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Quale liberazione sessuale in una società diseguale?

Una riflessione per costruire strumenti efficaci di educazione alla sessualità e all’affettività

Introduzione: violenza, liberazione, educazione alla sessualità e all’affettività 

Il gruppo Donne de Borgata, attivo nelle periferie di Roma, vuole offrire un contributo di riflessione e azione concreta sull’educazione sessuale e affettiva, intesa nel dibattito pubblico che si è aperto nel Paese come una delle possibili “soluzioni” al fenomeno della violenza di genere.

Partendo dal presupposto che non si possa parlare fino in fondo e seriamente di liberazione dalla violenza di genere senza far riferimento al profondo legame che esiste tra la liberazione sessuale e di genere e la costruzione di un’alternativa a questa società diseguale.  

Negli ultimi mesi c’è stata una crescente consapevolezza collettiva sulla violenza di genere, riconoscendo che va oltre singoli eventi, ponendo l’attenzione sulle sue radici e così mettendo al centro del dibattito l’oppressione delle strutture patriarcali e, seppur timidamente, anche le radici sociali e materiali della violenza (l’assenza di indipendenza economica, di servizi pubblici e gratuiti e in generale di tutele sociali).

Con esse, si è evidenziata l’idea che queste situazioni sono il diretto prodotto della degradazione della società attuale, laddove alla crisi economica e sociale si accompagna una pesante crisi di valori e di modelli di riferimento culturali.

La questione, dunque, non può trovare alcun tipo di risposta nello sterile dibattito parlamentare dove, tra spettacolarizzazione della violenza e vittimizzazione delle donne, si tende alla deresponsabilizzazione della classe politica rispetto alle radici del problema e quindi all’impossibilità di trovare soluzioni nel breve come nel lungo periodo. 

Le dinamiche di potere, violenza, oppressione e sfruttamento del sistema politico, sociale ed economico si riflettono infatti anche nei rapporti sessuali e relazionali.

Sebbene vi siano stati progressi nei ruoli di genere e nelle concezioni di che cos’è una famiglia, specialmente nelle fasce d’élite o più politicizzate e culturalmente avvantaggiate, le trasformazioni sono limitate e non raggiungono le fasce popolari, spesso reazionarie o conservatrici, per le quali la crisi economica in atto rischia di chiudere spazi in termini di libertà sessuale e affettiva, a causa del ritorno “al focolare domestico” delle donne e di una più generale degradazione culturale, dei valori e delle relazioni sociali e familiari. 

Dunque ci chiediamo: è davvero possibile immaginare un loro superamento solo a partire dall’educazione e dall’istruzione? Sicuramente non si tratta solo di un problema giovanile e, quindi, risolvibile attraverso l’istruzione pubblica.

E allora quale ruolo può avere l’educazione alla sessualità e all’affettività? E le proposte in campo, da quelle del Ministro Valditara a quelle più radicali emerse nel dibattito e nelle mobilitazioni, possono davvero rappresentare un argine al fenomeno della violenza di genere? 

Riconoscendo la complessità della questione, proponiamo un punto di vista accompagnato da azioni pratiche nelle scuole e nei quartieri. Vogliamo partire dall’idea che una vera liberazione sessuale e relazionale può avvenire solo in una società con fondamenta sociali ed economiche diverse da quelle attuali, dove le relazioni e la sessualità siano basate su uguaglianza, parità e solidarietà. 

Sessualità e relazioni sociali nel contesto odierno

Riteniamo che il modo di comprendere e vivere la sessualità e l’affettività sia cambiato nel corso della storia, influenzato dalle relazioni sociali ed economiche specifiche di ogni epoca. 

L’attuale concezione dominante della sessualità riflette una società basata su relazioni diseguali, dinamiche di potere, individualismo, competizione e prevaricazione, dove le donne sono spesso considerate oggetti di possesso e vittime, subalterne e deboli, soprattutto quando sono economicamente vulnerabili. E che quando non sono viste in quanto tali è perché finiscono loro stesse per interpretare un ruolo di potere e di sopraffazione. 

Se non affrontiamo queste radici, rischiamo di restare intrappolati in una semplicistica divisione tra una destra bigotta sulla sessualità e un centrosinistra che, concentrandosi solo sui diritti civili e l’empowerment individuale, perpetua l’atomizzazione e l’individualismo della società, focalizzata su una ricerca del piacere prettamente individuale ed egoistico, che mette da parte sia il benessere del/lla partner che quello collettivo. 

Educazione alla sessualità e all’affettività: quali prospettive? 

