E’ inevitabile – davanti alle due guerre in corso ai nostri confini – chiedersi quali siano gli obiettivi strategici dei diversi paesi coinvolti. Parliamo degli obiettivi realistici, quelli che con molti sforzi si possono raggiungere, non quelli onirici ribaditi nelle dichiarazioni pubbliche di esponenti politici inetti che non sanno neanche in che mondo stanno.
In fondo dovrebbe essere noto che “vincere” significa raggiungere un nuovo equilibrio stabile, non “fare più danni possibili” al proprio avversario. E questo “nuovo equilibrio” possibile non si vede proprio nel caso di Ucraina e Israele (l'”annientamento” degli avversari è un delirio febbrile, non qualcosa di realizzabile).
E se per Russia e Iran gli obiettivi sono chiari – bloccare l’ulteriore espansione della Nato ad est, nel primo caso, garantirsi uno sviluppo pacifico nel secondo (giova ricordare che Tehran, sia che piaccia sia che la si odi, non ha fin qui mai attaccato nessuno) – assai meno chiari sono quelli della junta che governa a Kiev (e quindi quelli di Stati Uniti e Unione Europea) e della banda di genocidi millenaristici che impazza a Tel Aviv.
Persino l’eventuale uso dell’arma atomica – che Israele possiede, ma l’Ucraina no – garantirebbe a Tel Aviv un periodo limitato di “prevalenza strategica”, compensato però da un maggior numero di nuovi nemici e da un isolamento internazionale (non da parte degli Usa, certo) pressoché totale.
Se si sta alle dichiarazioni, infatti, bisognerebbe assumere che l’obiettivo della guerra sia per entrambi… cambiare il proprio nemico. Ossia scatenare un auspicato “regime change” in Russia e Iran. Non mancano, come in nessun paese del mondo, malcontenti popolari per le più diverse ragioni, ma anche gli analisti più euro-atlantici sono costretti a ricordare che entrambi i popoli, di fronte a un “pericolo esistenziale”, sono da sempre abituati a stringersi e resistere.
L’unico “regime change” avvenuto in quei paesi a causa di una guerra esterna è stato addirittura una sciagura per il capitalismo occidentale: la Rivoluzione e la nascita dell’Unione Sovietica…
Siamo perciò andati a vedere tra i diversi analisti di strategie militari e abbiamo trovato questo notevole ragionamento di Gianandrea Gaiani, su Analisi Difesa, peraltro denso di informazioni che – al contrario della propaganda bellica stile Corsera o Repubblica – restituiscono un quadro assai meno trionfalistico per i “beniamini” dell’imperialismo neoliberista.
Buona lettura.
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Sacrificare vite per salvare poltrone?
Un filo comune unisce in modo sempre più stretto Benjamin Netanyahu a Volodymyr Zelensky: entrambi vogliono o devono continuare a combattere guerre che hanno ampiamente dimostrato di non essere in grado di vincere sul campo di battaglia.
A ben vedere, entrambi gli statisti fanno di tutto per allargare il conflitto coinvolgendo l’Europa e la NATO contro la Russia o gli Stati Uniti contro l’Iran perché nessuno dei due ha raggiunto gli obiettivi militari che si era prefissato, né sembra essere in grado di raggiungerli in un futuro ragionevolmente breve.
Netanyahu aveva dato il via alle operazioni a Gaza il 27 ottobre 2023 in risposta all’attacco di Hamas di 20 giorni prima con l’obiettivo dichiarato di distruggere militarmente la milizia islamista palestinese. Che è stata indubbiamente indebolita ma non è stata annientata. A essere completamente distrutta è stata invece la Striscia di Gaza, che l’esercito israeliano ha occupato per poi ritirarsi da molte aree e in queste ore ricominciare ad avanzare per riprenderne il possesso di una parte.
Anche sugli altri fronti non è andata meglio. Israele ha distrutto molti centri del Libano meridionale e alcuni quartieri di Beirut uccidendo molti miliziani di Hezbollah che però mantiene ampie capacità militari.
