Tendenza alla guerra: palestina, ucraina ed altri scenari
venerdì 19 gennaio, ore 18, centro sociale della pace
I venti di guerra che soffiano sempre più forte nel mondo pongono ai comunisti vari interrogativi: stiamo andando verso un conflitto mondiale? A quali tipi di guerra stiamo assistendo? Come è possibile che sull’orlo di un conflitto nucleare invece che lavorare per il disarmo del mondo si stia andando verso un riarmo generalizzato?
Di fronte ad un modello di sviluppo in crisi che non riesce a garantire più al sistema capitalista una profittabilità adeguata, il conflitto armato è storicamente il mezzo principe per provare a ristabilire i margini di profitto a chi lucra sul sangue dei popoli.
Se la tendenza alla guerra rappresenta un tentativo di sbocco alla crisi strutturale del Modo di Produzione Capitalista, allo stesso momento si stanno creando le condizioni di base per un sistema multipolare a livello commerciale, monetario e politico, che pone una minaccia esistenziale alla dominazione militare e monetaria dell’imperialismo euro-atlantico.
Dopo gli interventi militari dei primi anni 2000 e la ritirata USA dall’Afghanistan, i maggiori scenari di conflitto degli ultimi anni (dallo stallo sul fronte ucraino alle difficoltà logistiche e diplomatiche che Israele sta affrontando nello sterminio perpetrato a Gaza, passando per i colpi di stato anti-occidentali nel Sahel e le provocazioni USA su Taiwan) pongono tutti la questione della fine dell’egemonia e dell’indiscussa superiorità morale e militare occidentale nel mondo.
Ci troviamo quindi nella condizione di contrapposizione internazionale tra macro-blocchi in cui nessuno ha più la capacità di imporsi completamente: un pericolosissimo stallo, che minaccia sempre di più di infrangersi con conseguenze imprevedibili.
In questo processo l’Italia si trova sempre più coinvolta nelle spinte belliciste del blocco euro-atlantico. La proroga di fatto dell’invio di armi all’Ucraina comunicata l’altro giorno dal ministro Crosetto, senza alcuna discussione parlamentare, è solo l’elemento più eclatante della con-partecipazione del nostro paese ai conflitti internazionali.
Ma è l’Unione Europea tutta che si sta ristrutturando per adeguarsi alle esigenze strategiche del blocco euro-atlantico.
L’Europa si mette quindi l’elmetto ed avvia progetti di riarmo e costruzione di un’economia di guerra a tutto campo: dallo sviluppo dell’industria militare all’approvvigionamento delle materie prime strategiche; da mercati di fonti energetiche che non passino da stati ostili, alla riorganizzazione delle filiere energetiche per garantirsi l’autonomia dalla Russia, fino alla progressiva subordinazione alle esigenze belliche delle attività produttive.
Tutta questa filiera della morte si regge anche sulla ricerca universitaria e le conoscenze, che vengono quindi strumentalmente legate a doppio nodo all’apparato industriale e bellico.
È evidente che si sta facendo strada una volontà ideologica volta a istituire un culto della guerra e degli eserciti al fine di accettare la militarizzazione della società, viste le esigenze belliche dell’alleanza euro-atlantica.
Diventa sempre più urgente dunque la costruzione di un’opposizione politica e sociale attiva alla tendenza alla guerra in cui stiamo venendo trascinati mani e piedi, in un pericoloso piano sempre più inclinato.
Questo incontro si prefigge di ragionare sulle caratteristiche strutturali della fase che stiamo attraversando, per sedimentare gli strumenti con cui costruire questa opposizione.
La tendenza alla guerra è stata oggetto del Meeting nazionale della Rete dei Comunisti del luglio 2022, i cui materiali sono stati raccolti sull’ultimo numero della rivista di Contropiano.
Il Meeting è stato un tassello di un percorso di ricerca e di approfondimento collettivo che è seguito all’ultima “Assemblea Nazionale della Rete di Comunisti” (Luglio 2021) dove è stato varato un progetto di “Tesi Politiche” che sono parte dei contenuti teorici e programmatici che i compagni e i lettori riscontreranno nelle relazioni contenute in questo numero di Contropiano e a cui è seguito il convegno “Il giardino e la giungla” sulla frammentazione della mondializzazione capitalista.
Questi ragionamenti saranno alla base della discussione con:
– Alberto Negri, giornalista, ex inviato di guerra con IlSole24Ore, ora analista con il manifesto
– Michele Lancione, Professore Ordinario di Geografia Politico-Economica presso Politecnico di Torino, e Visiting Professor of Urban Studies presso l’Urban Institute, Sheffield, UK
– Giacomo Marchetti, commissione internazionale Rete dei Comunisti
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