E allora, se questo è il contesto in cui siamo costrette a vivere, appare evidente quanto accennato nell’introduzione: l’educazione alla sessualità da sola non può risolvere il problema strutturale di una società che legittima e riproduce la violenza perché fondato su relazioni di potere, mentre il lavoro da fare è ben più radicale e ampio, sia sul piano dei diritti sia sul piano culturale sia sulla costruzione di un’ipotesi praticabile di alternativa sociale. 

È importante considerare che le scuole non svolgono più efficacemente il ruolo di emancipazione sociale per le nuove generazioni, evidente dal crescente abbandono scolastico e ritorno all’analfabetismo: questo divide sempre di più chi ha opportunità di carriera da chi è destinato ad un futuro di precarietà e sfruttamento. Tuttavia, riteniamo 

Essenziale utilizzare gli spazi di discussione e controcultura disponibili nelle scuole e nei quartieri per offrire percorsi di educazione sessuale che siano accessibili e inclusivi sia a studenti e studentesse (interventi, progetti, workshop, ecc…) sia ad insegnanti (corsi di formazione). 

Dall’altro vuol dire fare di questo strumento anche un mezzo di rivendicazione e lotta che guarda più in alto, coinvolgendo in primis chi si vede negate relazioni e sessualità soddisfacenti e sane, partendo da un bisogno specifico e cruciale per arrivare a pretendere una società intera radicalmente diversa.  

Quello per cui ci siamo mobilitate è quindi un modello di educazione alla sessualità critico e “scomodo” per chi cerca di prenderci in giro con l’”educazione alle relazioni” come l’attuale Ministro Valditara. 

Anche nell’ultima proposta del Ministero, infatti, vediamo gli effetti dell’autonomia differenziata e della riforma dell’Autonomia Scolastica. Secondo le direttive del MIUR sta alla singola scuola decidere se attivare, e per quali classi, l’“educazione alle relazioni” per “prevenire la violenza di genere”: un’ora a settimana, in orario extra-scolastico, per un periodo di tre mesi, ecc. 

Poiché la proposta ministeriale (ancora una volta) è connessa direttamente al contesto territoriale, alle disponibilità economiche e alla propensione e possibilità dei docenti e dei presidi ad occuparsene non è che l’ennesimo modo per definire scuole di serie e studenti di A e serie B.

Valditara, inoltre, invita le scuole a chiamare durante queste ore influencer, associazioni (col rischio di trovarsi anche i cosiddetti pro-vita), forze dell’ordine e avvocati, trattando ancora una volta la questione della violenza di genere sull’onda della mediatizzazione e su con un’accezione manettara e giustizialista che evidentemente non può incidere sulle reali contraddizioni sistemiche su cui si fonda la violenza.

E non ci soffermiamo sul tentativo del Governo Meloni di ridurre il dibattito all’interno della visione reazionaria delle “politiche per la famiglia tradizionale e la natalità”. 

La nostra proposta: cosa stiamo facendo nella pratica? 

Negli ultimi mesi come Donne de Borgata, abbiamo collaborato con un team multidisciplinare di figure esperte per portare l’educazione sessuale e affettiva direttamente nelle scuole superiori.

Durante le assemblee d’istituto, le autogestioni e le occupazioni, abbiamo presentato il nostro approccio all’educazione sessuale, coinvolgendo attivamente studenti, studentesse e insegnanti. Ovunque abbiamo ovviamente ribadito l’insensatezza di misure spot e la necessità di inserire in maniera continua questo tipo di attività, negli istituti di ogni ordine e grado. 

La nostra proposta infatti verte su lezioni miste in collaborazione con il personale dei Consultori (strutture che offrono servizi gratuiti, liberi e accessibili fondamentali, sotto continua minaccia di smantellamento e che troppo poco sono conosciuti dai/lle giovani), con un’equipe che preveda professioniste/i giustamente retribuiti sia proveniente dal settore socio-psico-pedagogico che medico, attivando possibilmente anche corsi di formazione e preparazione per ogni docente di ogni materia. 

Le iniziative che abbiamo condotto hanno suscitato grande interesse tra gli studenti e le studentesse, offrendo uno spazio per esprimersi liberamente tra di loro e con persone preparate rispetto ai loro dubbi e necessità.

Ciò che abbiamo rilevato è stata una profonda inconsapevolezza dei ragazzi e delle ragazze su tali questioni. Una condizione pericolosa, a maggior ragione se associata anche alla sempre maggiore spettacolarizzazione della sessualità, non solo tramite la pornografia, ma anche attraverso serie tv, film, pubblicità, influencer, ecc.

Infatti, se da una parte una crescente accessibilità e apertura su questi fronti sdogana alcune tematiche riguardanti la sessualità e la salute sessuale, collettivizzando parte del sapere a riguardo (molto spesso solo di base), dall’altra questi mezzi rischiano di peggiorare le cose.

