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Grecia-Germania: chi deve a chi? (parte prima)

La cancellazione del debito tedesco a Londra nel 1953

29 settembre 2012

Fin dal 2010, nei paesi più forti della zona euro la maggior parte dei dirigenti politici, con l’appoggio dei mezzi di comunicazione dominanti, vantano i meriti della loro supposta generosità nei confronti del popolo greco e degli altri paesi fiaccati della zona euro, che occupano attualmente le prime pagine dei giornali (Irlanda, Portogallo, Spagna…).

In questo contesto vengono definiti “piani di salvataggio” misure che sprofondano ancora di più l’economia dei paesi che le devono subire, e che prevedono arretramenti sociali mai visti in Europa nel corso degli ultimi 65 anni.

A questo si aggiunga la truffa del piano di riduzione del debito greco, adottato nel marzo 2012, che prevede una diminuzione dei crediti dovuti dalla Grecia alle banche private dell’ordine del 50% (1), anche se questi crediti avevano perso tra il 65 e il 75% del loro valore sul mercato finanziario secondario.

La riduzione dei crediti dovuti alle banche private è compensata dall’aumento dei crediti pubblici nelle mani della Troika, e sfocia su nuove misure di una brutalità e di un’ingiustizia fenomenali. Questo accordo di riduzione del debito mira a incatenare in modo definitivo il popolo greco a un’austerità permanente e costituisce un insulto e una minaccia per tutti i popoli d’Europa e del mondo. Secondo i centri studio del Fondo Monetario Internazionale, nel 2013, il debito pubblico greco corrisponderà al 164% del PIL, il che significa che la riduzione annunciata nel marzo 2012 non condurrà ad un effettivo e durevole alleggerimento del fardello del debito che pesa sul popolo greco.

È in questo contesto che Alexis Tsipras (attuale presidente del Synaspismos, il più grande dei partiti che formano la coalizione di sinistra Syriza), in visita al Parlamento europeo il 27 settembre 2012, ha sottolineato la necessità di un’iniziativa concreta di riduzione del debito greco, e per questo ha fatto riferimento alla cancellazione di una gran parte del debito tedesco nel quadro degli accordi di Londra del febbraio 1953.

Andiamo ad analizzare questi accordi.

L’accordo di Londra del 1953 sul debito tedesco

Il radicale alleggerimento del debito della Repubblica federale di Germania (RFA) e la sua rapida ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale sono stati resi possibili grazie alla volontà politica dei suoi creditori, vale a dire degli Stati Uniti e dei loro principali alleati occidentali (Gran Bretagna, Francia).

Nell’ottobre del 1950, questi tre alleati formulano un progetto secondo il quale il governo federale tedesco riconosce l’esistenza dei debiti contratti nei periodi precedenti e successivi alla guerra. Gli alleati vi accludono una dichiarazione in cui si sottolinea come “i tre paesi concordano che il piano preveda un saldo dei conti conforme alle pretese nei riguardi della Germania, il cui effetto finale non deve squilibrare la situazione finanziaria dell’economia tedesca attraverso ripercussioni indesiderabili, né intaccare eccessivamente le riserve potenziali di valuta della Germania. I tre paesi sono convinti che il governo federale tedesco condivide la loro posizione e che il ripristino della solvibilità tedesca viene accompagnato da un adeguato regolamento del debito tedesco che assicuri a tutti i partecipanti una giusta negoziazione, tenendo conto dei problemi economici della Germania.” (2)

Contabilizzati gli interessi, il debito reclamato alla Germania concernente il periodo antecedente alla guerra ammontava a 22,6 miliardi di marchi. Il debito del dopo guerra veniva stimato a 16,2 miliardi. Al momento dell’accordo concluso a Londra il 27 febbraio 1953 (3), questi importi venivano ridimensionati a 7,5 miliardi di marchi per quanto riguardava la prima frazione, e a 7 miliardi di marchi per la seconda (4).

In percentuale veniva posta in essere una riduzione complessiva del 62,6%.

Per di più, l’accordo stabiliva la possibilità di sospendere i pagamenti per rinegoziarne le condizioni, qualora fosse sopraggiunto un cambiamento sostanziale limitante la disponibilità di risorse da parte della Germania (5).

Per assicurarsi che l’economia della Germania occidentale godesse di un effettivo rilancio e che la Germania costituisse un elemento stabile e centrale nel blocco atlantico antistante al blocco dell’Est, gli Alleati creditori concedevano importanti facilitazioni alle autorità e alle imprese tedesche indebitate, concessioni che andavano ben al di là di una riduzione del debito.

Si partiva dal presupposto che la Germania doveva essere posta nelle condizioni di rimborsare tutto, pur mantenendo un livello di crescita elevato e un miglioramento delle condizioni di vita delle sue popolazioni. Quindi, rimborsare senza impoverirsi.

A tutto questo i creditori convenivano:

Primo: la Germania rimborsava la parte essenziale del debito che le veniva reclamato con la sua moneta nazionale, il marco. A copertura supplementare, poteva rimborsare anche con valute forti (dollari, franchi svizzeri, lire sterline…).

Secondo: allorquando, agli inizi degli anni ’50, il paese presentava ancora una bilancia commerciale negativa (il valore delle importazioni superava quello delle esportazioni), le potenze creditrici accettavano che la Germania riducesse le sue importazioni per poter produrre autonomamente quei beni che in precedenza faceva arrivare dall’estero. Consentendo alla Germania di sostituire le sue importazioni con beni di produzione propria, i creditori accettavano quindi di ridurre le loro esportazioni verso questo paese.

Ora, nel periodo 1950-51, il 41% delle importazioni tedesche arrivava dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dagli Stati Uniti. Se a questa percentuale si andava ad aggiungere la parte delle importazioni provenienti dagli altri paesi creditori che partecipavano alla conferenza (Belgio, Olanda, Svezia e Svizzera), la cifra totale ammontava addirittura al 66%.

Terzo: i creditori autorizzavano la Germania a vendere i suoi prodotti all’estero, perfino incentivandone le esportazioni al fine di incentivare una bilancia dei pagamenti positiva.

Tutti questi elementi venivano riportati nella dichiarazione precedentemente menzionata:

“La capacità della Germania di pagare i suoi debitori privati e pubblici non significa unicamente la capacità di effettuare con regolarità i pagamenti in marchi tedeschi senza conseguenze inflazionistiche, ma anche che l’economia del paese ha la possibilità di onorare i suoi debiti tenendo conto della bilancia dei pagamenti momento per momento.

