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Cade Monti, ma la musica non cambia


Si anticipano forse le elezioni di una ventina di giorni per evitare il confronto e l’effetto domino con i risultati delle regionali che ci saranno poco prima, ma il prossimo governo di centrodestra o di centrosinistra non restituirà lavoro ai disoccupati nè ci libererà dalla schiavitù della precarietà, neanche ci saranno soluzioni per l’emergenza abitativa per la quale in tanti sono tornati in prima persona a Roma ad occupare palazzi sfitti, imponendo giustamente una integrazione all’agenda del conflitto sociale, per resistere e rispondere allo sfruttamento nella capitale d’Italia come in tutto il Paese. 

Monti non cade per dare respiro e giustizia oppure per restituire diritti negati e calpestati, cade invece all’interno di tutte le compatibilità con le politiche di sacrifici (nostri), che hanno salvato le banche come pure gli istituzionali corrotti. Non è affar “nostro”, insomma.
Per tutto questo, quelle stesse forze politiche, sindacali e di movimento, che hanno dato vita alla grande giornata del 27 ottobre, riconfermano l’emergenza dell’opposizione di classe contro il peggiore sfruttamento delle classi subalterne mai visto dal dopoguerra ad oggi e chiamano a partecipare alla assemblea del prossimo 15 dicembre, che si terrà presso il Centro Congressi Cavour a Roma “per discutere e varare una piattaforma alternativa alle politiche di austerità e massacro sociale” e, tanto per essere chiari, senza alcuna velleità elettorale.
I temi della convocazione si confermano: contro le spese militari, contro i patti di austerità imposti dall’Europa dei padroni, per la cancellazione delle controriforme sul lavoro e contro la concertazione, per la ricostruzione democratica a partire dai luoghi di lavoro e nelle istituzioni.
Ad oggi, stretti tra lacci e lacciuoli, tra l’esigenza di “eleggere” e quella di “salvare il Paese a prescindere”, i lavoratori le donne i giovani i precari sono ancora “senza voce” rinchiusi nel privato delle loro sofferenze mentre appare lontano dall’orizzonte uno spiraglio di adeguata rappresentanza politica dei ceti popolari, che abbia l’ambizione di cambiare lo stato delle cose presenti e di trasformare in risposta corale l’emarginazione sociale, per un progetto di società realmente indisponibile al montismo ed al berlusconismo.

Il Comitato No Debito ed il Comitato No Monti, sono perfettamente coscienti che la soluzione non si trova dietro l’angolo, ma hanno almeno il merito di parlare chiaro e di provarci.


* Portavoce nazionale Comitato No debito

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