Siamo convinti che ogni nostro soggettivo tentativo di analisi, anche a partire dalla diversità delle singole impostazioni e specificità dei percorsi, parta dal dato oggettivo e metta comunemente l’accento sul fatto che la fase che stiamo attraversando, di crisi strutturale del modello capitalista, necessiti di una risposta ampia, unitaria, determinata e di massa che riesca a costruire un argine all’attacco devastante che milioni di proletari nel nostro paese stanno subendo sul terreno della sempre maggiore precarietà – diventata elemento strutturale della nostra vita lavorativa e non solo – dei diritti sui luoghi dei diversi lavori, dei livelli di salario diretto o indiretto e in generale di ogni condizione lavorativa e di vita.
Parallelamente va sottolineato il fatto che, proprio su questi presupposti, si è scelta per il 15 ottobre a Roma una data per dare respiro, visibilità e concretezza ai mille volti del conflitto provando a mettere in piazza una forza sociale e di classe in grado di costruire un percorso che vada oltre quella data, con la definizione assunta collettivamente di uno sciopero generale che coinvolga concretamente anche tutte le figure sociali protagoniste dei nuovi lavori.
Due date finalmente “nostre” senza alcuna rincorsa o utilizzo tattico di scioperi confederali.
Due date per incominciare a porre nazionalmente e collettivamente il conflitto su un piano di incompatibilità economica e politica, due date per far emergere un punto di vista di classe, schierato, determinato e cosciente del fatto che questa crisi abbia origine strutturale in un sistema economico che per sopravvivere ha la necessità di scaricarne i costi sulle classi subalterne.
Se questa è il ragionamento di partenza, vogliamo però esprimere la nostra convinzione che questa situazione necessiti di uno sforzo assoluto di confronto e di pratiche unitarie all’altezza delle responsabilità che la fase oggettivamente ci consegna.
Crediamo infatti che questi e i prossimi possibili siano appuntamenti da promuovere e costruire con un’attenzione particolare al metodo, in maniera diversa a quello che la tristezza della frammentazione politica ci hanno abituati tutti e tutte e vedere.
Vediamo invece ancora che la logica dell’autorappresentazione in mille maniere giustificata, porta ancora a diversi appuntamenti assembleari con lo stesso obbiettivo, rappresentando in questo modo non una ricchezza d’iniziativa ma un gioco all’esclusione mai esplicitata.
Non ci interessa fare alcuna recriminazione anche perché noi stessi ci siamo trovati coinvolti in questo sterile posizionarsi, ma una volta presone coscienza ce ne siamo tirati fuori decidendo di riproporre ancora una volta un terreno unitario ben più importante delle nostre singole strutture.
Vogliamo infatti andare oltre e auspicare la costruzione un’ambito collettivo (comitato promotore per il 15 ottobre ?) che rappresenti il terreno di confronto nel quale tutti i percorsi e i ragionamenti possano confluire e viaggiare paralleli in un’unica direzione nell’area metropolitana milanese.
Non ci interessano i falsi unitarismi, i giochi più o meno diplomatici dei vertici (di che ?), le logiche di bandiera, ma pensiamo sia necessario riproporre una nuova fase allargata di confronto che evidenzi, nel rispetto dei differenti percorsi delle diverse soggettività politiche sociali e sindacali, la necessità di scadenze comuni, pratiche comuni, obbiettivi comuni.
E questo è oggi possibile e ancor di più diventato indispensabile per una crisi che sta attraversando e gravando sull’esistenza di milioni di lavoratori con ogni forma contrattuale possibile e di giovani che un salario l’avranno sempre più con maggiore difficoltà.
Crediamo vada data da parte di ogni struttura una prova di maggiore maturità e consapevolezza del proprio possibile ruolo, per un salto di qualità che costruisca riferimenti politici comuni in questo caso a partire da ora, subito, con riferimento alle scadenze comuni che abbiamo davanti.
Con i piedi per terra, senza immaginarsi una progettualità complessiva da tutti e tutte condivisa, ma nel sogno consapevole che questo potrà e dovrà essere un autunno che scaldi per bene l’arroganza di chi ha dichiarato guerra ai lavoratori.
Diamo la nostra massima disponibilità per un incontro/confronto di tutte le realtà dell’autorganizzazione sociale e sindacale che si pongano l’obbiettivo della costruzione unitaria delle prossime grandi giornate di mobilitazione
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