Tuttavia, la valutazione della capacità di pagamento della Germania chiede di far fronte ad alcuni problemi:

1. la futura capacità produttiva della Germania con considerazione particolare verso la capacità produttiva di beni esportabili e la capacità di surrogare alle importazioni;

2. la possibilità di vendere le merci tedesche all’estero;

3. le probabili condizioni future dei commerci;

4. le misure fiscali ed economiche interne che si renderanno necessarie per assicurare dalle esportazioni un saldo positivo nella bilancia dei pagamenti (6).

Inoltre, in caso di controversie con i creditori, in generale, la competenza viene assegnata ai tribunali tedeschi. Si ribadisce esplicitamente che, in certi casi, “i tribunali tedeschi potranno rifiutare di dare esecuzione […] alla decisione di un tribunale straniero o di un’istanza arbitrale”. Ad esempio, nel caso in cui ‘l’esecuzione della decisione fosse contraria all’ordine pubblico’” (p.12 dell’Accordo di Londra).

Un altro elemento molto importante consisteva nel fatto che il servizio del debito [la spesa per gli interessi corrisposti ai detentori delle obbligazioni statali è detta “servizio del debito”] veniva determinato in funzione della capacità di pagamento dell’economia tedesca, tenendo conto dello stato di avanzamento della ricostruzione del paese e delle entrate dalle esportazioni.

In tal modo, il rapporto tra il servizio del debito e le entrate dalle esportazioni non doveva superare il 5%. Ciò significava che la Germania occidentale non doveva dedicare più di un ventesimo delle sue entrate dalle esportazioni al pagamento del debito.

In pratica, la Germania non destinerà mai più del 4,2% dei proventi dalle sue esportazioni al pagamento del debito (questo ammontare viene raggiunto nel 1959). In ogni caso, nella misura in cui la buona parte dei debiti tedeschi veniva rimborsata in marchi, la banca centrale tedesca poteva emettere moneta, in altri termini il debito veniva monetizzato.

Veniva decisa un’altra misura eccezionale: si doveva applicare una riduzione drastica dei tassi d’interesse, che potevano oscillare tra lo 0 e il 5%.

Alla Germania occidentale, le potenze dell’Occidente concedevano un favore di un valore economico enorme: l’articolo 5 dell’accordo concluso a Londra rinviava ben al di là il saldo dei pagamenti per le riparazioni e i debiti di guerra (sia quelli della Prima che della Seconda guerra mondiale) dovuti dalla Repubblica Federale di Germania ai paesi occupati, annessi o aggrediti (e anche ai loro cittadini).

Infine, bisogna mettere nel conto gli aiuti in dollari forniti dagli Stati Uniti alla Germania Ovest:

tra il 3 aprile 1948 e il 30 giugno 1952, nel quadro del Piano Marshall, 1,17 miliardi di dollari (circa 10 miliardi di dollari di oggi), ai quali andavano aggiunti almeno 200 milioni di dollari (circa 2 miliardi di dollari di oggi) tra il 1954 e il 1961, principalmente tramite l’agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID).

Grazie a queste condizioni eccezionali, la Germania occidentale ha potuto risollevarsi economicamente in tempi molto rapidi e, all’inizio degli anni ‘90, è stata in grado di riassorbire la Germania Orientale. Oggi è di gran lunga l’economia più forte in Europa.

Germania 1953/Grecia 2010-2012

Se azzardiamo un confronto tra il trattamento a cui è sottoposta attualmente la Grecia e quello riservato alla Germania dopo la Seconda guerra mondiale, le differenze e l’ingiustizia sono eclatanti. Eccone una lista non esaustiva in 11 punti:

1.- In proporzione, la riduzione del debito accordata alla Grecia nel marzo 2012 è infinitamente minore rispetto a quella accordata alla Germania.

2.- Le condizioni sociali ed economiche dettate dal piano imposto alla Grecia (e da quelli che l’hanno preceduto) non favoriscono per niente il rilancio dell’economia greca, mentre nel caso della Germania hanno contribuito decisamente a risollevarne l’economia.

3.- La Grecia si vede imporre delle privatizzazioni soprattutto in favore di investitori stranieri, mentre la Germania veniva incoraggiata a rinforzare il suo controllo sui settori economici strategici, con un settore pubblico in pieno sviluppo.

4.- I debiti bilaterali della Grecia (nei riguardi dei paesi che hanno partecipato al piano della Troika) non vengono ridotti (solo i debiti che hanno riguardato le banche private lo sono stati), mentre i debiti bilaterali della Germania (a partire da quelli contratti nei confronti dei paesi aggrediti, invasi o annessi dal Terzo Reich) venivano ridotti del 60% o più.

5.- La Grecia deve rimborsare in euro, anche se la sua bilancia dei pagamenti risulta deficitaria (quindi in carenza di euro) rispetto ai suoi partner europei (in particolare nei confronti della Germania e della Francia), mentre la Germania rimborsava la parte preponderante del suo debito in marchi tedeschi, allora fortemente svalutati.

6.- La Banca centrale greca non può prestare denaro al governo greco, mentre la Deutsche Bank concedeva prestiti alle autorità tedesche e faceva funzionare (certo, senza esagerare) le rotative per la stampa della carta-moneta necessaria.

7.- La Germania veniva autorizzata a non dedicare più del 5% delle sue entrate dalle esportazioni al pagamento del debito, mentre, nel caso attuale della Grecia, non è stato fissato alcun limite.

8.- I nuovi titoli del debito geco che sostituiscono le vecchie obbligazioni da rifondere alle banche non sono più di competenza dei tribunali greci, ma rientrano nelle giurisdizioni del Lussemburgo e della Gran Bretagna (e sappiamo quanto queste siano favorevoli ai creditori privati), mentre ai tribunali della Germania (questa antica potenza aggressiva e invadente) era stata riassegnata e conservata la competenza giuridica.

9.- In materia di rimborso del debito estero, i tribunali tedeschi potevano rifiutare di eseguire le sentenze dei tribunali stranieri o dei tribunali arbitrali, nel caso in cui la loro applicazione avesse costituito una minaccia per l’ordine pubblico.

In Grecia, la Troika rifiuta assolutamente che i tribunali possano raccomandare una sospensione del rimborso del debito per ragioni di ordine pubblico. Ora, le enormi proteste sociali e l’ascesa di forze neo-naziste sono la diretta conseguenza delle misure dettate dalla Troika ed imposte dal rimborso del debito.

Pur in presenza di eventuali proteste da parte di Bruxelles, del FMI e dei “mercati finanziari”, le autorità greche potrebbero sicuramente invocare lo stato di necessità e di ordine pubblico per sospendere il pagamento del debito e abrogare le misure antisociali imposte dalla Troika.

