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Quattro scintille per un rogo

E’ vero, è apparsa su “il manifesto”, giornale distratto che pubblica ormai, senza pensare troppo, contributi assai doversi, anzi antitetici (nello stesso giorno, sempre sulla “questione inglese”, hanno infilato anche un Bifo e un Negri che come al solito ripetevano a se stessi “noi avevamo capito e previsto tutto ciò”). Il luogo della pubblicazione, e gli evidenti inciampi della traduzione non inficiano però la serietà di questa diagnosi, che volentieri pubblichiamo tra gli interventi.

Perché tiene conto di fattori “strutturali” come di modificazioni subliminali della “cultura” di massa delle società occidentali “avanzate”.

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L’ANALISI I violenti tumulti britannici non devono essere visti come un fenomeno isolato
 
Disegueglianze, visione mercantile della vita, razzismo, sequestro della democrazia: i combustibili con cui si brucia la società

 

I violenti disturbi in Inghilterra non devono essere visti come un fenomeno isolato. Sono un segnale dei tempi perturbatore. Nelle società contemporanee si sta producendo un combustibile altamente infiammabile che scorre nell’underground della vita collettiva senza che ci se ne renda conto. Quando arriva alla superficie può provocare un incendio sociale di proporzioni inimmaginabili.
Questo combustibile è costituito dalla mistura di quattro componenti: la promozione congiunta della diseguaglianza sociale e dell’individualismo, la mercantilizzazione della vita individuale e collettiva, la pratica del razzismo in nome della tolleranza, il sequestro della democrazia ad opera di élites privilegiate e la consguente trasformazione della politica in amministrazione del «furto» legale ai danni dei cittadini e del malessere che esso produce. Ciascuna di queste componenti ha una sua contraddizione interna. Quando esse si sovrappongono, qualsiasi incidente può provocare una esplosione.
Diseguaglianza e individualismo. Con il neo-liberismo, l’aumento brutale delle diseguaglianze sociali ha cessato di essere un problema per convertirsi in una soluzione. L’ostentazione dei ricchi e dei super-ricchi è divenuta il simbolo del successo di un modello sociale che lascia nella miseria la stragrande maggioranza dei cittadini presumibilmente perché essi non si danno abbastanza da fare per raggiungere il successo. Questo è stato reso possibile solo dalla conversione dell’individualismo in valore assoluto, ciò che, come sua contraddizione, solo può essere vissuto come utopia dell’uguaglianza, della possibilità che tutti godano in egual misura della solidarietà sociale, sia come agenti sia come beneficiari. Per l’individuo così costruito la diseguaglianza è un problema solo quando la subisce e quando questo accade non viene mai riconosciuta come meritata.
Mercantilizzazione della vita. La società di consumo consiste nella sostituzione delle relazioni fra le persone con le relazioni fra le persone e le cose. Gli oggetti di consumo cessano di soddisfare le necessità per crearle senza sosta e l’investimento personale in essi è tanto intenso quando si hanno che quando non si hanno. I centri commerciali sono la visione spettrale di una rete di rapporti sociali che comincia e finisce con gli oggetti. Il capitale, con la sua sete infinita di guadagno, è venuto sottomettendo alla logica del mercato beni che sempre abbiamo pensato fossero troppo comuni (l’acqua e l’aria) o troppo personali (l’intimità e le convinzioni politiche) per essere posti sul mercato. Fra il credere che il denaro sia la misura di ogni cosa e il credere che tutto possa essere fatto per ottenerlo passa una linea molto più sottile di quanto si pensi. I potenti passano questa linea ogni giorno senza che nulla accada loro. Gli spossessati, che pensano di poter fare lo stesso, finiscono in galera.
Il razzismo della tolleranza. I disordini in Inghilterra sono iniziati con una dimensione razziale. Lo stesso accadde nel 1981 e nei disordini che scossero la Francia nel 2005. Non è una coincidenza. E’ il riaffiorare della sociabilità coloniale che continua a dominare le nostre società, decenni dopo la fine del colonialismo politico. Il razzismo è solo una componente, visto che in tutti i disturbi ricordati sono stati coinvolti giovani di varie etnie. Ma è importante perché unisce all’esclusione sociale un elemento di incontenibile corrosione dell’auto-stima, l’inferiorità dell’essere aggravata dall’inferiorità dell’avere. Un giovane nero delle nostre città vive ogni giorno in un clima di sospetto sociale che esiste indipendentemente da quello che lui o lei faccia. E questo clima di sospetto è tanto più virulento quando si respira in una società distratta dalle politiche ufficiali di lotta contro la discriminazione e dalla facciata di multiculturalismo e di benevolenza della tolleranza.
Il sequestro della democrazia. Cosa hanno in comune i disturbi in Inghilterra e la distruzione del welfare dei cittadini provocata dalle politiche di austerità ordinate dalle agenzia di rating e dai mercati finanziari? Entrambi sono segnali dei limiti estremi dell’ordine democratico. I giovani in rivolta sono criminali, ma non ci troviamo di fronte a una «criminalità pura e semplice», come ha affermato il premier David Cameron. Ci troviamo di fronte a una denuncia politica violenta di un modello sociale e politico che ha le risorse per salvare le banche e ma non per riscattare i suoi giovani da una vita di perenne attesa senza speranza, dall’incubo di un’istruzione ogni giorno più cara e più irrilevante visto l’aumento della disoccupazione, dal completo abbandono all’interno di comunità che le politiche pubbliche anti-sociali hanno trasformato in campi di addestramento per la rabbia, l’anonimato e la rivolta.
Fra il potere neo-liberista che si è installato e gli ammutinati urbani vi è una simmetria inquietante. L’indifferenza sociale, l’arroganza, l’ingiusta distribuzione dei sacrifici stanno seminando i germi del caos sociale, della violenza e della paura, e i seminatori diranno domani, sinceramente offesi, che quanto hanno seminato nulla ha a che vedere con il caos, la violenza e la paura piombati sulle strade delle nostre città. I seminatori del disordine sono al potere e di qui a poco potranno essere imitati da coloro che non hanno il potere per metterli in riga.
*Sociologo portoghese, è fra i fondatori
del Forum sociale mondiale

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