Le forze di sicurezza colombiane proseguiranno le operazioni militari contro la guerriglia anche durante i due mesi del cessate-il-fuoco unilaterale proclamato ieri dalle Farc, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia; il movimento guerrigliero, per favorire il processo di pace, ha infatti dichiarato una tregua fino al 20 gennaio. Ma il governo non vuole proprio rinunciare alla repressione, e anzi pensa di approfittare della tregua della controparte per infierire.
Ad informare sulla incredibile decisione del suo esecutivo è stato il ministro della Difesa di Bogotà, Juan Carlos Pinzón, in una breve dichiarazione diffusa poche ore dopo l’annuncio delle Farc pronunciato dall’Avana, dove ieri si sono aperti i colloqui di pace tra il gruppo armato e il governo di Juan Manuel Santos.
Per Pinzón, “è un dovere costituzionale e una postura che corrisponde alla forza pubblica continuare a perseguire questi individui che hanno violato ogni tipo di codice attentando contro la vita dei colombiani”. Il ministro ha anche dubitato del proposito espresso dalle Farc che hanno affermato di aver deciso la tregua per “creare un ambiente politico propizio all’avanzare dei colloqui”.
“La realtà della storia ci dimostra che questa organizzazione terrorista non rispetta mai nulla” ha ribattuto Pinzón, riferendosi anche a recenti attacchi dinamitardi attribuiti ai ribelli contro polizia e civili che hanno provocato decine di feriti.
In base a conteggi ufficiali, dall’annuncio dell’avvio del processo di pace, il 26 agosto scorso, le Farc hanno perpetrato 48 attentati costati la vita a 30 militari e 17 civili, ferendo altre 80 persone. Nello stesso periodo, sono stati uccisi in combattimenti almeno 50 guerriglieri e 60 sono stati catturati.
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