gestita scandalosamente male dalla polizia, con un ritardo inammissibile (persino la tv di stato è arrivata prima e si è messa a filmare l’orrore). Emerge che le forze speciali di polizia avevano un elicottero ed erano pronte ma non sono state utilizzate perché questo era parcheggiato fuori portata, insomma “in vacanza”. Ci avrebbero messo otto minuti di volo, oppure comunque non più di mezz’ora via terra e mare, contro i 90′ effettivamente impiegati.3 Un paese con armi tecnologiche, che bombarda altri paesi in giro per il mondo, e con truppe ben addestrate in Afghanistan, che non riesce a far pervenire in fretta vicino ad Oslo nè poliziotti nè militari fa ricordare l’auto-attentato alle Torri Gemelle nel 2001 quando la scusa ufficiale per il non intervento era assai simile.

– Operazioni antiterroristiche non annunciate ad Oslo solo pochi giorni prima il 22 luglio, in cui forze speciali di polizia hanno simulato lo scoppio di una bomba4.

– Nessun cratere, e finestre rotte ai piani alti degli edifici.

– Un solo individuo che prepara una bomba complessa senza quasi esperienza, la fa esplodere con successo, ruba una macchina, e vestito da poliziotto (dove ha trovato la divisa?) ed armato fino ai denti (almeno due armi di cui un fucile automatico e centinaia di munizioni) prende tranquillamente il traghetto per l’isola e si mette con calma a massacrare uno ad uno un numero enorme di adolescenti in uno spazio aperto con boschi ed acqua attorno.

– Servizi segreti che lo monitoravano da mesi ma nulla hanno fatto per fermarlo5.

– Tempo fa è scoppiato uno scandalo riguardo alla polizia che spiava manifestanti per conto dell’ambasciata statunitense. Nessuna azione politica contro i dipendenti dell’ambasciata è stata intrapresa.6 Inoltre emerge che i servizi statunitensi dispongano di una rete di informatori composti da ex-poliziotti per attività di spionaggio. Insomma una specie di Gladio7.

– Il giallo del profilo Facebook del neofascista che cambia tra prima e dopo gli attentati, ovvero mentre in custodia. Dal profilo originale si dipinge come un ammiratore di Churchill e di Max Manus (eroe delle resistenza antinazista), e filoisraeliano, mentre nel secondo queste informazioni sono cancellate per adattare il profilo alla versione ufficiale, ovvero aggiungendo le ispirazioni “cristiana” e “conservatrice”, nascondendo cosi’ le sue simpatie sioniste8.

– Il procedimento penale che procede segretamente nella “società aperta” norvegese, e l’isola del massacro è stata già “ripulita” e sta per essere riconsegnata all’AP. La polizia continua a credere che l’assassino abbia agito da solo.

– Polizia che conosce il nome del terrorista e lo chiama per nome prima di arrestarlo9.

Insomma quello che viene indicato come ufficiale e definitivo dai funzionari mediatici e politici convince poco. E’ estremamente possibile a questo punto che ci sia stato almeno un altro individuo a sparare sull’isola, dimostrando la presenza di un’organizzazione e smantellando la teoria del “lupo solitario”. Infatti si riferisce che le armi impiegate siano state sia una pistola che il fucile automatico. Dunque le due armi portate dall’attentatore arrestato sull’isola sarebbero servite ad armare un complice già presente. Ed è anche probabile che la bomba (autobomba o bomba negli edifici?) sia opera di un’organizzazione ben addestrata ed equipaggiata.

 

Il tassello mancante: Una politica estera ultimamente troppo indipendente.

Ultimamente il governo non andava molto d’accordo con i siofascisti israeliani e con la NATO. Dal possibile riconoscimento dello stato palestinese, alla fine dei bombardamenti alla Libia, alla dichiarazione fatta solo due giorni prima gli attentati da parte del segretario della sezione giovanile del Partito Laburista l’AP (nel partito questa carica ha un forte peso), il quale annuciava un imminente biocottaggio di Israele10. Inoltre è innegabile che ai sionisti qui nel paese non siano concessi spazi pubblici come in altri paesi europei. Notare anche che il campo estivo tenuto sull’isolotto attaccato era organizzato dalla gioventù dell’AP, più radicale del partito stesso, nel quale giovani tenevano conferenze in cui si insegnavano la solidarietà internazionale e si condannava l’apartheid israeliano, apertamente filo-palestinesi dunque. Il giorno prima il massacro, il ministro degli esteri Jonas Gahr Støre ha tenuto un discorso al campo estivo dichiarando che i palestinesi debbano avere un proprio stato, che l’occupazione debba terminare, e che il muro debba essere demolito, e che ciò debba accadere ora.

La Norvegia, alleato strorico degli USA, e soprattutto il Partito Laburista che sembra distaccarsi leggermente dalla politica estera neoimperialista e distruttiva statunitense (dominata a sua volta dai sionisti leali ad Israele), ma soprattutto dal “piccolo Satana” mediorientale, andavano messi in riga e seriamente ammoniti. O rinuncia a queste posizioni sacrileghe, o avrà altro sangue e terrore.