10.- Nel caso della Germania, l’accordo stabiliva la possibilità di sospendere i pagamenti per rinegoziarne le condizioni, qualora si verificasse un cambiamento sostanziale tale da limitare la disponibilità delle risorse. Nulla di simile viene previsto per la Grecia!

11.- Dall’accordo sul debito tedesco era esplicitamente previsto che la Germania potesse produrre per via domestica ciò che prima importava, al fine di raggiungere un avanzo nella bilancia dei pagamenti e di potenziare i suoi produttori locali.

Per contro, la filosofia degli accordi imposti alla Grecia e le regole dell’Unione Europea vietano alle autorità greche di aiutare, sovvenzionare e proteggere i loro produttori locali – che si tratti di produzioni del settore agricolo, industriali, o dei servizi – nei confronti con i loro concorrenti degli altri paesi dell’Unione Europea (i principali partner commerciali della Grecia).

Potremmo aggiungere che, dopo la Seconda guerra mondiale, la Germania ha ricevuto aiuti considerevoli, come abbiamo visto in precedenza, in particolare nel quadro del Piano Marshall.

Perciò, possiamo ben comprendere perché il leader di Syriza, Alexis Tsipras, quando si rivolge all’opinione pubblica europea, faccia riferimento all’accordo di Londra del 1953.

L’ingiustizia a cui viene sottoposto il popolo greco (così come gli altri popoli le cui autorità seguono le raccomandazioni impositive della Troika) deve risvegliare la coscienza almeno di una parte dell’opinione pubblica.

Ma non facciamoci cullare da facili illusioni, le ragioni che hanno indotto le potenze occidentali a trattare la Germania Ovest come hanno fatto dopo la Seconda guerra mondiale non sono ammissibili nel caso della Grecia.

Per riscontrare una soluzione efficace al dramma del debito e dell’austerità, ci sarà ancora bisogno di robuste mobilitazioni sociali in Grecia e nel resto dell’Unione Europea, accompagnate ad Atene dall’avvento al potere di un governo popolare. Servirà un atto unilaterale di disobbedienza proveniente dalle autorità di Atene (sostenute dal popolo), quali la sospensione del rimborso del debito e l’abrogazione delle misure antisociali, per forzare i creditori a concessioni di larga portata e per imporre infine l’annullamento del debito illegittimo. La realizzazione da parte della società civile della Grecia, su una dimensione popolare, di una revisione contabile del debito greco deve servire a preparare il terreno.

Note

(1) I crediti delle banche private sulla Grecia si aggirano grosso modo dai 100 ai 200 miliardi di euro. Il debito pubblico totale della Grecia supera i 360 miliardi di euro.

(2) “Deutsche Auslandsschulden – Debito estero tedesco”, 1951, p. 7 e seguenti, in Philipp Hersel, “El acuerdo de Londres de 1953 (III)”, http://www.lainsigna.org/2003/enero…

(3) Testo integrale in francese dell’Accordo di Londra del 27 febbraio 1953:

http://www.admin.ch/ch/f/rs/i9/0.94…

(4) All’epoca, 1 dollaro USA valeva 4,2 marchi tedeschi. Il debito della Germania occidentale dopo la riduzione (ovvero 14,5 miliardi di marchi) corrispondeva a 3,45 miliardi di dollari.

(5) I creditori rifiutano sempre di inserire questo tipo di clausola nei contratti che riguardano paesi in via di sviluppo o paesi come la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda e paesi dell’Europa centrale o orientale…

(6) (Auslandsschulden, 1951, p. 64 e seguenti) in Philip Hersel, “El acuerdo de Londres (IV)”, 8 de enero de 2003, http://www.lainsigna.org/2003/enero

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Grecia-Germania: chi deve a chi? (parte seconda)

Creditori protetti, popolo greco sacrificato

di Eric Toussaint

Per concessione di CADTM
Fonte
: http://cadtm.org/Grece-Allemagne-qui-doit-a-qui-2
Data dell’articolo originale: 08/10/2012
URL dell’articolo:
 http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=8451 

(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
 

Diventa un obbligo morale insorgere contro i discorsi menzogneri a proposito della pretesa solidarietà di cui darebbero prova i governanti dei paesi più forti nell’Eurozona nei confronti del popolo greco e di altri paesi fiaccati (Irlanda, Portogallo, Spagna…). I fatti contraddicono i loro buoni propositi messi in evidenza costantemente dai mezzi di informazione dominanti.

Diamo inizio ad una piccola verifica pratica. Connettetevi ad Internet e richiedete “La Grecia ha beneficiato” ad un motore di ricerca. Potrete constatare come i media ripetano il mantra secondo cui questo paese sarebbe stato oggetto di aiuti consistenti.

Ad esempio, Hans-Werner Sinn (1), uno degli economisti più influenti in Germania, consigliere del governo di Angela Merkel, non esita ad affermare. “La Grecia ha beneficiato di aiuti esterni pari a 460 miliardi di euro attraverso diverse disposizioni e tratte di credito. Quindi, l’aiuto fin qui fornito alla Grecia rappresenta l’equivalente pari al 214 % del suo PIL, vale a dire dieci volte di più di quello che ha beneficiato la Germania grazie al piano Marshall. Berlino ha fornito quasi un quarto degli aiuti procurati alla Grecia, circa 115 miliardi di euro, e questo ammontare rappresenta per lo meno dieci piani Marshall, o due volte e mezza un Accordo di Londra.” (2)

L’Unione tedesca per la conservazione della natura e della biodiversità ha assegnato per il 2009 il premio “Dinosauro dell’anno” a Hans-Werner Sinn

Tutti questi calcoli sono falsi. La Grecia non ha assolutamente ricevuto un ammontare di finanziamenti di tali dimensioni e quello che ha ricevuto non può essere considerato seriamente come aiuto.

In maniera scandalosa, Hans-Werner Sinn pone sullo stesso piano la Germania alla fine della Seconda guerra mondiale, che d’altronde i dirigenti nazisti avevano provocato, e la Grecia degli anni 2000. Inoltre, Sinn imbroglia sorvolando sui rimborsi reclamati giustamente dalla Grecia alla Germania a seguito dei danni subiti durante l’occupazione nazista (3), per non parlare del prestito forzoso che la Germania nazista aveva imposto alla Grecia.

Il debito della Germania nei confronti della Grecia ammonta a dir poco a 100 miliardi di euro. Come viene riportato sul sito A l’encontre” sulla base dei lavori di Karl Heinz Roth, storico del saccheggio dell’Europa perpetrato dalla Germania nazista occupante (4) : “La Germania ha pagato alla Grecia solo la sessantesima parte (vale a dire l’1,67%) di ciò che doveva come riparazioni per le devastazioni durante l’occupazione nazista fra il 1941 e il 1944.”

