Le operazioni militari israeliane su Gaza non hanno solo un effetto immediato ma anche uno di lungo periodo: l’impiego di munizioni come quelle al fosforo e all’uranio e di altri metalli tossici negli armamenti, infatti, lascia sul terreno per lungo tempo elementi contaminanti che già negli ultimi anni, dal 2006 e ancor più dopo l’operazione Piombo fuso, hanno provocato un aumento delle malformazioni alla nascita e degli aborti tardivi.
Ora, mentre ancora gli esperti studiano questi fenomeni per stimare la portata del problema, la nuova iniziativa militare israeliana, Pilastro di difesa, aggiunge dramma al dramma, provocando prevedibilmente una accelerazione del fenomeno e il suo aggravamento. L’allarme arriva dal New Weapons Research Group, una commissione indipendente di scienziati basata in Italia che studia l’impiego delle armi non convenzionali e i loro effetti di medio periodo sui residenti delle aree in cui vengono utilizzate.
Le vittime civili, infatti, spiega Paola Manduca, genetista dell’università di Genova, “non sono solo quelle provocate nell’immediato dai bombardamenti ma anche quelle, e purtroppo sembrano anche più numerose, che negli anni successivi provocano le tracce lasciate dal conflitto sul terreno. E ancora non sappiamo per quanto a lungo e se solo per una generazione”.
Uno studio pubblicato dal gruppo pochi mesi fa, infatti, a maggio, evidenziava una “forte correlazione tra malformazioni congenite e l’esposizione al fosforo bianco dei genitori”. Secondo l’analisi, il 27% dei genitori di bimbi affetti da questo tipo di problemi congeniti è stato esposto alla sostanza, contro l’1,7% dei genitori di bambini sani. La ricerca, durata 5 mesi, ha raccolto i dati clinici, demografici, familiari ed ambientali su oltre quattromila nascite nella Striscia. A marzo 2010 lo stesso gruppo aveva pubblicato un altro rapporto, evidenziando la presenza di tracce di metalli tossici nei capelli dei bambini che abitano nell’area a un anno di distanza da piombo fuso. Gli stessi metalli che una altra indagine aveva individuato nelle aree circostanti ai crateri lasciati dai bombardamenti sia nel 2006 (nello stesso periodo della guerra in Libano) che nel 2009.
“La nuova operazione militare – spiega Manduca – aggraverà ulteriormente la situazione con conseguenze di lungo termine imprevedibili. Se Israele davvero ha intenzione di minimizzare le vittime civili, deve abbandonare l’uso di questo genere di armi. Se come dice la sua propaganda in questi giorni ha a cuore la vita dei bambini di Gaza, il che è già poco visibile, visto che solo nelle prime 16 ore del 18 novembre sono 7 le vittime e molti più I bambini feriti, dovrebbe smettere di bombardare, attaccare ed usare armi sulla popolazione di una città affollata e che è nel 60% composta di minori”.
“Altrimenti si qualifica come una operazione di aggressione su larga scala alla popolazione civile, a partire dai neonati, che ricorda i tempi più bui della storia del Novecento, tempi – conclude l’esperta – che Israele per primo non dovrebbe voler ricordare”.
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