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Da Voghera a Milano, gli amministratori pistoleri crescono

Si è svolta sabato 24 luglio a Voghera una partecipata manifestazione per chiedere giustizia per Youns El Boussettaoui, ucciso martedì scorso dall’assessore leghista alla sicurezza del Comune, Massimo Adriatici.

Nel corso della manifestazione, la famiglia della vittima, rappresentata dalla sorella, ha chiesto giustizia e chiarezza da parte del governo, superando le divisioni politiche seguite all’assassinio.

Purtroppo, come invece la politica sia alla base di concezioni diverse della sicurezza e soprattutto della convivenza civile, è stato ancora una volta dimostrato dall’andamento della giornata.

Infatti, alla manifestazione hanno partecipato molti giovani figli di immigrati, la cosiddetta “seconda generazione”, e altrettanti attivisti di sinistra, di Potere a Popolo e diverse altre organizzazioni. Assenti PD e M5S, come sempre vergognosamente spaventati dalla sola idea di prendere posizioni chiare o almeno dignitose su un delitto gravissimo.

Indecente l’atteggiamento della sindaca leghista Garlaschelli, che ha invitato i commercianti della cittadina a una serrata contro la manifestazione e, ancora peggiore, quello dell’assessora al commercio Francesca Miracca che venerdì aveva dichiarato “domani spariamo noi…. assolderò i miei operai e scenderemo in piazza”, frase su cui si spera venga aperta un’inchiesta penale per incitamento alla violenza e all’odio razziale.

In questo clima provocatorio, a cui si sono aggiunte oscure minacce di scontri di piazza fomentati via social da un esponente della destra vogherese, che ha stranamente postato fotografie della casa dell’Adriatici, tanto che quest’ultimo è stato trasferito dalla magistratura in località segreta, la manifestazione si è svolta in un clima responsabile e pacifico.

Sul piano delle indagini, il Gip ha intanto confermato l’arresto dell’Adriatici, poiché costui avrebbe “attitudine a porre in essere reazioni sovradimensionate in momenti di criticità” e al momento di estrarre la pistola era lucido e consapevole.

Un’accusa assai inquietante per un ex agente di polizia e oggi “formatore” di allievi poliziotti, oltre che una chiara messa in discussione della versione del colpo partito accidentalmente.

Infine, nella giornata di sabato, si è aperto un nuovo capitolo sulla questione degli amministratori pistoleri che la destra vorrebbe porre al governo delle città.

Questa volta la città interessata è nientemeno che Milano, poiché il consigliere regionale Michele Usuelli, medico, ha denunciato che il suo collega Luca Bernardo, candidato della destra, si aggira armato di pistola anche in ospedale.

Bernardo ha dapprima risposto che avrebbe denunciato Usuelli per diffamazione, ma in seguito ha ammesso di avere una pistola “come tutti i medici” (?!) “ e di portarla in ospedale quando ha il turno di notte, poiché “ci sono pazienti instabili” che possono essere pericolosi.

Per la cronaca, Bernardo fa il pediatra…

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