Una serie di validi argomenti possono e devono essere avanzati per dimostrare la disonestà intellettuale delle dichiarazioni di Hans-Werner Sinn, dei governanti tedeschi e dei mezzi di informazione al loro servizio.

Quello che seguirà non vale solamente per la Grecia, si potrebbero fare valutazioni per certi versi del tutto confrontabili circa la asserita assistenza apportata ai paesi dell’ex blocco orientale che ora fanno parte dell’Unione europea, al Portogallo, all’Irlanda, alla Spagna…

Ma come si vedrà nella terza parte di questa serie di articoli, le relazioni fra la Germania e la Grecia hanno una storia che merita di essere presa particolarmente in considerazione.

I piani di “aiuto” servono agli interessi delle banche private, non certamente a quelli del popolo greco.

I piani di “aiuto” messi in opera a partire dal maggio 2010 sono serviti prima di tutto per proteggere gli interessi delle banche private dei paesi più forti dell’Eurozona, che avevano aumentato in modo spropositato i loro prestiti tanto al settore privato che ai pubblici poteri greci nel corso degli anni 2000.

I prestiti accordati alla Grecia dalla Troika dopo il 2010 sono serviti a rimborsare le banche private occidentali e a permettere loro di disimpegnarsi, limitando al minimo le loro perdite.

Inoltre, sono serviti a ricapitalizzare le banche private della Grecia, di cui alcune sono solo filiali di banche straniere, francesi soprattutto.

I piani di “aiuto” sono serviti a proteggere gli interessi delle banche private dei paesi più forti dell’Eurozona

Il debito del settore privato greco si è in larga parte sviluppato nel corso degli anni 2000.

Le famiglie, a cui le banche e tutto il settore commerciale privato (grande distribuzione, settore automobilistico, settore immobiliare…) proponevano condizioni allettanti, hanno fatto ricorso ad un indebitamento massiccio, così come le imprese non finanziarie e le banche che potevano prendere a prestito a basso costo (tassi di interesse bassi ed inflazione più alta rispetto ai paesi maggiormente industrializzati dell’Unione europea, come la Germania, la Francia, i paesi del Benelux).

Questo indebitamento privato è stato il motore dell’economia della Grecia.

Il grafico sottostante mostra che l’adesione della Grecia all’Eurozona nel 2001 ha favorito l’ingresso di capitali finanziari, che corrispondono a prestiti o a “investimenti di portafoglio”,

(Non-IDE nel grafico, vale a dire entrate che non corrispondono ad investimenti di lunga durata) mentre ha subito una stagnazione l’investimento a lungo termine (IDE – Investimento diretto all’estero).

[ N.d.tr.: La denominazione “portafoglio” si deve all’estensione del significato originario della parola, che indica un contenitore di banconote e documenti personali. La creazione di un portafoglio si spiega con l’esigenza per l’investitore di operare una diversificazione dei propri investimenti, così da ridurre il più possibile il rischio di subire perdite a causa della perdita di un singolo titolo. L’investimento in un portafoglio di titoli, se opportunamente diversificati, risulta essere meno rischioso dell’allocazione di un capitale su un’unica tipologia di titoli (solo azioni o solo obbligazioni).]

Fonte: Fondo Monetario Internazionale (5) 

Data l’enorme liquidità messa a loro disposizione dalle banche centrali nel periodo 2007-2009, le banche dell’occidente europeo (soprattutto le banche tedesche e francesi, ma anche le banche del Belgio, dell’Olanda, quelle britanniche, lussemburghesi, irlandesi…) hanno concesso massicci prestiti alla Grecia (al settore privato e ai pubblici poteri).

Dopo il 2001, l’adesione della Grecia all’euro le ha valso la fiducia dei banchieri, che ritenevano che i grandi paesi europei sarebbero accorsi in loro aiuto in caso di problemi. Non si sono assolutamente preoccupati delle possibilità della Grecia di rimborsare a medio termine i capitali che le erano stati prestati, e avevano considerato che potevano assumersi dei rischi anche abbastanza elevati nei confronti della Grecia.

Fino a questo momento, la storia ha dato loro ragione: la Commissione europea e, in particolare, i governi francese e tedesco hanno fornito sostegno ai banchieri privati dell’Europa occidentale senza alcuna remora.

Il grafico sottostante mostra come le banche dei paesi dell’occidente europeo hanno aumentato i loro prestiti alla Grecia una prima volta fra il dicembre 2005 e il marzo 2007 (durante questo periodo, il volume dei prestiti è aumentato del 50%, passando da un po’ meno di 80 miliardi a 120 miliardi di dollari). Nel momento in cui la crisi dei titoli tossici “subprimes” si è abbattuta sugli Stati Uniti, tra il giugno 2007 e l’estate 2008 i prestiti nuovamente sono aumentati (passando da 120 a 160 miliardi di dollari), per mantenersi in seguito su livelli decisamente elevati (sull’intorno dei 120 miliardi di dollari).

Questo significa che le banche private dell’Europa occidentale hanno utilizzato il denaro, che avevano ricevuto in prestito in modo massiccio e a bassi tassi di interesse dalla Banca centrale europea e dalla Federal Reserve degli Stati Uniti, per aumentare i loro prestiti a paesi come la Grecia (6). Si intende, i tassi del denaro prestato erano ben più elevati, e quindi queste banche hanno potuto realizzare lucrosi profitti. Ne deriva che gli istituti bancari privati portano una pesantissima parte di responsabilità nell’eccessivo indebitamento della Grecia.

Andamento del volume dei prestiti delle banche dell’europa occidentale nei riguardi della Grecia (in miliardi di dollari)

Fonte : statistiche bancarie consolidate BRI – BIS, “ultimate risk basis” (7)

Come mostra il grafico a settori che segue, nel 2008 (e questo vale fino al 2010 incluso), la schiacciante maggioranza del debito greco era detenuto dalle banche europee, a partire da istituti bancari francesi, tedeschi, italiani, belgi, olandesi, lussemburghesi e britannici.


Detentori stranieri (quasi esclusivamente banche e altre società finanziarie) dei titoli del debito greco (fine 2008) (8) 

I prestiti accordati dai governi dell’Eurozona (direttamente o tramite i Fondi europei di stabilità finanziaria messi in campo a partire dal 2010) mirano in realtà a garantire soprattutto che la Grecia continui a rimborsare le banche dei paesi dell’Europa occidentale ( le banche francesi e tedesche sono le più esposte in Grecia).

In buona sostanza, il denaro prestato alla Grecia ritorna nelle casse delle banche della Germania, della Francia e di altri paesi a titolo di rimborso delle obbligazioni greche che queste banche hanno acquistato in massa fino alla fine del 2009. (9)

Quindi, questo denaro rientra nelle tesorerie dei paesi prestatori, in quelle della Banca Centrale Europea, del Fondo Internazionale Monetario e del Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (vedi più avanti).

