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Solidarietà con la lotta dei prigionieri politici palestinesi, libertà per Ahmed Saa’dat

Il compagno Saa’dat da oltre tre anni è sottoposto ad isolamento carcerario, una condizione comune ad altri 20 detenuti politici palestinesi. Dopo due settimane di sciopero della fame, il Segretario Generale del FPLP, a causa dell’aggravamento delle condizioni di salute è stato condotto nel reparto ospedaliero della prigione di Ramle e di lui non si hanno più notizie.

Come Rete di Comunisti sosteniamo con forza le richieste dei prigionieri politici palestinesi e denunciamo la politica israeliana che sta mettendo in pericolo la vita dei prigionieri palestinesi e del compagno Saa’dat.

Lo sciopero della fame si sta scontrando con la netta chiusura del regime israeliano, che con arroganza rifiuta qualsiasi trattativa con i prigionieri palestinesi decisi a rivendicare i propri diritti attraverso uno sciopero che hanno giustamente definito di dignità. Dopo Khader Adnan e Hana Shalabi, oggi sono Bilal Diab and Thaer Halahleh che dopo oltre 64 giorni di digiuno politico sono in pericolo di vita.

Israele usa il carcere come forma di terrorismo nei confronti del popolo palestinese, utilizza per questo scopo una struttura giudiziaria del tutto arbitraria che ad esempio consente l’arresto e la traduzione in carcere senza processo e senza la presenza di un avvocato, a partire dai 12 anni di età.

Il ricorso costante alla repressione da parte della forza occupante israeliana ha fatto si che il 20% della popolazione palestinese della West Bank è stata incarcerata almeno una volta nella sua vita. Ad oggi sono oltre 4400 i detenuti politici palestinesi, di questi a partire dal 17 aprile sono 2300 i detenuti che hanno aderito allo sciopero della fame denunciando la condizione inumana e degradante a cui sono sottoposti dal regime israeliano dentro le carceri di Nafha, Ramon, Eshel, Asqelan, e Gilboa.

Questa lotta che si estende, cresce e si struttura è un segnale di reale e concreta unità all’interno del movimento di liberazione palestinese, che deve trovare il sostegno tra i rivoluzionari e gli antimperialisti. La lotta dei prigionieri palestinesi e del movimento di liberazione nazionale, è l’espressione di un più generale fronte di resistenza all’imperialismo ed al suo modello di sviluppo e di dominio.

L’alleanza tra USA, UE ed Israele è funzionale alle politiche neocoloniali che questa coalizione compie nell’area mediterranea. Il progetto imperialista del Grande Medio Oriente, ha tra i suoi obiettivi quello di mettere fine ai movimenti di resistenza popolare che gli si oppongono. E’ il passaggio obbligato per avere il controllo di questa area strategica. Con le costanti minacce all’Iran e le aggressioni militari scatenate nel recente passato ai paesi confinanti, Israele in una fase segnata da una profonda crisi economica e da una sempre più dura competizione globale, sposta pericolosamente in avanti la tendenza alla guerra.

Il diritto alla resistenza, questo è quello che il sionismo e l’imperialismo vogliono seppellire nelle prigioni, una ragione in più per sostenere la resistenza dei popoli in lotta e solidarizzare con i loro prigionieri politici.

Libertà per Ahmed Saa’dat, per Marwan Barghouti, libertà per i prigionieri politici palestinesi

Rete dei Comunisti

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