In Cisgiordania gli scontri continuano e la minaccia di riempire la regione di colonie ebraiche e cacciarvi i palestinesi non si è ancora concretizzata mentre in Siria gli israeliani hanno occupato la regione meridionale pur senza aver subito attacchi da quel confine dopo la caduta del regime di Bashar Assad.
Gli Houthi yemeniti sono ancora in grado di colpire Israele con missili e droni; l’accordo che la milizia ha stipulato con gli Stati Uniti ha portato alla fine degli attacchi ai mercantili in transito tra Golfo di Aden e Mar Rosso in cambio della sospensione dei raid americani ma non riguarda gli attacchi allo Stato ebraico.
In questo contesto Netanyahu ha attaccato i siti nucleari dell’Iran proprio mentre Donald Trump tenta faticosamente di negoziare con Teheran. Il presidente statunitense prima ha preso le distanze dall’attacco dicendo che ne era informato ma le forze americane non avevano avuto nessun ruolo, poi (con la coerenza e lucidità che Trump dimostra ormai ogni giorno) ha definito “eccellenti” i raids israeliani perché impediranno all’Iran di avere armi atomiche.
L’attacco israeliano non offre però alcuna garanzia di successo poiché parte dei siti atomici, come di quelli missilistici, sono stati da tempo trasferiti in bunker situati molte decine di metri sotto terra o all’interno di montagne, al riparo anche dalle più potenti e precise bombe a penetrazione.
Inoltre l’Iran ha dimostrato l’anno scorso di possedere missili che per velocità e manovrabilità sono in grado di colpire Israele senza farsi intercettare.
In risposta alle dure critiche di Trump, che ha addirittura minacciato di riconoscere lo Stato di Palestina, il premier israeliano ha annunciato che occorre prepararsi a combattere anche senza l’aiuto statunitense.
Frase patriottica ad effetto ma che esprime però un concetto inapplicabile sul piano finanziario e militare. Israele combatte da 20 mesi grazie agli aiuti militari aggiuntivi statunitensi per 10 miliardi di dollari, soprattutto munizioni, forniti nel 2024, senza i quali non avrebbe potuto alimentare l’offensiva a Gaza.
Senza di essi l’industria della Difesa israeliana non sarebbe in grado di produrre armi e munizioni a sufficienza per alimentare tutti i fronti di guerra aperti da Israele.
Karnit Flug, ex governatore della Banca d’Israele e attuale ricercatrice senior presso l’Israel Democracy Institute (IDI) ha affermato il mese scorso che la ripresa dei combattimenti a Gaza e l’aumento del fabbisogno di finanziamenti per la difesa potrebbero mettere a rischio i servizi pubblici israeliani, già sotto pressione, come ospedali, scuole e trasporti.
Si teme che l’incombente minaccia di sanzioni economiche da parte degli alleati occidentali possa ulteriormente compromettere la qualità della vita degli israeliani, limitare i motori di crescita del Paese e innescare un massiccio deflusso di contribuenti e capitale umano, ha ammonito Flug, che presenterà a breve i risultati di uno studio sulle ripercussioni del cambiamento di priorità di bilancio da parte del Governo dallo scoppio del conflitto. Lo studio esamina anche le implicazioni che il previsto aumento della spesa per la difesa potrebbe avere sulla spesa civile e sui servizi pubblici.
La guerra senza vittoria di Israele non è quindi più sostenibile in termini militari e finanziari, per questo l’attacco all’Iran mira a coinvolgere anche gli Stati Uniti e l’Europa in un conflitto che altrimenti Israele perderebbe per mancato raggiungimento degli obiettivi.
Scenario simile in Ucraina per Volodymyr Zelensky le cui truppe perdono terreno ogni giorno su tutti i fronti e Kiev punta ad alzare l’escalation con attacchi in Russia alle basi dei bombardieri strategici difficilmente attuabili senza l’aiuto di nazioni aderenti alla NATO con l’obiettivo di coinvolgerci tutti nella guerra.