I prestiti accordati alla Grecia riportano denaro…fuori dalla Grecia!

I prestiti accordati alla Grecia sotto l’egida e il bastone della Troika sono remunerativi. I differenti paesi che partecipano a questi prestiti guadagnano del denaro.

Quando è stato adottato il primo piano di prestiti di 110 miliardi di euro, Christine Lagarde, allora ministro delle Finanze della Francia (10), faceva osservare pubblicamente che la Francia prestava alla Grecia ad un tasso del 5%, quando lei chiedeva a prestito a tassi nettamente inferiori.

La situazione è talmente scandalosa (un tasso elevato veniva anche applicato nei confronti dell’Irlanda a partire dal novembre 2010 e del Portogallo a partire dal maggio 2011), che i governi prestatori e la Commissione europea hanno deciso nel luglio 2011 che era il caso di ridurre il tasso da esigere dalla Grecia (11).

Quale magnanima concessione! Benché questa decisione sia stata messa in pratica, la differenza tra il tasso dei prestiti a cui questi paesi ricorrono per finanziarsi e il tasso che costoro esigono dalla Grecia rimane comunque importante.

A causa delle proteste del governo greco e di fronte al malcontento popolare che si esprime in Grecia attraverso forti mobilitazioni sociali, i paesi prestatori hanno finito per decidere di ristornare alla Grecia una parte degli interessi che ricavano dai crediti accordati ad Atene (12).

Ma attenzione, gli interessi ristornati alla Grecia serviranno a rimborsare il debito!

La crisi dell’Eurozona fa abbassare il costo del debito per la Germania e per gli altri paesi forti

Ma la storia non si ferma qui. I paesi che dominano l’Eurozona traggono profitto dallo stato di sofferenza di quelli della periferia (Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, i paesi dell’ex blocco dell’Est ora membri dell’Unione europea).

L’aggravarsi della crisi dell’Eurozona, dovuta alla politica condotta dai suoi dirigenti e non a causa di fenomeni esterni, determina uno spostamento di capitali dalla Periferia verso il Centro.

La Germania, la Francia, i Paesi Bassi, la Finlandia, il Lussemburgo, l’Austria e il Belgio ne beneficiano grazie ad una riduzione molto forte del costo del finanziamento dei loro debiti.

L’1 gennaio 2010, prima dello scoppio della crisi greca e dell’Eurozona, la Germania garantiva un tasso di interesse del 3,4% per l’emissione di obbligazioni a 10 anni, mentre il 23 maggio 2012 il tasso a 10 anni passava all’1,4%. Questo corrisponde ad una diminuzione del 60% del costo del finanziamento (13).

Secondo il quotidiano economico francese Les Echos, “un calcolo approssimativo dimostra che i risparmi generati grazie all’abbassamento dei tassi di interesse del costo del finanziamento dopo 3 anni ammontano a 63 miliardi di euro” (14). Somma da proporzionare ai 15 miliardi (sui 110 ripartiti fra i diversi creditori) effettivamente prestati ad interesse dalla Germania alla Grecia fra il maggio 2010 e il dicembre 2011, nel quadro del suo contributo al primo piano di “aiuti” della Troika.

Il totale degli impegni di prestito tedeschi verso la Grecia, se si addizionano le decisioni europee prese fra il 2010 e il 2012, ammonta a 67 miliardi di euro. Ma attenzione, la maggior parte di questa somma non è stata ancora sborsata, mentre i risparmi realizzati secondo il calcolo di Les Echos ammontano già a 63 miliardi di euro.

Abbiamo considerato i tassi a 10 anni e a 6 anni pagati dalla Germania per prendere a prestito. Se prendiamo in esame il tasso a 2 anni, la Germania ha emesso, per esempio, obbligazioni a scadenza 23 maggio 2012 al tasso di interesse nullo. (15)

All’inizio del 2012, la Germania ha preso a prestito a 6 mesi la somma pari a 3,9 miliardi di euro ad un tasso di interesse negativo. A questo proposito, Le Soir scriveva il 23 maggio 2012: “Gli investitori ricevono al termine di questi sei mesi un interesse davvero minimo (0,0112%) rispetto a quello che hanno prestato.” (16)

Se esistesse solo un briciolo di verità in tutte le ondate di menzogne a proposito della Grecia (del Portogallo, della Spagna…), si dovrebbe leggere che la Grecia consente alla Germania e agli altri paesi forti dell’Eurozona di risparmiare somme considerevoli.

L’elenco dei vantaggi acquisiti dalla Germania e dagli altri paesi del Centro Europa deve essere completato dagli elementi che seguono appresso.

Programma di privatizzazioni di cui beneficiano le imprese private dei paesi del Centro Europa

Le politiche di austerità imposte alla Grecia prevedono un vasto programma di privatizzazioni (17),

di cui i grandi gruppi economici, specialmente tedeschi e francesi, potranno trarre profitto, visto che i beni pubblici sono venduti a prezzi da svendita.

Al contrario, in una lunga intervista concessa il 7 aprile 2012 al quotidiano svizzero francofono Le Temps da Costas Mitropoulos, uno dei personaggi incaricati del programma di privatizzazioni in Grecia, così viene citato e commentato questo programma:

“Ad Atene, gli uffici del Fondo ellenico di sviluppo del patrimonio della Repubblica (“Hellenic Republic Asset Development Fund “) sono adiacenti ad un museo consacrato alla storia della capitale greca. Un simbolo, visto che il processo di privatizzazione condotto da una ventina di tecnici, sotto la direzione dell’ex banchiere Costas Mitropoulos, deve cambiare in conclusione la fisionomia della Grecia.

È a questo Fondo, costituito su richiesta dell’Unione europea (UE), che lo Stato greco trasferisce progressivamente le sue proprietà, le concessioni e le partecipazioni che devono trovare acquirenti. Con l’obiettivo, secondo i progetti iniziali della UE, di mettere nel salvadanaio almeno 50 miliardi di euro di introiti, a partire da adesso fino al 2017.”

Costas Mitropoulos, banchiere, che ha espletato le sue attività a Ginevra, sottolinea che “da parte dello Stato greco, il trasferimento delle proprietà sul nostro Fondo ha visto un’accelerazione.”

Ed egli continua. “Il nostro principale messaggio che vogliamo diffondere è che noi non siamo lo Stato greco! Noi rappresentiamo un Fondo indipendente incaricato delle privatizzazioni, a questo momento già proprietario del 3% del territorio della Grecia. Abbiamo ricevuto un mandato di tre anni, e siamo protetti da qualsiasi interferenza politica.”

