Il Niger è già diventato un test decisivo. Non sarà come per il Mali, il Burkina Faso, la Repubblica Centroafricana, la Guinea, per il semplice motivo che l’imperialismo europeo non può fare a meno del Niger.
Uno dei paesi più poveri del mondo ha la disgrazia di essere ricco di materie prime strategiche per le industrie europee: uranio, oro, silicio. E poi in Niger i militari europei e statunitensi sono già presenti sul campo con i loro contingenti, inclusi Italia e Germania.
Domenica 30 luglio ad Abuja i paesi “ascari” della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) – hanno già imposto sanzioni alla giunta golpista, arrivando a minacciare l’uso della forza in caso di mancato ripristino del presidente filofrancese.
Dal canto loro i governi di Burkina Faso e Mali hanno avvertito in una dichiarazione di lunedì 31 luglio che “qualsiasi intervento militare contro il Niger” con l’obiettivo di restaurare il presidente eletto Mohamed Bazoum, “equivarrebbe a una dichiarazione di guerra” contro di loro.
Insomma un posizionamento forte al fianco dei militari nigerini che hanno rovesciato il presidente filofrancese e una novità politica decisamente rilevante nei nuovi rapporti di forza in Africa.
La Francia si è già dichiarata sempre più preoccupata per l’evolversi degli eventi in un Paese ritenuto strategico da Parigi sia per la massiccia presenza militare sia – e soprattutto – per le riserve di uranio presenti in Niger, da cui dipende buona parte del fabbisogno energetico francese.
Una preoccupazione resa ancor più acuta dalle manifestazioni di massa che si sono tenute nella capitale Niamey a sostegno dei militari golpisti, in cui si sono viste sventolare bandiere della Russia ed è stata presa d’assalto anche l’ambasciata francese. L’attacco ha suscitato la pronta reazione di Parigi, con l’Eliseo che ha fatto sapere che “non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi”.
Alla luce di quanto sta avvenendo, e vista l’importanza strategica che il Niger riveste per l’Europa, l’eventualità di un intervento militare da parte della Francia non può affatto essere scartata.
Lo stesso Macron ha usato parole molto dure: “Chiunque attacchi i cittadini francesi, l’esercito, i diplomatici e la sedi francesi vedrà la Francia reagire in modo immediato e inflessibile”, ha fatto sapere l’Eliseo in una nota.
Un possibile intervento francese è stato paventato anche dalla stessa giunta militare di Niamey, che ha accusato la Francia di voler cercare “modi e mezzi per intervenire militarmente in Niger”.
In un comunicato letto in diretta dal colonnello maggiore Amadou Abdramane, portavoce del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp), la giunta ha denunciato il fatto che sarebbe avvenuto un incontro tra i soldati francesi, l’ex ministro delle Finanze, Hassoumi Massaoudou, e l’ex capo della Guardia nazionale del Niger, Midou Guirey, per firmare un documento che autorizzi la Francia a compiere attacchi contro il palazzo presidenziale.
E’ evidente come, a differenza di quanto accaduto negli ultimi tre anni con i colpi di Stato in Mali, Guinea e Burkina Faso, questa volta la Francia difficilmente potrà tollerare la perdita d’influenza in quello che da anni era il suo principale alleato strategico nel Sahel, oggi accreditato piuttosto goffamente come “ultimo bastione democratico” in una regione ormai quasi interamente formata da Paesi guidati da giunte militari golpiste riconducibili all’orbita russa.
È al Niger che Francia, Unione europea e Stati Uniti si erano finora aggrappati per non vedersi definitivamente estromessi nel Sahel a vantaggio della Russia.
In Niger la Francia ha già ricollocato i circa 2.400 militari della missione francese Barkhane precedentemente stanziati in Mali, come voluto dal presidente Emmanuel Macron in seguito all’escalation delle tensioni antifrancesi nel paese.
La stessa sorte è toccata ai militari della task force europea Takuba (cui l’Italia contribuiva con circa 200 uomini), ora riposizionati proprio in Niger alla frontiera con il Mali, in seguito alla chiusura delle basi militari maliane di Gossi, Menaka e Gao. Un eventuale scivolamento del Niger in orbita russa sancirebbe dunque la definitiva estromissione francese ed europea dal Sahel, con conseguenze che andrebbero ben oltre la dimensione militare. Con due miniere di uranio – quelle di Acuta e di Arlit – gestite entrambe dalla società francese Orano, il Niger è infatti il primo fornitore di uranio dell’Ue, assicurando il 24 per cento del fabbisogno europeo.
Il presidente del Ciad, Mahamat Idriss Déby Itno, uno dei pochi alleati rimasti alla Francia nel Sahel, ha effettuato due giorni fa una visita di qualche ora a Niamey per trovare una soluzione negoziata, mentre a Niamey andavano in scena manifestazioni di massa in cui i manifestanti hanno sventolato bandiere della Russia e hanno preso d’assalto anche l’ambasciata francese.
Il Niger, appunto, sarà un test decisivo della competizione nelle relazioni internazionali in Africa. Non è difficile prevedere un intervento militare dei pochi paesi africani rimasti fedeli all’Occidente con il sostegno dei militari europei e statunitensi già presenti nel paese e nel vicino Ciad.
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Paolo
presto arriveranno i musicisti in Niger. del resto perché perdere l’occasione per dare filo da torcere al Macron nel suo momento di maggiore impopolarità? spero solo che gli italiani vadano via pacificamente evitando di essere nuovamente coinvolti come in Libia, dove con San Silvio ci tirarono dentro la mischia col cravattino e senza neanche valutare le terribili conseguenze…
Mara
Chissà se non assisteremo ad un’altra guerra per procura in Niger come quella in Ucraina mandando avanti i paesi del sahel ad essa fsvorevoli. Forse la Francia questa volta ci andrà con i piedi di piombo prima di intervenire direttamente come ha fatto con la Libia. O le toccherà passare da paese invasore alla stregua di Putin. E a stretto giro di tempo dopo tutta la propaganda chel’occidente ha fatto in in Ucraina con il mantra recitato ad ov i pie sospinto che che c’è un paese aggressore ed uno aggredito invadere o bombardare direttamente il Niger non sarebbe popolare livello internazionale. Lo stesso Taviano invoca negoziati diplomatici per il Niger a differenza per quanto riguarda l’Ucraina.
Pirandello luigi
della criminale partecipazione italiota all’ aggressione imperialista alla libia nel 2011 fu certamente responsabile l’ allora presidente del consiglio silvio Berlusconi (quando si dice che era amico di putin e Gheddafi…) ma chi si spese maggiormente per quella sporca guerra fu l’ uomo della cia e presidente della repubblica antonio napolitano.