“Severissime misure di sicurezza” direbbe qualche servizio se ci fossero altri giornalisti.
Pavel, compagno della radio statale ceca, è venuto in Grecia per un grande speciale su Alba Dorata e mi ha chiesto di aiutarlo nella produzione. Arriviamo fuori dal palazzo. “È questo?” mi chiede incredulo. “Mi aspettavo qualche sorta di raduno aperto”. Ha ragione. Nella facciata del palazzo non c’è niente che faccia capire che al terzo piano si trova il “nucleo” locale di Alba Dorata, dove si attende l’arrivo, da un momento all’altro, di Yorgos Germenìs, noto anche come “Keàdas”. È l’ultima speranza di Pavel per arricchire il suo servizio con un’esperienza di “prima mano”. Per ordine di Nikos Michaloliàkos, le interviste ai media stranieri sono vietate già da tempo.
“I signori?” ci ferma gentilmente ma bruscamente uno dei giovani vestiti in nero. Io spiego che siamo giornalisti e che vogliamo coprire la manifestazione. “Aspettate un po’” ci dice e l’altro guardiano sale velocemente le scale. Trascorrono cinque minuti di profondo disagio. Cerco di sorridere al pitbull, ma me ne pento subito. “Ok, potete passare. Ma niente microfoni, niente telecamere, niente macchine fotografiche” ci dice severamente quando ritorna. “Perquisite le borse!” ordina il “sergente” con il giubbotto di pelle. “Scusate ragazzi” ci dice, ma capite, con tutti gli attacchi che riceviamo…”.
Arriviamo al terzo piano. Dobbiamo dichiarare le nostre generalità a una ragazzina, di massimo 16 anni, vestita in nero anche lei, che siede su una scrivania fuori dall’appartamento e segna le generalità di tutti i partecipanti, insieme all’ora precisa dell’arrivo. Dopo, finalmente, ci troviamo dentro il “nucleo”.
È un’aula di 40-50 mq. Un’enorme croce bianco-azzurra è stata dipinta sul muro. “Vittoria o Morte” recita una scritta dorata. “Con lo scudo o sullo scudo”, dice sotto. Sul muro di fronte, i soliti poster sulla donazione di sangue e la raccolta di beni alimentari solo per Greci e più in là un’altra scritta: “Non permettere che i greci diventino la minoranza”, lettere nere su uno sfondo fiammante. Affianco al podio, la bandiera gialla con l’aquila bicipite. Davanti all’altra porta c’è un altro “guardiano” con i pantaloni militari.
Le prime cinque file di sedie sono già piene. Il pubblico è composto soprattutto da vecchi, uno dei quali si è alzato e spiega a chi è seduto dietro che “la vera percentuale di Alba Dorata è oltre il 25%… non capiranno da dove è arrivata”. Ma ci sono anche alcuni giovani e parecchie donne. Contro il muro, sono schierati e vestiti di nero molti ragazzini, maschi e femmine. Il più piccolo può avere al massimo 12-13 anni. Un ragazzo, probabilmente studente di scuola media, ha i capelli rasati e sembra non capire quello che sta succedendo.
Siamo come la mosca nel latte (espressione greca che indica qualcosa che si distingue chiaramente dal resto, n.d.t.), specie Pavel, che è biondo con gli occhi azzurri e più alto di noi di due teste. La cosa peggiore è che, in mancanza di posti disponibili, dobbiamo metterci in piedi contro il muro, tra i vari “militanti” con le magliette con la scritta “Molon labe” (Vieni a prenderle), con la famosa serie di caratteri greci antichi.
A un certo punto arriva anche “Keadas”. Nonni, giovani e ragazzi si mettono in piedi e applaudono in continuazione, mentre tutti cercano di stringergli la mano. Il guardiano mette la gente da parte e il deputato entra nell’ufficio per un bel pezzo. Quando esce, tutti si alzano di nuovo fino a quando lui arriva al podio.
Comincia a parlare, scusandosi di non essere stato a Nikaia per un bel po’ e cercando di evidenziare le sue origini laiche. “Anch’io sono un fornaio. Ogni giorno alle 4 del mattino aprivo il negozio”. Applauso. Continua dicendo che uffici come questo aprono quotidianamente in tutta la Grecia, che Alba Dorata è l’unico partito così vicino al popolo, non come “gli altri, i corrotti”. Applauso. “Tra l’altro”, dice, “siamo l’unico partito politico nel quale il capo porta i pantaloni!”. Ancora applausi.
Parla della corruzione, della zona AOZ (contesa tra Grecia e Turchia, n.d.t), della Troika. Difende il “camerata” Kassidiaris, che è stato appena assolto in tribunale, ma anche il candidato che ha parlato in televisione di forni e saponi… “scherzava!”. Attacca i “media di inganno massivo” (cioè i mass media. gioca con gli iniziali che in greco sono mme), come li definisce. Tra gli applausi, una donna di media età, bionda, con la solita maglietta nera ci guarda con rimprovero. Ingoio. Mi domando cosa penserà Pavel che non capisce una parola.
Nessuno sembra dare retta allo stupro incredibile che subisce la lingua greca da Germenis. Non c’è sintassi, né grammatica, ma “Keadas” parla di tutto con una calma incredibile e il pubblico sembra appeso dalle sue labbra. Stranamente, non dedica nessuna parte del suo discorso ai migranti. Approffitta piuttosto delle ferite della Guerra Civile, con attacchi feroci ai “comunisti”, tra i quali ricomprende quasi tutti, tranne i nazionalisti doc.
Il discorso viene interrotto quando uno dei ragazzini cade, perdendo conoscenza a causa dell’atmosfera soffocante. “Non è successo niente!” urla uno dei guardiani, correndo a risollevare il ragazzo. “Avete visto?” dice “Keadas”. “Questo ragazzo è svenuto per la fame perché ha scelto, invece di tornare a casa dopo la scuola, di venire qua per la patria e per il nazionalismo!”. Applausi.
Il discorso viene completato con un picco goebbeliano: “Non avete niente da temere. Assolutamente niente! Imparate della Grecia, parlate ad altri di Alba Dorata e tutto il resto lasciatelo a noi. Non abbiate paura!” Gli applausi sembrano infiniti, ma “Keadas” ordina: “E adesso tutti in piedi per cantare l’inno nazionale”. Pavel si alza d’istinto, ma il suo sguardo fa capire che è perso. Quando finisce l’inno, uno dei guardiani urla “Viva la Grecia!”. “Evviva!” risponde la gente ad una voce. “Viva Alba Dorata!”. “Evviva!”. “Viva il Capo!”. “Evviva!”. E il raduno finisce con un applauso prolungato.
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Dave
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