Costas Mitropoulos
 

Il giornalista de Le Temps insiste: “Lo siete veramente? Le privatizzazioni, in tutto il mondo, sono sempre molto politiche e lo Stato greco, che conserverà la sua presenza nel capitale di numerose società, ha una reputazione non certo brillante…”

La risposta è senza equivoci: “Come banchiere di affari, ho presieduto alle sorti di una delle più importanti fusioni-acquisizioni in Grecia: il riscatto da parte del gruppo internazionale Watson del gruppo farmaceutico ellenico Specifa per quasi 400 milioni di euro. Io conosco le regole: un investitore, per essere attualmente interessato ad una privatizzazione greca, deve poter contare di triplicare o quadruplicare l’impiego di capitale. Un euro investito deve produrne tre o quattro.” (18)

I sacrifici imposti ai lavoratori permettono di contenere una spinta rivendicativa nei paesi del Centro Europa

Gli arretramenti sociali inflitti ai lavoratori greci (ma anche portoghesi, irlandesi, spagnoli, italiani…) mettono sulla difensiva i lavoratori della Germania, dell’Olanda, dell’Austria, della Francia, del Belgio…I loro dirigenti sindacali temono di dovere dare corso a conflitti. Questi sindacalisti si interrogano su come rivendicare aumenti salariali se in un paese come la Grecia, membro dell’Eurozona, il salario minimo legale è stato ridotto del 20% o più.

D’altro canto, si constata con costernazione che alcuni dirigenti sindacali dei paesi nordici (specialmente della Finlandia) considerano che esiste del buono nel Patto di bilancio europeo, chiamato anche Patto per la stabilità, il coordinamento e la governabilità (TSCG), e nelle politiche di austerità, in quanto deputate a rafforzare la sana gestione del bilancio degli Stati.

[N.d.tr.: Il TSCG, oltre ad instaurare definitivamente una politica di austerità, mina l’indipendenza degli Stati, che non potranno più decidere in modo sovrano del proprio bilancio nazionale. E in Italia questo fiscal compact è stato inserito perfino in Costituzione, …per essere sicuri della sua applicazione nel presente e per il futuro, condizionando in perpetuo l’azione economica dei prossimi governi]

Austerità, di Manos Symeonakis

Ancora sull’Accordo di Londra del 1953 relativo al debito tedesco e il piano Marshall

Come indicato nell’articolo “Grecia-Germania : chi deve a chi? (parte prima) La cancellazione del debito tedesco a Londra nel 1953”, i termini dell’Accordo firmato a Londra contrastano radicalmente con i metodi con i quali attualmente viene trattata la Grecia.

Venivano assemblate molteplici condizioni per consentire alla Germania Occidentale di svilupparsi rapidamente, permettendo la ricostruzione del suo apparato industriale.

Non solamente il debito contratto dalla Germania nel periodo compreso fra le due guerre mondiali veniva ridotto del 60%, ma sia il regolamento dei debiti di guerra sia il pagamento delle riparazioni alle vittime civili e agli Stati venivano rimandati a data da destinarsi: di fatto, alla riunificazione tedesca intervenuta nel 1990 e al Trattato di pace sottoscritto a Mosca nel medesimo anno fra le autorità delle due Germanie in corso di unificazione, gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica, la Gran Bretagna e la Francia.

Dunque, il fardello delle riparazioni sull’economia tedesca è stato differito per un bel tratto di tempo. E nel caso delle riparazioni dovute alla Grecia, queste hanno impegnato ben poco la Germania, visto che le autorità tedesche si rifiutano di dare seguito alle richieste della Grecia.

A differenza di quello che era successo alla conclusione della Prima guerra mondiale, dopo la Seconda guerra mondiale le potenze occidentali hanno voluto evitare di far pesare sulla Germania il gravame di rimborsi insostenibili, in quanto hanno considerato che comunque erano state loro a favorire l’accesso al potere del regime nazista.

Inoltre, le potenze occidentali volevano una Germania Occidentale economicamente forte (ma disarmata ed occupata militarmente) da contrapporre all’Unione Sovietica e ai suoi alleati.

Niente del genere ha concorso in favore della Grecia e degli altri paesi della periferia all’interno dell’Unione europea.

Per conseguire questo obiettivo, non solamente il fardello del debito è stato fortemente alleggerito e aiuti economici sotto forma di doni sono stati concessi alla Germania, ma soprattutto è stato concesso a questa nazione di mettere in atto una politica economica decisamente orientata al suo ridispiegamento nel campo geo-strategico.

I grandi gruppi industriali privati hanno potuto consolidarsi, perfino quelli che avevano giocato un ruolo essenziale nell’avventura militare della Prima guerra mondiale, nel sostegno ai Nazisti, nel genocidio dei popoli ebraico, tzigano…, nella spoliazione dei paesi occupati o annessi, nella produzione militare e nello sforzo logistico gigantesco della Seconda guerra mondiale.

La Germania ha potuto sviluppare impressionanti infrastrutture pubbliche, ha potuto sostenere le sue industrie in modo da soddisfare la domanda interna e di conquistare i mercati esteri.

Per di più, la Germania è stata autorizzata a rimborsare una gran parte del suo debito nella sua moneta nazionale. Per dare concretezza a tutto questo, è sufficiente riflettere sulla situazione seguita all’Accordo di Londra del 1953. Ad esempio, la Germania rimborsava al Belgio e alla Francia una parte dei suoi debiti contratti fra i due conflitti in “deutsche marks” (marchi tedeschi). Questi “deutsche marks” che non avevano alcun valore negli scambi con il resto del mondo, i Belgi e i Francesi hanno tentato di disfarsene rapidamente acquistando merci e strumentazione di produzione germanica, contribuendo così a rifare della Germania una grande potenza esportatrice.

Per loro parte, la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna, l’Estonia, la Slovenia e gli altri paesi periferici dell’Eurozona devono rimborsare i loro debiti pubblici in euro, quando si verifica il loro deficit commerciale nei confronti dei paesi più forti dell’Eurozona.

Nello stesso tempo, le potenze che dominano l’Eurozona li obbligano, attraverso la Commissione europea e i Trattati adottati, a portare avanti politiche che impediscono loro di soddisfare sia la domanda del loro mercato interno che quella delle esportazioni. Quand’anche questi paesi si impegnino ad esportare, sono indotti a ridurre sempre più i salari, fattore che comprime la domanda interna ed accentua la recessione.

Il programma di privatizzazioni dà l’ultimo tocco, quello di portare al degrado il loro apparato industriale, le loro infrastrutture e il loro patrimonio in generale.

