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Il paese che sta diventando una caserma

Dal dopo 15 ottobre e con il cambio di governo, le regole di ingaggio messe in campo dal nuovo esecutivo sul piano dell’ordine pubblico sono molto preoccupanti ma non sorprendenti. La mano pesante contro i movimenti e i settori sociali che si oppongono alle misure del governo Monti nella gestione della crisi, sono ormai una costante.

L’affermazione del ”dispotismo tecnocratico” sulla gestione delle scelte strategiche del governo, in sintonia con i diktat dell’Unione Europea, riducono al minimo i margini e gli strumenti della mediazione nei conflitti sociali, che inevitabilmente rappresentano l’indicatore della crescente precipitazione delle condizioni di vita dei ampi settori della popolazione. Se il governo intende procedere con i diktat (sul mercato del lavoro, sulle misure antisociali, sulla Tav etc.) è chiaro che non ritiene più necessaria la salvaguardia della coesione sociale ma solo l’affermazione – anche manu militari – della governance. La linea indicata dalla catena di comando – dal ministero degli interni fino ai questori – è dunque giù manganellate e arresti dalla Val di Susa a Napoli, dalla Capitale alla Sardegna. Chi rompe il consenso tripartizan al governo Monti – magari contestando in ogni dove la presenza degli uomini del potere – deve essere ridotto al silenzio, le strade delle città non devono essere percorse dalla visibilità del disagio sociale – ma ridotte come “strade di una caserma opportunamente ampliata”, così invocava Haussman quando sventrarono Parigi a metà dell’Ottocento per evitare le barricate delle rivolte popolari.

Per impedire che si affermi questo scenario riteniamo doveroso solidarizzare con Paolo Di Vetta e tutte le attiviste e attivisti sociali che dalla Val di Susa a Napoli, passando per la Capitale, stanno opponendosi al ritmo di marcia dei nuovi bonapartisti, ai despoti tecnocratici su mandato europeo. Per questo intendiamo sostenere tutte le iniziative che cercheranno in ogni modo di impedire che il nostro paese diventi una caserma e che le uniche proteste ammesse siano solo quelle dei banchieri.

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