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Bombe e potere

Una ragazza è stata uccisa, sei sono rimaste ferite.

Sono state usate bombole di gas innescate con un telecomando e un sensore volumetrico. E se si mette una bomba si cerca una strage. Di un gruppo di ragazze, in questo caso.

L’attentatore è stato ripreso dalle telecamere di uno o più negozi davanti alla scuola. È un uomo bianco, di mezza età. Chi ha fatto circolare le immagini ne ha anche oscurato il volto.

Un ex sottufficiale dell’Aeronautica è sotto interrogatorio da 36 ore.

I magistrati che indagano risultano clamorosamente divisi tra loro sull’interpretazione degli indizi.

Il governo e i media mostrano un bisogno immenso di avere un «nemico» contro cui scaricare tutte le tensioni e la rabbia sociale che sta montando nel paese. Un «nemico» che deve essere oscuro, irrazionale, inconoscibile; pericoloso per la popolazione ma innocuo, anzi utilizzabile, per il potere. Il più esplicito, su questo terreno, è stato Mario Monti, che ha immediatamente invitato alla «fermezza contro l’eversione». Quasi un lapsus rivelatore, come ha colto subito questo giornale: «”Eversione” è una di quelle parole usate a pen di segugio, che dovrebbero indicare vaghe finalità politiche dietro un atto o un comportamento. […]: “eversivi” sono quegli atti compiuti dal potere per violare le regole istituzionali entro cui il potere deve muoversi. Eversore, dunque, è non solo il “servitore dello stato” che mette una bomba, ma anche chi – dalla posizione di capo del governo – pensa di potersene servire per rafforzare in senso extraistituzionale il proprio armamentario di potere».

 

La divisione tra i magistrati è in questo senso esemplificativa. Il procuratore di Brindisi, con le prove in mano, propende per il «gesto isolato», escludendo «grandi organizzazioni» mafiose o «terroristiche» dietro il gesto. Il procuratore antimafia, al contrario, non vuole escludere la pista mafiosa locale; anzi, vorrebbe fosse quella privilegiata. Non è difficile intravedere dietro la divisione una pressione governativa sul secondo.

Un «gesto isolato» significa grosso modo che è entrato in azione un matto, per ragioni che sapremo solo quando sarà preso. Di attentatori che diventano “matti” solo dopo l’arresto o la morte (vedi il caso della bomba al Manifesto e della strage di immigrati a Firenze) sono piene le cronache di questo paese. Con un video in mano, è possibile che venga identificato abbastanza presto. Anzi. Sembra che lo sia già stato.

Quella del “matto” è un’ipotesi attendibile?

La storia di questo paese ci mostra un numero spaventoso di stragi realizzate dal potere o da organizzazioni mafiose che stavano «trattando» con il potere. In entrambi i casi la popolazione viene considerata carne da macello in un progetto di dominio. Non c’è differenza qualitativa tra il governo «legale» di questo paese e quello illegale delle mafie.

La bomba di Brindisi sembra quasi il frutto di un ragionamento che ha ripercorso la storia delle stragi per arrivare a individuare qualcosa che non era mai stato fatto prima: uccidere solo delle ragazze. Un qualcosa di davvero estremo, tale da azzerare la volontà – prima che la capacità – di capire.

La reazione delle penne di regime è stata scontata e rivelatrice. Abituate a muoversi nella costruzione di un «nemico» di comodo rischiano di «steccare» se l’urlo fallisce lo scopo. Se è stato un «matto», vogliamo dire, hanno sbagliato tutto e fatto vedere come «lavorano».

 

Finché il quadro degli «indizi» rimane incerto, ci sembra stupido sposare una tesi invece che un’altra. Ma invitiamo tutti a studiare le «coazioni a ripetere» della propaganda di regime, gli argomenti che usa, i collegamenti arbitrari ma mirati che istituisce. Rivelano un bisogno ed è pronta, per questo, a scagliarsi come una falange contro qualsiasi bersaglio il regime gli indicherà. Dicono, sulla fase politica attuale, molto più di quanto vorrebbero.

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1 Commento


  • Enrico

    Da quando bombole di gas esplodono come descritto ? ma neanche sul Topolino…

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