Del resto l’Ucraina non sembra avere nessuna possibilità di riconquistare i territori perduti, ma neppure di riuscire a fermare l’avanzata russa. La difesa area è ormai priva di missili e l’Occidente non può fornirne altri mentre quelli nuovi ordinati alle aziende produttrici potranno consegnarli forse tra 12 o 18 mesi.
Senza difesa aerea gli stabilimenti industriali ucraini sono già oggi alla mercè dei sempre più intensi bombardamenti russi e nascondere nei centri urbani le fabbriche per produrre droni potrà aumentare il numero di vittime civili, non fermare i bombardamenti russi.
Scarseggiano anche le munizioni d’artiglieria mentre le perdite tra i militari di Kiev sono talmente elevate da provocare proteste tra gli ufficiali e rischi di ammutinamento tra le truppe dove già abbondano le diserzioni. Diverse fonti, anche ucraine, valutano che in assenza di un accordo per il cessate il fuoco le forze di Kiev possano collassare a partire dal prossimo mese.
Un articolo del giornale svizzero Les Temps ha riferito della stanchezza dei soldati ucraini, giunti al limite delle loro capacità tra perdite enormi, massicce diserzioni e renitenza alla leva e difficoltà nel reclutamento forzato. I russi invece continuano ad arruolare volontari a contratto: 175 mila nei primi mesi dell’anno, 35 mila al mese secondo fonti di Mosca che sono in linea con le valutazioni ucraine che ne stimano oltre 1.200 al giorno e quelle della NATO pari a circa 30 mila al mese.
Per il presidente della Commissione Difesa della Duma russa, Andrei Kartapolov, “l’Ucraina ha sufficienti risorse rimaste per supportare azioni militari attive per circa un mese. Dopo questo periodo, con ogni probabilità, non assisteremo più ad azioni tanto intense quanto quelle attuali, da parte loro. Gli europei ne sono pienamente consapevoli e ben informati in proposito. L’intera posizione dell’Occidente (a proposito del cessate il fuoco) si basa sulla constatazione di questo fatto. È chiaro, lo sappiamo, ed è per questo che non abbiamo intenzione di accettare un cessate il fuoco”.
La valutazione del parlamentare russo sembra trovare conferme negli Stati Uniti e nella stessa Ucraina. Un rapporto del Pentagono dello scorso settembre stimava in 7/9 mesi la capacità residuale di resistenza ucraina. A fine gennaio di quest’anno il capo dei segreti servizi militari ucraini Kirylo Budanov, riferì che in assenza di un accordo entro 6 mesi l’Ucraina avrebbe rischiato un processo disgregativo.
Come ha detto il mese scorso l’ex consigliere presidenziale Oleksy Arestovic, l’Ucraina può perdere oggi Crimea e altre quattro regioni accettando le condizioni poste da Mosca, oppure continuare a combattere e tra sei mesi perderne setto o otto.
Per Zelensky vale quindi lo stesso interrogativo che si pone per Netanyahu: perché continuare a combattere guerre che con tutta evidenza non si possono vincere? Perché si sacrificano vite perseguendo obiettivi ormai chiaramente irraggiungibili?
L’unica risposta plausibile è che la sconfitta determinerebbe per entrambi i leader il forte rischio, se non la certezza, di vedere conclusa la propria parabola politica. In poche parole, perderebbero poltrona e potere.
Una spiegazione che a ben guardare sembra costituire la motivazione che muove molti leader europei, da Ursula von der Leyen ai suoi commissari fino a Macron, Starmer, Merz, i leader baltici e nordici, tutti protesi a far continuare un conflitto, a patto che continuino a morire invano solo gli ucraini (l’Occidente bellicoso sulla pelle degli ucraini), la cui conclusione renderebbe manifesto il loro già evidente fallimento politico, economico e militare.
Per tutti loro la missione sembra essere una sola: sacrificare ancora a lungo inutilmente molte vite per conservare temporaneamente le poltrone.