Il paese non bombarda più la Libia, come promesso, ma mantiene degli operativi nella logistica. Vedremo se la coalizione di governo in cui fanno parte anche i socialisti e il partito agricolo, ma soprattutto l’AP stesso, uscito rinforzato nei sondaggi in vista delle amministrative a settembre nonostante la perdita fisica di molti giovani e più maturi militanti, e una nazione che ha espresso grande solidarietà al partito ed a Stoltenberg, rinoscerà l’annunciato “stato” palestinese a settembre, e se perseguirà una posizione più “indipendentista” e sovrana – logica visti gli effetti della competizione globale che puniscono economicamente sempre più gli USA a scapito di altri attori – o se si manterrà all’ombra dello scatenato impero nordamericano e del suo gendarme mediorientale Israele al fine di evitare altri “guai”, ma che alla lunga non può far altro che pagare dazio, perché non è proficuo stare a fianco di un impero che affonda e che per giunta imporrà sempre nuove e maggiori richieste. Ma forse è ancora troppo presto per mollarlo.

Questa lettura non è scontata, forse ci sbagliamo, ma gli elementi di sospetto e le stranezze sono davvero tante per non far pensare ad un (logico e possibilissimo visti i precedenti storici) coinvolgimento dei servizi anglobritannici (MI6 e CIA) e sionisti (Mossad) assieme a quelli norvegesi, e della collusione di elementi della polizia evidentemente “deviati” e poco simpatizzanti del governo in carica, e di elementi non secondari del panorama politico nazionale come la destra dell’FrP. Una lettura d’obbligo sugli avvenimenti a cura di J. Petras (http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25839) e Webster G. Tarpley (http://www.prisonplanet.com/tarpley-norway-terror-attacks-a-false-flag.html)

 

Conclusione.

a) Le strane circostanze che sembrano smentire la versione ufficiale in cui entrambe le stragi sono avvenute, b) La situazione politica che vede la Norvegia opporsi, seppur non con decisione, dagli interessi dei sionisti israeliani, e c) L’alleanza in corso in Europa tra i sionisti stessi con le rinvigorite forze neo-fasciste, indicano che questa strage è probabilmente molto più oscura di quanto si creda, e che il terrorista arrestato sia solo un elemento indottrinato, poco più di vile manodopera. Un quadro che rimanda maledettamente a Gladio e alle stragi di casa nostra.

La speranza è che ora la gente qui in Norvegia si accorga che cosa voglia dire essere attaccati violentemente, si accorga di quel che paesi sotto assedio imperialista come l’Afghanistan, che il loro paese contribuisce ad attaccare, subiscono ogni singolo giorno. E che le forze pacifiste, comuniste e democratiche si mobilitino per chiedere l’immediata fine degli attacchi imperialisti da parte della Norvegia e dei suoi alleati nella NATO, l’uscita dalla stessa, ed una partecipazione alla vita politica più ostinata, a cominciare da un costante monitoraggio dell’inchiesta sulle stragi del 22 luglio e una spinta verso una maggiore indipendenza nazionale in politica estera.

Vedremo se alle forti parole di Stoltenberg11 il governo vorrà e riuscirà, con l’aiuto del popolo, far seguire fatti concreti. Quanto a noi, questa brutta storia ci fa ricordare – semmai ce ne fosse bisogno – che nessuno, nemmeno i paesi apparentemente più tranquilli ed isolati, sono immuni e risparmiati dalla competizione inter-imperialista in atto.

 

Redazione di Bologna contropiano.org

ii Ricordiamo che gli attacchi hanno preso di mira esplicitamente il partito principale e quello storicamente in carica, il Partito Laburista: la bomba ha distrutto la sede centrale del partito, e il massacro sull’isola è stato compiuto contro i giovani del partito

 

5 Sky News. Norwegian ‘MI5’ Had Massacre Suspect On List. http://news.sky.com/home/world-news/article/16036733

 

6 Contropiano. Norvegia. Sotto accusa per spionaggio l’ambasciata USA a Oslo. https://www.contropiano.org/Documenti/2010/Novembre10/05-11-10NorvegiaSottoAccusa.htm

 

7 La gravità di questo fatto è descritta da Tarpley, W. G. Tarpley: Norway Terror Attacks a False Flag

 

8 Osservare i due profili facebook. Il secondo è quello modificato dopo l’arresto: http://static.prisonplanet.com/p/images/july2011/250711facebook1a.jpg e http://static.prisonplanet.com/p/images/july2011/250711facebook2a.jpg

 

11 L’ormai famoso discorso del primo ministro, che ha ricevuto l’approvazione della società norvegese ed ha unito tutto un popolo, può essere visto e letto su Global Research TV http://tv.globalresearch.ca/2011/07/norway-prime-ministers-address-no-one-shall-bomb-us-silence

 

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