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Francia. Mobilitazione storica contro la riforma delle pensioni

Nella seconda giornata di sciopero inter-professionale e mobilitazione nazionale contro la riforma delle pensioni di Macron, dopo quella del 19 gennaio, ancora una volta sono i numeri a tenere banco: secondo la CGT, in tutto l’Esagono 2,8 milioni di persone sono scese in piazza e mezzo milioni a Parigi (100mila in più rispetto a dieci giorni fa).

In generale, vi sono state oltre 250 manifestazioni e cortei che hanno fatto registrare un aumento della partecipazione sindacale, sociale e popolare: oltre 200mila a Marsiglia, 80mila a Tolosa, 75mila a Bordeaux, 70mila a Lille, 60mila a Nantes, 50mila a Lione… così come in tante altre città “provinciali”, in cui si è andata amplificando e intensificando la protesta.

Un segnale forte al governo, con l’opposizione al progetto di riforma che cresce e chiama alla mobilitazione settori sempre più vasti, mentre rimangono salde le rivendicazioni per la pensione a 60 anni, la difesa dei “regimi speciali” per le mansioni usuranti e un’inversione di rotta rispetto al taglio dei servizi pubblici e dei finanziamenti della Sécurité Sociale.

Sin dalle prime ore di questa giornata, numerosi sono stati i picchetti e le azioni di bloccaggio nei depositi degli autobus e dei treni, con assemblee generali partecipate, per poi raggiungere i concentramenti prefissati nelle varie città.

Nelle raffinerie e nei depositi di TotalEnergies, già al centro delle mobilitazioni dello scorso autunno per l’aumento dei salari e contro il carovita, il tasso di adesione è stato superiore all’80%, con alcuni siti quasi interamente paralizzati.

In un comunicato congiunto della scorsa settimana, le federazioni della CGT dell’energia, del petrolchimico e dei porti hanno annunciato ed esortato ad un’intensificazione delle azioni: “questo processo di lotte di lotte strutturate e coordinate rinforzerà la mobilitazione pianificata e organizzata per la nostra confederazione CGT. Queste chiamano tutti i lavoratori ed i pensionati dei loro campi professionali ad agire e a scioperare”.

Nel frattempo, i lavoratori del settore dell’energia in mobilitazione hanno compiuto il 26 gennaio delle azioni “alla Robin Hood” per ripristinare gas ed elettricità alle famiglie precarie che ne avevano perso l’accesso a causa di bollette non pagate, nonché ad ospedali, asili, scuole secondarie, università, case popolari e centri sportivi pubblici, con l’obiettivo di “riunire e intensificare il rapporto di forza” nella lotta contro la riforma delle pensioni.

Nel comparto dell’istruzione pubblica, l’adesione dei professori e degli insegnanti allo sciopero è stata massiccia, mentre sul fronte studentesco oltre 200 sono stati i licei bloccati questa mattina e le assemblee generali nelle facoltà universitarie.

Studenti e giovani – quelli che nel futuro una pensione potranno soltanto sognarla – hanno fatto appello a moltiplicare le azioni di mobilitazione contro la riforma neoliberista del governo e a scendere in piazza in solidarietà con tutti i lavoratori in sciopero.

In un comunicato la Federazione Sindacale Mondiale (WFTU-FSM) ha espresso “il suo pieno sostegno alla nuova giornata di sciopero generale dei lavoratori francesi, martedì 31 gennaio, contro il brutale progetto di allungamento dell’età pensionabile che il presidente Macron vuole imporre al servizio dei padroni”.

Alla vigilia di questo secondo sciopero generale, il Presidente Macron ha difeso la “sua” riforma – o meglio, quella di cui è un “esecutore zelante”, su pressione della Commissione Europea – definendola “indispensabile quando ci si compara agli altri paesi in Europa” ed “essenziale per salvare il sistema previdenziale” a causa di un deficit di 2 miliardi di euro.

Una cifra a cui fa immediatamente da contraltare l’aumento di 100 miliardi delle spese militari, facendo arrivare il budget per la difesa a 413 miliardi per il periodo 2024-2030, come previsto dalla Loi de programmation militaire e annunciato dallo stesso Macron durante i suoi saluti di inizio anno alle forze armate, dalla base aerea di Mont-de-Marsan.

Inoltre, il Presidente Macron ha ribadito il suo pieno sostegno alla Prima ministra Élisabeth Borne, la quale qualche giorno fa aveva laconicamente dichiarato che l’innalzamento dell’età pensionale a 64 anni “non è più negoziabile”. Non che ci fossero margine di manovra neanche prima…

Infatti, il governo è intenzionato a tirare dritto per la sua strada. Se il ricorso al famigerato articolo 49.3 – il quale prevede l’adozione di un disegno di legge da parte del governo senza alcuna votazione parlamentare – non sembra essere ulteriormente possibile, il governo prevede di ricorrere all’articolo 47.1 della Costituzione.

Avendo inserito la riforma delle pensioni in un “progetto di finanziamento rettificativo della Sécurité sociale”, l’articolo 47.1 limita a 50 giorni l’esame del testo da parte dell’Assemblée Nationale. Decorso questo termine, il governo può adottare il progetto tramite decreto (ordonnance).

Le forze politiche d’opposizione della NUPES intendono dar battaglia in aula e hanno presentato quasi 7mila emendamenti, con La France Insoumise che intende “costringere il governo a motivare il suo testo”, visto che un’ostruzione parlamentare potrebbe in realtà sortire l’effetto opposto, spingendo verso un’adozione senza voto. Una restrizione della democrazia parlamentare piuttosto evidente…

Intanto, la Commissione degli Affari sociali dell’Assemblée Nationale ha convalidato la scomparsa dei “regimi speciali” che riguardano i lavoratori della RATP (l’azienda del trasporto pubblico parigino), delle industrie dell’elettricità e del gas.

Al termine di questa giornata storica di mobilitazione, l’Intersindacale – che raccoglie i sindacati CGT, CFDT, FO, UNSA, CFE-CGC, Solidaires, FSU, CFTC – ha già annunciato due nuove giornate per il 7 febbraio, ovvero il giorno seguente all’inizio del dibattito all’Assemblée Nationale, e l’11 febbraio, con la volontà di accelerare il ritmo della mobilitazione e di fare pressione sul governo.

Indietro non si torna, neanche per prendere la rincorsa…

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