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15 Ottobre. La Banca d’Italia nel mirino delle contestazioni

La mobilitazione europea del 15 Ottobre comincerà nel nostro paese con alcuni giorni di anticipo. Già mercoledì 12 ottobre infatti sono previste in diverse città iniziative di protesta verso la Banca d’Italia, succursale della Bce e custode delle scelte liberiste e monetariste imposte al nostro paese negli ultimi venti anni di lacrime esangue. Nello sciopero generale del 6 settembre a Napoli c’erano stati incidenti quando il corteo era arrivato la sotto la sede della Banca d’Italia. A Roma la rete che ha dato vita all’assemblea del 1 Ottobre, ha tenuto la conferenza stampa di presentazione della Campagna per il non pagamento del debito proprio a ridosso della sede centrale di via Nazionale. Nella capitale questa mattina c’è stato un primo flash mob realizzato dai militanti della FdS davanti a via Nazionale. Ma l’attesa principale è per mercoledì 12 ottobre quando alla Banca d’Italia ci sarà un convegno al quale partecipano sia Mario Draghi che Giorgio Napolitano, cioè i due maggiori esponenti del governo unico della banche. Sono ormai numerose le reti sociali che stanno dando appuntamento a via Nazionale mercoledi alle 16.00 per contestare il convegno e rimandare al mittente la lettera della Bce. A Milano sono stati invece gli studenti venerdi scorso a “sigillare” la sede locale di Bankitalia. Insomma quello che per troppi anni è stato una sorta di tempio della governabilità bipartizan (basti ricordare le reazioni sempre entusiastiche alla Relazione annuale il 31 maggio), oggi non viene più ritenuto una “zona franca” per le contestazioni. La restituzione al mittente della lettera della Bce (firmata dal governatore uscente Mario Draghi) ha ormai colpito l’immaginazione e le corde della protesta. Un gesto semplice ma enormemente significativo. Al Draghi che vuole lacrime e sangue dai lavoratori, dai pensionati e dai disoccupati italiani, si oppongono ormai migliaia di giovani “Draghi Ribelli”.

Per il nostro giornale è una piccola/grande soddisfazione. Il numero zero di Contropiano nel 1993 era stato tra i pochissimi a mettere sulla graticola la Banca d’Italia e le sue responsabilità nelle terapie d’urto dei governi Amato e Ciampi per portare l’Italia dentro il Trattato di Maastricht e poi nell’Unione Monetaria europea. I tabù sono duri da rompere ma i fatti hanno la testa dura.


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Qui di seguito il secondo comunicato dei “Draghiribelli” che sta circolando nei social network

come #occupiamobancaditalia

#occupiamobancaditalia sta prendendo rapidamente piede. Migliaia di persone hanno condiviso l’evento e linkato la notizia. In altre città stanno nascendo proteste simili.

I Draghi l’hanno fatta proprio grossa. Il 15 ottobre inizia il 12. Il contagio globale si diffonde.

Chi sono i draghi ribelli?

Draghiribelli è un nome collettivo dietro cui si organizza un insieme di precar*, student*, artist*, operator* della comunicazione, attivist* dei movimenti. Non un’entità virtuale, ma tante persone in carne ed ossa. Un nome collettivo, utilizzato oltre le sigle e le identità, per aprire uno spazio di protesta per tanti. Per non perimetrare e per allargare.

I draghiribelli si contrappongono ai feroci draghi occidentali. Si ispirano ai draghi orientali, simbolo dell’acqua e della fluidità.

Come occupiamo la Banca d’Italia?

I draghiribelli propongono alcuni principi con cui hanno immaginato #occupiamobancaditalia e invitano chi parteciperà alla manifestazione a condividerne lo spirito e le modalità.

#occupiamobancaditalia nasce dal contagio e dalla diffusione virale di linguaggi e strumenti comuni. #occupywallstreet o le acampadas spagnole sono sperimentazioni a cui guardare con entusiasmo. Non ci sono modelli da imitare, ma una pratica da inventare.

#occupiamobancaditalia è una mobilitazione prolungata, ma con forme modulabili. L’obiettivo temporale che ci poniamo per ora va dal 12 al 15 ottobre, quando ci mobiliteremo in tutto il mondo per la giustizia sociale e il cambiamento globale.

Il 12 ottobre alle 16 troviamoci direttamente a Via Nazionale, il più vicino possibile a Palazzo Koch. Vogliamo consegnare una lettera pubblica a Napolitano, per respingere le lettere private di Draghi e Trichet. Perché se il capo dello Stato si è dimenticato che la sovranità spetta al popolo, e se il governatore di Bankitalia diventa presidente della Bce, bè, siamo messi proprio male. Meglio suonare la sveglia.

Già dalla faccia incartapecorita di Draghi si intuisce che non ci vorrà fare entrare e partecipare al convegno. Allora ci metteremo davanti alla Banca d’Italia e mostreremo che la democrazia sta fuori da quel palazzo, e noi da fuori la riconquistiamo. Faremo interventi, analisi, proposte, ci saranno bande musicali e artisti. Se daremo fastidio ci cacceranno. Se ci cacciano, torneremo in molte più persone.