Per uscire da questo vicolo cieco, bisogna mettere in opera un insieme di misure economiche e sociali che rompano radicalmente con le politiche condotte fino ad oggi, tanto nel quadro nazionale che a livello europeo. Perciò è necessario realizzare urgentemente un programma che possa contrapporsi alla crisi. (19)

Prossimamente : Grecia-Germania: chi deve a chi?” (parte terza) – tratterà del rifiuto da parte dei dirigenti tedeschi a versare le riparazioni dovute al popolo greco in seguito all’occupazione nazista.

 

Note

(1) Un’utile biografia è pubblicata in inglese su Wikipedia : http://en.wikipedia.org/wiki/Hans-W…

(2) Le Monde, 1 agosto 2012, p.17 http://www.lemonde.fr/idees/article…

(3) Vedere http://alencontre.org/europe/la-gre… quindi  http://www.agoravox.fr/tribune-libr… e http://cadtm.org/Declaration-de-Man…

(4) Vedere nota biografica in tedesco: http://de.wikipedia.org/wiki/Karl_H…

(5) Grafico ripreso da C. Lapavitsas, A. Kaltenbrunner, G. Lambrinidis, D. Lindo, J. Meadway, J. Michell, J.P. Painceira, E. Pires, J. Powell, A. Stenfors, N. Teles : “The eurozone between austerity and default “, settembre 2010. http://www.researchonmoneyandfinanc…. Vedere anche il sommario in francese di questo studio (redatto da Stéphanie Jacquemont su CADTM).

(6) Il medesimo fenomeno si è prodotto contemporaneamente nei confronti del Portogallo, Spagna, e paesi dell’Europa centrale ed orientale.

(7) Grafico ripreso da C. Lapavitsas, op. cit.

(8) I principali detentori (vale a dire le banche dei paesi citati) dei titoli del debito greco sono, secondo il grafico a settori presentato: la Francia, la Germania, l’Italia, il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo, la Gran Bretagna, gli altri detentori sono raggruppati nella categoria “resto del mondo”. Questa tabella viene ripresa da C. Lapavitsas, op. cit., p. 11. Secondo la BRI, nel dicembre 2009, le banche francesi detenevano il debito pubblico greco per un ammontare pari a 31 miliardi di dollari, le banche tedesche per 23 miliardi di dollari.

(9) A partire dal 2010, le banche occidentali hanno bloccato o ridotto radicalmente gli acquisti di titoli greci e hanno iniziato a disfarsi dei titoli che avevano in precedenza acquistato. Queste banche li hanno rivenduti alla Banca centrale europea che li ha acquistati sul mercato secondario.

(10) Christine Lagarde è divenuta direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale nel luglio 2011.

(11) Vedere Consiglio dell’Unione Europea, Dichiarazione dei Capi di Stato o di Governo dell’Eurozona e delle istituzioni dell’Unione europea, Bruxelles, 21 luglio 2011, punto 3 http://europa.eu/rapid/pressRelease….

(12) Vedere Commissione europea, Direttorato Generale per gli Affari economici e finanziari, “The Second Economic Adjustment Programme for Greece”, marzo 2012, tabella 18, p. 45, “Interest rates and interest payments charged to Greece” da parte degli Stati membri dell’Eurozona http://ec.europa.eu/economy_finance…

(13) Financial Times, “Investors rush for the safety of German Bunds”, 24 maggio 2012, p. 29

(14) Les Echos, Isabelle Couet, “L’aide à la Grèce ne coûte rien à l’Allemagne”, 21 giugno 2012. La giornalista precisa: “I tassi a 6 anni- quelli che corrispondono alla maturazione media del debito tedesco – sono effettivamente passati dal 2,6% del 2009 allo 0,95% del 2012.”

(15) Le Soir, Dominique Berns e Pierre Henri Thomas, “L’Allemagne se finance à 0%”, 23 maggio 2012, p. 21

(16) Idem.

(17) Vedere il film documentario Catastroïka

(18) Consultare il dossier già citato http://alencontre.org/europe/la-gre… 

Con particolare riguardo al processo di privatizzazioni vedere: Commissione europea, Direttorato Generale per gli Affari economici e finanziari, “The Second Economic Adjustment Programme for Greece”, marzo 2012, da p. 31 a p. 33, http://ec.europa.eu/economy_finance…

(19) Vedere Damien Millet – Eric Toussaint, « Europe : Quel programme d’urgence face à la crise ? »

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Eric Toussaint: “Oggi, il popolo greco si trova nell’epicentro della crisi del capitalismo”

di Eric Toussaint

21 ottobre 2012

Discorso di Eric Toussaint al festival della gioventù di Syriza ad Atene, il 6 ottobre 2012

Eric Touissaint, autore di quattro importanti libri di approfondimento sui Paesi del Terzo Mondo, è studioso di storia e politica, Presidente del Comitato per l’Abolizione del Debito del Terzo Mondo, membro dell’International Council of the World Social Forum e membro del Scientific Advisory Board di ATTAC France.

http://cadtm.org/Eric-Toussaint-Le-peuple-grec-se

Più di 3000 persone erano presenti per ascoltare 4 conferenze tenute nell’ordine da: Marisa Matias, eurodeputata del Blocco della Sinistra (Portogallo) ; Lisaro Fernandez, dirigente sindacale dei minatori delle Asturie (Spagna); Alexis Tsipras, presidente di Syriza (Grecia); Eric Toussaint, presidente del CADTM, Comitato per l’Abolizione del Debito del Terzo Mondo (Belgio, www.cadtm.org ).

L’intervento di Eric Toussaint :

“Noi stiamo vivendo ed attraversando una delle peggiori crisi del sistema capitalistico mondiale. Ma il capitalismo non si accinge a morire di una morte naturale nel suo letto. Le crisi fanno parte del metabolismo del capitalismo. Solo l’azione consapevole dei popoli può distruggere e superare il capitalismo per aprire la via al socialismo democratico.

Oggi, il popolo greco si trova nell’epicentro della crisi del capitalismo. Il modo in cui il popolo greco, con le sue mobilitazioni, potrà affrontare e fornire una risposta a questa crisi del capitalismo è determinante per offrire una soluzione a livello internazionale. Voi vi trovate nell’epicentro della crisi, e della soluzione di questa crisi.

Sei o sette anni fa, l’epicentro dell’alternativa al capitalismo si trovava nell’America del Sud: in Venezuela, nell’Ecuador, in Bolivia, quando Hugo Chavez affermava nel 2004 di non credere più alla “terza via”, e quando pensava che esistesse la necessità a livello mondiale di un socialismo del 21° secolo.

Attualmente, l’epicentro delle alternative – che non sempre hanno visto la luce, come indica bene il titolo di questa conferenza – si è spostato verso l’Europa.