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Giuliana Cudicio
Più che un commento la mia è una riflessione o forse una domanda che mi nasce spontanea ogni volta che gli USA intervengono per “portare pace e democrazia” in qualche parte del mondo. Ed è questa: se ogni Nazione ha, nell’ambito del proprio territorio, sovranità assoluta, perché non dovrebbe l’Iran o il Liechtenstein…produrre gli armamenti che vuole? Perché gli USA, se non ricordo male, sono gli unici ad aver prodotto ed usato armi nucleari (ed altre, di distruzione di massa…) La Francia, la Russia, la GB, Israele, la N Corea… (Stato canaglia!) hanno l’atomica, E chissa quanti altri Paesi: noi italiani abbiamo una buona dotazione di testate nucleari che gli USA hanno posizionato sul ns territorio (NATO!) E allora perché l’Iran non potrebbe costruire quello
che vuole a casa propria… La sovranità nazionale è SEMPRE soggetta al placet degli USA…??!
Luca
Porgo i complimenti ad uno dei pochi analisti indipendenti. In occidente subiamo una propaganda da parte di giornalisti autodefinitisi “Liberi” ma in realtà non lo sono. Nell’occidente libero, abbiamo bisogno di reporter seri e il popolo deve conoscere la verità e non esaltazioni di piccole incursioni per continuare un supporto ad una guerra persa.
Raffaella Solero
basta! basta! ma vi rendete conto di quante vittime innocenti?
Gian Luigi Castelli
quando il possesso di poltrone e territori prevale sul rispetto delle persone, dei popoli, delle etnie che hanno il diritto di una propria terra e di coltivare le proprie tradizioni
Andrea
Anche la guerra in Vietnam sembrava impossibile da vincere da parte dei Vietcong, eppure, vinsero! Personalmente, non credo che sia una” questione di poltrone” quanto, piuttosto, di dignita’ e di sopravvivenza! Probabilmente, neanche i nostri partigiani avrebbero imbracciato le armi se avessero considerato soltanto le probabilita’ di vittoria!
Jack
non ci siamo. Giusto non allinearsi con la stampa occidentale politicizzata però neppure fare la medesima cosa a parti inverse difendendo russia e iran, due regimi, che tra l’altro sono in guerra per motivi diversi. Ricordo che la russia é molto più forte dell’ucraina e l’ha attaccata e l’iran é più debole di israele ed é stata attaccata. anch’io guardo con disprezzo alcuni politici ma non difendo per questo dittatori (entarmbi) misogini (iran) e sanguinari
Redazione Contropiano
se dovessimo valutare i conflitti nel mondo secondo i tuoi criteri dovremmo augurare a tutti la morte peggiore…
anche perché i tuoi criteri sono in buona parte quelli della propaganda occidentale.
o credi davvero che l’Occidente (il vero backstage di Israele e Ucraina) stia muovendo guerre da 30 anni per la “libertà delle donne” ed “esportare la democrazia”?
Gino
Se tu avessi un vicino di casa psicopatico che giura di farti saltare in aria perché sei un cancro da estirpare, sono certo che cambieresti casa oppure faresti di tutto per non fargli avere le bombole del gas o far cambiare casa a lui.
Redazione Contropiano
Punto 1. In questo caso il vicino di casa che si lamenta è lo stesso che parla di espandere il proprio giardino in quello dei vicini, ed è lo stesso che le bombole del gas le ha nascoste in cantina e non lo dice a nessuno. E ogni tanto ti viene a dare fuoco all’aiuola. Punto 2. Ora fuori dalla metafora, proprio per evitare queste diatribe esiste il diritto internazionale. Sistemicamente sfregiato da Israele. Se decidi di abbandonare qualsiasi mediazione perché affermi di avere il diritto divino dalla tua, devi sperare che qualche forza onnipotente sia davvero dalla tua, perché non potrai evitare la legittima reazione altrui.