Il 12 cerchiamo di essere tanti. Facciamo un bagno di democrazia, siamo il 99%! Esploriamo strade inedite per coinvolgere tanti altri e diventare ogni giorno di più. Conquistiamo uno spazio di parola e difendiamolo, senza il feticcio di quattro mura. Saremo stanziali e mobili. Sappiamo che il potere e le responsabilità sono diffuse, circolano nei mercati finanziari, nelle banche, nelle istituzioni, nelle imprese, nelle agenzie.

C’è posto per tutti, basta poco. Vogliamo fare una cosa nuova, dove ci sia spazio per chi non ne può più della casta, degli speculatori e dei banchieri che decidono sulle nostre teste. Diamo un suggerimento: non portiamo bandiere e segni identitari. Facciamo più cartelli e meno striscioni. Così nessuno mette cappelli e timbri. Facciamo tante machettes, manifesti, adesivi, agili, creativi, con scritto cosa rifiutiamo, ma anche cosa vogliamo. Ci saranno i draghi, di ogni colore, forma e materiale.

#occupiamobancaditalia è un esperimento. Dall’intelligenza collettiva dipende la sua riuscita.

#occupiamobancaditalia è una creative common. Tutti la possono usare, nessuno se ne può appropriare. Share-alike!

Draghi Ribelli

segui @draghiribelli su Twitter

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1 Commento


  • Francesco Mazzuoli

    Lettera a tutti gli Italiani:
    riprendiamo in mano la nostra vita e il nostro Paese.

    La lettera di Draghi e Trichet al Governo italiano altro non è che un ricatto.
    Il ricatto è molto semplice: o accetti le condizioni che ti dettiamo noi (BCE), o noi (BCE) non ti compriamo i buoni del tesoro e ti facciamo fallire.
    Facciamo un passo indietro e le cose saranno ancora più chiare.
    Come è stato anche pubblicamente sottolineato (ad esempio, da Bersani), i fondamentali dell’Italia non sono assolutamente peggiori di un anno fa e non giustificano un attacco speculativo.
    Perchè lo si fa?
    Per due ragioni: la prima è l’eliminazione di Berlusconi (qualunque altro tentativo di scalzarlo è infatti fallito); la seconda è appropriarsi della ricchezza pubblica rimasta all’Italia e gradualmente anche di tutta quella privata (calcolata a spanne in otto trilioni di euro).
    Evidentemente Berlusconi era, ed è, di ostacolo a questo.
    Quindi, ad arte, è stata pilotata la sfiducia verso la capacità dell’Italia di rimborsare il debito (grazie alla complicità delle agenzie di rating controllate dalla stessa grande finanza internazionale).
    E così sono maturate le condizioni del ricatto.
    Ricatto, che, si badi bene, non sarebbe possibile se l’Italia non avesse alienato in toto la propria sovranità economica con il trattato di Maastricht, il più grande golpe bianco che la storia ricordi.
    L’Italia ha, infatti, ceduto anche la propria sovranità monetaria, cioè non può più finanziarsi emettendo moneta in proprio, come dovrebbe fare uno Stato Sovrano.
    Se il nostro Paese potesse battere liberamente moneta, non potrebbe fallire e nessun ricatto sarebbe esercitabile dalla finanza internazionale, i cui interessi sono rappresentati da istituzioni fuori dal controllo democratico come la BCE, sulla quale, secondo la lettera di Maastricht, nessun governo – e quindi nessuna Nazione e nessun popolo – può avere ingerenza.
    È chiaro adesso, come funzione il sistema?
    È chiaro il disegno della dittatura europea, attraverso la quale le grandi banche internazionali ci governano ricattandoci, al solo fine di impossessarsi assolutamente di tutto?
    È chiaro che o ci riprendiamo in mano il potere, o perderemo tutto e torneremo indietro di secoli?
    Che altro ci vuole a smuovere questo Popolo che mai, sottolineo mai, ha fatto una rivoluzione?
    Credete che i patrimoni dei genitori siano eterni, o che i vostri privilegi non verrano comunque toccati?
    Siete degli illusi.
    Oggi è il momento di fare fronte comune e costringere i nostri rappresentanti istituzionale a:
    Ripudiare il debito pubblico.
    Riapproprarsi della sovranità monetaria e battere nuovamente moneta attraverso una propria banca centrale pubblica (e non privata come la cosiddetta “Banca d’Italia”).
    Riformare integralmente il sistema bancario, nazionalizzandolo e imponendo una riserva frazionaria del 100% (ad oggi è solo del 2%, ecco perchè le banche falliscono: prestano denaro che non hanno). Il sistema bancario deve diventare un’agenzia di servizi che che eroghi credito, questo deve essere il suo scopo e non il profitto.
    Uscire dall’Unione Europea.
    Ripristinare politiche protezionistiche a tutela dei prodotti e dell’economia italiana.

    Con l’augurio che questa lettera faccia il giro d’Italia e serva ad unirci. Ora o mai più.
    Noi, e non le Banche, siamo i padroni del nostro destino.

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