Quello che i popoli del Venezuela, dell’Ecuador e della Bolivia hanno dimostrato al mondo è che è perfettamente possibile applicare politiche di resistenza di contrasto all’offensiva capitalista, che è perfettamente possibile applicare politiche di ridistribuzione della ricchezza, di socializzazione delle grandi imprese strategiche, che è assolutamente possibile e necessario recuperare il controllo sui beni comuni come sono le risorse naturali.

Questi popoli lo hanno fatto, sono sempre al governo e sperano che domani, 7 ottobre, in occasione delle elezioni presidenziali, Hugo Chavez verrà nuovamente rieletto come presidente del Venezuela (evento che si è puntualmente verificato!).

Attualmente, in Europa stiamo vivendo un momento storico. Mai, nel corso degli ultimi 70 anni, nei paesi europei, abbiamo dovuto affrontare un’offensiva tanto brutale.

Dappertutto in Europa si utilizza il pretesto del debito, non solamente in Grecia, ma in tutti i paesi europei, per applicare politiche di austerità di bilancio.

In Grecia, stiamo assistendo con tutta evidenza ai risultati di questa austerità nella sua versione più brutale, ma la Grecia rappresenta solamente l’inizio di un’offensiva destinata a colpire i popoli del Portogallo, d’Irlanda, di Spagna e degli altri paesi europei.

Per tutto questo, dobbiamo combattere questa offensiva e unificare i nostri sforzi per sospendere il pagamento del debito illegittimo e ripudiarlo. In ambito continentale, per noi questo è l’obiettivo fondamentale!

In questi ultimi tre anni, il popolo greco ha donato una grande lezione all’Europa. Immediatamente resiste, si è organizzato e ha preso parte per lo meno a 14 scioperi generali.

Ma, assolutamente fondamentale, e malgrado la sconfitta elettorale, resta il fatto che il popolo greco ha votato, malgrado tutto, in modo massiccio per l’iniziativa radicale proposta da Syriza.

Questa è una lezione fondamentale per il resto dell’Europa, dove spesso le sinistre si dimostrano troppo timide. L’esempio greco dimostra la forza di una sinistra unita, di una sinistra che riunisce, che crea una coalizione fra 12 organizzazioni politiche e tenta di unificarle in Syriza.

L’esempio greco dimostra che quando un partito o una coalizione ribadisce il suo “no!”, sta affermando: “Se noi arriveremo al governo, andremo a disobbedire alla Troika”, e questo atteggiamento coraggioso e combattivo può riscuotere il sostegno del popolo. È una lezione per tutte e per tutti.

La riduzione del debito greco nel marzo 2012 è una truffa e una trappola.

È molto importante dimostrare all’opinione pubblica internazionale che il debito reclamato dalla Troika, attualmente stimato sui 150 miliardi di euro, questo è il debito della Grecia nei confronti della Troika, è un debito illegittimo, che deve essere annullato dall’azione del popolo, grazie alla disobbedienza di un governo popolare.

Loro, tentano di convincervi che sospendere i rimborsi provocherà il caos nel paese. Ma negli ultimi dieci anni, sono tre gli esempi che contraddicono totalmente l’affermazione secondo cui non esiste scampo possibile al di fuori del rimborso del debito.

L’Argentina ha sospeso il pagamento del suo debito nel dicembre 2001 per una somma pari a 90 miliardi di dollari, e l’Argentina conosce una crescita economica che va dal 4 al 7%, anno dopo anno a partire dal 2003.

L’Ecuador ha sospeso il pagamento del suo debito commerciale dal novembre 2008 fino al giugno 2009 e ha potuto imporre ai suoi creditori una riduzione del debito del 65%. Ed ora l’Ecuador va economicamente molto bene.

L’Islanda, questo modello neoliberista, ha conosciuto gravi difficoltà nel settembre 2008 con la bancarotta di tutto il suo sistema bancario. Allora, l’Islanda si rifiutata di rimborsare il debito delle sue banche alla Gran Bretagna e all’Olanda. L’Islanda va molto bene, con una crescita economica del 3% ogni anno.

È chiaro che la Grecia non è l’Islanda, nemmeno l’Argentina o l’Ecuador. Esistono effettive differenze, ma la lezione resta sempre la stessa: qui o da altre parti, se dei governi che hanno ricevuto un sostegno popolare decidono di sospendere il pagamento di un debito illegittimo, possono ottenere un miglioramento delle condizioni di vita del loro popolo. Questo è l’esempio da seguire!

È chiaro che una cancellazione del debito è necessaria, ma non sufficiente. Annullare il debito della Grecia senza mutarne il resto dell’economia e del modello sociale ed economico ingiusto non permetterà proprio alla Grecia di costruire un’alternativa in favore del popolo.

La cancellazione, la sospensione del pagamento del debito è necessaria, ma la socializzazione del sistema bancario, un diverso sistema fiscale tale che i ricchi paghino più tasse e che preveda la riduzione delle imposte sui servizi e i beni di prima necessità, fanno parte di un modello alternativo assolutamente necessario.

Care amiche, cari amici, la storia non è pre-scritta. Davanti a noi restano aperti molteplici scenari.

È possibile continuare nella situazione caotica attuale, con un autoritarismo sempre crescente esercitato dai governi che stanno al servizio delle banche. Questo può durare per anni e anni.

È possibile un altro scenario, e ben peggiore: uno scenario autoritario neofascista. Sicuramente, è un grave pericolo che ci minaccia.

Ma esistono due altri scenari: sotto pressione popolare, è possibile avere un capitalismo regolato, un capitalismo come quello fra gli anni 1950-1960, un capitalismo di tipo keynesiano. Questa è una via d’uscita possibile.

Ma se questa sera abbiamo voluto riunirci qui, il motivo è perché pensiamo che non basta limitare la nostra lotta al tentativo di disciplinare il capitalismo. Noi vogliamo il superamento del capitalismo! Noi vogliamo un socialismo democratico, il socialismo dell’autogestione del popolo, il socialismo del 21° secolo. Viva il socialismo internazionalista. Viva il socialismo dell’autogestione. Viva Syriza. Viva il popolo greco. Viva la resistenza dei popoli. Viva la rivoluzione, compagni!”

 
Eric Toussaint, libero docente presso l’università di Liegi, è presidente del CADTM del Belgio (Comitato per la cancellazione del debito del terzo mondo, www.cadtm.org) e membro del comitato scientifico di ATTAC Francia. Ha scritto e pubblicato, con Damien Millet, “AAA. Audit Annulation Autre politique”, Seuil, Parigi, 2012.

Fonte: http://cadtm.org

Link: http://cadtm.org/Greece-Germany-who-owes-who-1

(traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

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