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16 novembre. Un #fiumeinpiena per le strade di Napoli

Il 16 Novembre 2013 è stato il giorno dei cittadini, senza simboli e colori partitici. In 130 mila si sono riversati nella città di Napoli, per le strade e le piazza, uniti dalla stessa voglia di denuncia e di riscatto sociale; dalla stessa consapevolezza e dalla stessa ragione. Basta biocidio: una voce unica, solenne, che ha scandito i 10 punti del documento stilato da #fiumeinpiena e che ha riportato l’attenzione delle Istituzioni su una delle problematiche più attuali e terribili dei nostri tempi.
La necessità di procedere velocemente, ma non frettolosamente; l’importanza di una mappatura, di un nuovo piano di gestione rifiuti, della partecipazione attiva e diretta della popolazione, con un regime di trasparenza e di pubblicazioni; l’inserimento nel codice penale del reato ambientale, l’istituzione a livello europeo del reato di Ecocidio; l’individuazione, finalmente anche da parte della giustizia, dei responsabili. Per tutto questo tempo, per 20 anni e più, per una storia lunga un’intera generazione, le Istituzioni hanno latitato. Le persone, il 16 Novembre, benché diverse tra loro, sono riuscite nell’impresa incredibile di unirsi, di marciare insieme, fianco a fianco, e di chiedere la stessa cosa nello stesso momento.
Tirare le somme di un evento simile, di questa portata, è importante. E #fiumeinpiena lo sta facendo: il 30 Novembre verrà indetta una nuova assemblea pubblica, in cui decidere come procedere. «Siamo arrivati a questo punto insieme e andremo avanti ancora insieme, uniti e compatti», ha dichiarato Raniero Madonna, uno dei ragazzi di #fiumeinpiena.
Il 30 Novembre non sarà, chiaramente, l’unica data. Da qui a questo appuntamento, #fiumeinpiena si impegna ad organizzare altri eventi ed incontri, in cui tornare a confrontarsi e a parlare. È il momento di fare un altro passo: è il momento di applicare quanto prodotto nella piattaforma comune.

IL RITORNO DELLE ISTITUZIONI ASSENTI – Dopo i titoli dei giornali ed una rinnovata attenzione mediatica e politica (intesa, cioè, nel senso più genuino e sano di attenzione popolare), le Istituzioni, le grandi assenti di questi anni, sono tornate ad affacciarsi sulla scena nazionale e locale, cercando di mettersi a capo, con inviti e suggerimenti, di un movimento come #fiumeinpiena: un movimento nato dalla libera iniziativa di ragazzi e studenti, con la forza di centinaia e centinaia di comitati e con alle proprie spalle una adunanza reale e concreta di oltre 130 mila cittadini.
Tra i primi a parlare il Presidente della Giunta Regionale Stefano Caldoro. «Restate uniti alle Istituzioni, aspettiamo risposte da Roma», ha scritto sul suo profilo facebook, invitando proprio #fiumeinpiena a non dividere e frammentare. Eppure, nel corso di queste settimane e mesi, #fiumeinpiena ha raccolto, ha supportato; ha tradotto in un documento condiviso e chiaro quelle che sono le varie vertenze territoriali. Ha ascoltato e ragionato, è diventato partecipe della vita sociale e locale; si è seduto e si è confrontato con chi, forte della sua esperienza e della sua storia, è il vero esperto, il vero studioso. Non la Regione, non lo Stato: ma #fiumeinpiena, un movimento con il compito di costruire una piattaforma comune.
Alle Istituzioni, ora, non resta che adeguarsi: il Presidente Caldoro, con i suoi messaggi, ha forse accettato e fatta sua la documentazione prodotta e letta il 16 Novembre dal palco di Piazza del Plebiscito? Ha forse chiesto scusa per una politica assente, per risposte violente, sregolate e frammentarie alla cittadinanza (un esempio su tutti: il presidio alla Regione Campania dello scorso ottobre)?
Le 130 mila e più persone che si sono raccolte in Piazza lo scorso sabato non sono e non saranno mai una legittimazione politica per dialogare alla pari con i cittadini: sono la dimostrazione, pura e semplice, della voglia di fare e di cambiare di un popolo. Un popolo che troppo a lungo, per troppo tempo, è rimasto senza la sua rappresentanza politica ed istituzionale. Quello che va rinsaldato è un rapporto di fiducia. E a fare il primo passo non saranno certo le persone comuni. Né tanto meno #fiumeinpiena. Siano le Istituzioni: siano loro le prime a chiedere scusa; ad ammettere di non esserci state, evitando una sterile e continua e ripetitiva campagna elettorale delle proposte (mai attuate) e dei numeri (mai accertati); e ad accettare, così com’è, il documento, diviso in 10 punti, delle persone, sintetizzato da #fiumeinpiena (www.fiumeinpiena.it).
Il tempo delle parole e delle promesse è finito: che si cominci ad agire, a fare e ad applicare quanto espresso dalla piazza il 16 Novembre, anziché invitare a una rinnovata unione che, per colpa non dei cittadini ma delle Istituzioni, ha latitato negli ultimi decenni.
Far intervenire l’esercito è assolutamente contro la posizione dei tanti che si sono radunati: l’emergenzialismo, in qualsiasi forma, è sbagliato, assurdo e controproducente. Piuttosto si proceda con una compilazione puntuale e trasparente del registro dei tumori; che si passi concretamente alla fattualità, fermando il bando per l’inceneritore di Giugliano, pubblicando una mappatura completa dei territori, distinguendo tra quelli inquinati e non; rimettendo in discussione il piano di gestione rifiuti ed attivando un osservatorio epidemiologico (funzionante e non solo teorico). #fiumeinpiena parla al presidente Caldoro, che l’ha interpellato direttamente, e allo Stato centrale di cui, ad oggi, manca ancora una vera e propria risposta.

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