Innanzitutto, perché spesso riproducono quell’idea di relazioni basate su dinamiche di individualismo e prevaricazione; in secondo luogo, si lascia l’educazione su questi temi fondamentali in mano a ciò che fa tendenza ed è vendibile, alimentano dei modelli che creano confusione nella testa delle ragazze e dei ragazzi.  

Con le ragazze e i ragazzi abbiamo capito insieme, in questo senso, che per noi educazione alla sessualità significa ribaltare i ruoli imposti da questa società: è sempre più necessario rompere una narrazione che confina la donna nel ruolo di vittima e l’uomo in quello di prevaricatore e “lupo”.

Dobbiamo quindi rifiutare la vittimizzazione e la subalternità che vivono le donne e le ragazze, ma anche la mascolinità tossica che subiscono gli uomini e i ragazzi, intrappolati anch’essi in ruoli e stereotipi di genere.

È questa, infatti, spesso fra le cause dei fenomeni di violenza, così come di forme di disagio psicologico causate dalle aspettative e dalle pressioni che questa società imprime soprattutto ai più giovani.

Questi ruoli danneggiano poi particolarmente giovani non conformi da un punto di vista di genere, sessualità, cultura, o abilità: le discriminazioni e gli stigma incidono maggiormente su chi non è privilegiato da un punto di vista culturale e sociale e quindi maggiormente ricattabile, discriminabile e sfruttabile (soprattutto in determinati contesti territoriali – ad esempio nelle periferie, nelle province o nel sud Italia – o familiari) e si deve fare i conti con discriminazioni e mancanza di riconoscimento delle proprie scelte, se non con una medicalizzazione delle stesse. 

Accessibilità e inclusività sono alla base della nostra proposta, per fornire un’educazione sessuale che prende in considerazione le esperienze di persone LGBTQ+, di origine migrante, con disabilità, ecc… Ci venga perdonata la generalizzazione in questo senso ma sappiamo che sarà un tema su cui riflettere e lavorare nei prossimi mesi.

Immaginare un’educazione alla sessualità e affettività per tutte e tutti sarà possibile solamente coinvolgendo attivamente le persone a cui ci si rivolge, senza avere la pretesa di imporre dei modelli, ma consapevoli che sessualità e relazioni ci riguardano tutti.

Sappiamo bene che anche in questo senso stigma e pregiudizi è essenziale comprendere che sessualità e relazioni sono questioni che riguardano tutti e tutte, e quindi l’approccio educativo deve essere adattato alle esigenze delle diverse comunità. 

Oltre a ciò, riteniamo fondamentale che l’educazione sessuale nelle scuole sia comprensiva e integrata con un’analisi politica attuale, trattando temi come la contraccezione e la battaglia per renderla gratuita; le malattie sessualmente trasmissibili senza un approccio medicalizzante; la lotta per il diritto ad un’adeguata sanità pubblica; il diritto all’aborto; il diritto ad avere accesso ai consultori pubblici, a test per le malattie sessualmente trasmissibili gratuiti, al congedo mestruale, a dei Centri Anti Violenza potenziati e capillari in ogni territorio (e non chiusi o sgomberati come vediamo accade sempre più spesso) e, infine, il diritto ad avere dei presidi sanitari che forniscano informazioni e servizi anche nelle scuole…

Ma educazione alla sessualità ha significato per noi anche avere l’opportunità di parlare anche di malattie invisibilizzate, che per tantissime donne rappresentano una realtà terribile con cui devono combattere quotidianamente, come per esempio l’endometriosi o la vulvodinia, per le quali gli effetti dei tagli sulla ricerca e la sanità pubblica si fanno ancora più sentire.  

Conclusioni: un invito a collaborare con noi 

Riteniamo che la pratica di un’educazione sessuale e affettiva alternativa possa essere il primo passo per immaginare una società basata sul benessere collettivo, relazioni egalitarie e libertà.

Questo richiede un cambiamento radicale della società, e ci impegniamo a costruire una proposta credibile che risponda alle esigenze dei diversi contesti sociali, economici e territoriali, così come alle diverse fasce d’età e contesti scolastici. 

L’educazione sessuale e affettiva rappresenta per noi un’importante forma di autodifesa contro i ruoli e gli stereotipi di genere imposti dalla società, e costituisce un primo passo per contrastare un sistema che alimenta violenza e discriminazioni di genere. Rifiutare modelli elitari e individualistici di liberazione sessuale e di genere è essenziale per costruire una società più equa fin dalle fondamenta. 

Chiunque sia interessato a leggere l’articolo completo, contribuire al ragionamento con commenti, riflessioni e anche critiche oppure voglia prendere parte alle nostre giornate di educazione nelle scuole può scrivere a donnedeborgata@gmail.com oppure contattarci su Facebook e Instagram. 

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