APC
caro Jack, non ci sei tu … Non puoi affermare semplicemente che “la Russia è più forte dell’ Ucraina e l’ ha invasa … ” credo necessiti di un po’ di Storia, almeno dal 1991 … se basta … studia prima di scrivere assurdità
Sergio Barachetti
L’equilibrio mondiale si è perso con la caduta dell’Unione Sovietica. La paura uno dell’altro ha creato la pace per cinquanta anni. Poi non ha avuto più freni l’imperialismo americano. Gli USA sono stati sempre stati in guerra: prima la Corea poi il Vietnam, l’Iraq, l’Afganistan. Poi con la scusa di esportare la democrazia ha destabilizzato diversi paesi con governi non graditi a loro, creando invece il caos come in Libia. Da ultimo il capolavoro di Biden e Obama che hanno creato la guerra civile in Ucraina, abbattendo un governo filo sovietico eletto democraticamente nel 2010 dal 52 per cento degli Ucraini. Il vero doppio scopo degli USA era da una parte tirare in conflitto la Russia in modo da indebolirla militarmente, e l’altro più importante indebolire economicamente l’Europa rompendo il commercio con la Russia (le industrie europee non hanno più le materie prime e l’energia a prezzi bassi cosicché non sono più competitive con le industrie americane e mondiali – vedi la Germania) Non capisco i governanti europei che non si sono accorti di questo secondo fine.
I media occidentali più che informazione hanno fatto solo propaganda. Se non si tiene conto che una parte della popolazione UCRAINA è filorussa non si potrà arrivare ad una pace giusta e duratura.
Ora che gli USA sono la potenza dominante può fare quello che vuole, se si prenderà la Groenlandia chi si opporra?. E con la protezione degli USA Netanyahu sta facendo quello che vuole. Non è antisemitismo, anzi la maggioranza degli Israeliani non è d’accordo con l’attuale governo. È da condannare la PREPOTENZA sua e degli estremisti religiosi.
Michele Mastrantonio
io tralascio le critiche a questo o quel politico, penso soprattutto a quanti morti, feriti nel corpo e nell’anima, mutilati, alle mille sofferenze inflitte dalle guerre ed alla totale mancanza di coraggio di chi osserva queste tragedie.
Dico mancanza di coraggio perché nessuno sembra essere in grado di almeno tentare di fare appello al mondo intero affinché tutti si riuniscano e si accordino cosicché si stabiliscano giusti confini geografici, giusti limiti di sovranità e di economia, si lavori tutti insieme per sconfiggere fame e povertà contro un benessere senza limiti ed un regime di concorrenza che rende ogni stato sempre più avido e al tempo stesso diffidente nei confronti di altri stati.
Un sistema economico iniquo adottato da tutti e che dovrebbe far riflettere ogni uomo perché ci rende tutti colpevoli di tante sofferenze.
le guerre inoltre accelerano il disastro ambientale e divorano risorse immense che, razionalmente e diversamente utilizzate, potrebbero davvero contribuire significativamente a risollevare le sorti del pianeta e dell’umanità.
Ci sarà mai un capo di stato che faccia questo appello di ragionevolezza e buon senso attirando e coalizzando tutti quei popoli che finalmente vorrebbero uscire da questa spirale perversa e via via convincendone sempre di più?
Oppure un organismo internazionale come l’ONU, nato proprio per scopi simili, riuscirà ad illuminare le menti dei governanti affinché cambino i propri schemi mentali e pensino al vero benessere dei popoli?
Chi a suo tempo scrisse l’apocalisse non si faceva illusioni in merito, e forse aveva ragione, ma il coraggio di lottare anche per ciò che sembra impossibile io voglio continuare ad averlo, per L’Italia, per il Mondo, per le persone che amo di più!
Giovanni
ma scusate è propaganda occidentale falsa oppure in Europa e negli stati occidentali è possibile andare per strada e gridare governo ladro e farabutto senza rischiare di essere arrestato o ucciso perché qualcuno che comanda ha deciso che non si può dire?