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La Grecia fatta a pezzi e data in pasto alle multinazionali affamate di profitto

Non è “ideologia comunista”, è semplicemente un fatto. Un effetto diretto delle “riforme” imposte dalla Troika con il cosiddetto “accordo” del 12-13 luglio, firmato da Tsipras a Bruxelles. Questa analisi fatta sull’Independent, quotidiano inglese liberal, è assolutamente preciso. Il debito da ripagare non c’entra nulla. E’ solo l’arma puntata alla tempia di un paese per poter condurre un esperimento di spoliazione selvaggia di un territorio. Ovvero fissare le coordinate di un format replicabile con Spagna, Portogallo, Italia e – non lo dicono in molti, per ora – Francia.

 

Nick Dearden, 12 agosto 2015

La Grecia è al suo terzo “salvataggio”. Questa volta sul tavolo ci sono 86 miliardi di €, inviati in Grecia dai creditori in cambio di un pacchetto di misure di austerità, solo per poi tornare indietro agli stessi creditori nel prossimo futuro.

Sappiamo tutti che il debito non può essere rimborsato e non lo sarà. Sappiamo tutti che l’austerità non farà che peggiorare la depressione della Grecia. Eppure continua.

Se guardiamo più a fondo, però, scopriamo che l’Europa non è guidata da dei personaggi mentalmente confusi in fase terminale. Prendendo quei leader in parola, ci perdiamo quello che sta realmente accadendo in Europa. In breve, la Grecia è in vendita, e i suoi lavoratori, gli agricoltori e le piccole imprese saranno spazzati via.

Nell’ambito del programma di privatizzazioni da lacrime e sangue, la Grecia deve consegnare 50 miliardi di € dei suoi “beni patrimoniali dello Stato” ad un organismo indipendente sotto il controllo delle istituzioni europee, che procederà alla vendita. Aeroporti, porti, infrastrutture energetiche, terreni e proprietà – tutto deve essere dismesso. Vendi i tuoi beni, sostengono, e sarai in grado di ripagare il debito.

Ma, anche in quest’ottica ristretta, svendere delle attività redditizie o potenzialmente tali rende un paese meno capace di ripagare i suoi debiti. Non sorprende che le attività più redditizie siano messe all’asta per prime. La lotteria nazionale del paese è stata già acquistata. Gli aeroporti che servono le isole delle vacanze greche con tutta probabilità saranno vendute con un leasing a lungo termine ad una società aeroportuale tedesca.

Il porto del Pireo sembra che sarà venduto ad una compagnia di navigazione cinese. Nel frattempo, 490.000 metri quadrati di spiaggia a Corfù sono stati arraffati da un fondo di private equity statunitense. Ha ottenuto un contratto di locazione della durata di 99 anni al prezzo speciale di € 23 milioni. Secondo i giornalisti, il fondo delle privatizzazioni sta prendendo in esame 40 isole disabitate, oltre ad un importante progetto a Rodi che comprende un campo da golf. (14 aeroporti turistici di pregio sono stati venduti proprio stamattina alla tedesca Fraport, che già gestisce l’hub di Francoforte, ndr)

Parallelamente alle privatizzazioni, vi è un ampio programma di deregolamentazione che dichiara guerra ai lavoratori, agli agricoltori e alle piccole imprese. Le diverse leggi greche che proteggono le piccole imprese, come le farmacie, i panifici e le librerie, dalla concorrenza con i supermercati e le grandi imprese, devono essere spazzate via. Queste riforme sono così dettagliate che la UE sta scrivendo leggi in materia di misurazione del pane e date di scadenza del latte. Incredibilmente, alla Grecia viene perfino detto di fare delle leggi più liberali della Germania sull’apertura domenicale dei negozi. E’  in atto un vero e proprio esperimento di libero mercato.

In materia di lavoro, le pensioni dovranno subire dei tagli rapidi e decisi, i salari minimi devono essere ridotti e la contrattazione collettiva deve essere drasticamente limitata, mentre licenziare personale deve diventare più facile. Sono misure molto più estreme di quanto non abbiano implementato molti degli stessi paesi”creditori” della Grecia. Le modifiche tributarie prevedono un’impennata dell’ IVA, la più regressiva delle imposte, su un’ampia gamma di prodotti.

Certo, fare delle riforme in alcuni settori dell’economia greca potrebbe essere una buona idea, e infatti Syriza è arrivata al potere promettendo di fare riforme serie, ad esempio, sulla tassazione e le pensioni. Ma quello che viene imposto dai creditori non è una serie di “riforme” sensibili, ma l’instaurazione e la gestione dettagliata di un’economia radicale di  ‘libero mercato’.

La bonanza di deregolamentazione e privatizzazione apre al grande business nuovi e vasti settori della società greca su cui non aveva mai potuto metter piede prima. La speranza è che questo possa generare lauti profitti e far crescere il grande business, oltre a fornire un modello estremo di quello che potrebbe essere fatto in tutta Europa. Anche se quel che è ancora più sgradevole dell’ipocrisia dei leader europei, che costringono la Grecia ad adottare delle politiche che essi stessi non hanno osato mai proporre in casa propria, è il cinismo con cui gli stessi leader impongono delle politiche che andranno a vantaggio delle grandi società del loro stesso paese.

L’intensità del programma di ristrutturazione concordato per la Grecia dovrebbe dissipare anche l’ombra dell’idea che questo sia un tentativo ben intenzionato, ma maldestro, di affrontare una crisi del debito. Si tratta di un tentativo cinico di creare nel Mediterraneo un paradiso per le grandi corporation, a cui si deve resistere a tutti i costi.

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