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Ma chi ha vinto?

Emerge con chiarezza come sia ormai esaurita la rappresentanza politica così come l’abbiamo conosciuta. Il dato delle elezioni locali si fonde, in questo caso, con la liquidazione della rappresentanza politica decretato dall’alto.

Il processo di gerarchizzazione a livello europeo rende infatti quasi superflue le forme di rappresentanza istituzionale che fino a oggi hanno avuto centralità. A decidere ormai sono altri istituti e quelli nazionali o locali appaiono privi dell’autonomia necessaria per una azione di governo effettiva, quindi condizionabile dal basso attraverso il voto. Le dichiarazioni di Bersani in un dibattito televisivo, secondo cui deve essere il Parlamento Europeo ad assumere il potere di indirizzo mentre i parlamenti nazionali devono gestire solo l’ordinaria amministrazione, rende esplicito questo dato di fatto.

Se così è, diventa evidente come vengano meno differenze e funzioni degli apparati e dei partiti che fino ad oggi hanno diviso e monopolizzato il “mercato della politica”. In sintesi la “classe politica esistente” non serve più. Questa confusa consapevolezza si è manifestata sia attraverso un aumento dell’astensionismo ai ballottaggi (con punte del 60%), sia premiando liste e candidati in qualche modo “contro” la casta politica per come viene percepita (dai grillini nel Nord a Orlando a Palermo).

Questa crescente divaricazione non salva il Pd, l’Idv o i partiti della sinistra radicale (Sel, Fds), i quali vengono percepiti come parte del problema e non come elementi di rottura. Il Pd porta a casa la pelle lì dove mantiene la coalizione “di sinistra” con Idv, Sel, Fds, ma soffre visibilmente dove ha forzato per imporre i propri candidati. La fragorosa disgregazione della coalizione di destra senza più Berlusconi (PdL-Lega) ha poi consentito al Pd di minimizzare la sconfitta. Bersani continua a parlare di vittoria ma con la faccia di chi sta partecipando ad un funerale, mentre dentro al partito si parla apertamente di resa dei conti. Sembrano scomparsi senza lasciare tracce i “centristi” di Casini & c.

Nel breve orizzonte si delineano già le contraddizioni con cui fare i conti, anche per il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. La generica “buona amministrazione” infatti dovrà adesso misurarsi con una realtà condizionata dalla gerarchizzazione decisionale a livello europeo, con gli effetti della crisi economica e con le politiche di rigore che metteranno a dura prova anche i “governi dei migliori” che sono stati premiati dalle urne. Lastricare di buone intenzioni le campagne elettorali è un conto, fare i conti con i poteri forti e gli interessi materiali sul territorio è un altro.

Il cortocircuito tra crisi economica, peggioramento delle condizioni sociali di vita dei settori popolari e crisi della rappresentanza politica, può diventare un gorgo incerto e impraticabile o una opportunità per i movimenti che sostengono un cambiamento politico-sociale in senso democratico e anticapitalista. Tra le due opzioni riteniamo che vada e possa essere ingaggiata la seconda, cosa che ad esempio il movimento No Debito e alcune reti di movimenti sociali e sindacali stanno facendo con continuità e un certo successo. A questo punto si tratta, in tempi brevi, di allargare e consolidare quanto si è accumulato e di dargli il respiro e il radicamento sociale necessario.

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2 Commenti


  • giovanni

    “minimizzare la sconfitta.”
    98 comuni su 170 circa, 5 anni fa erano 56. Negare l’evidenza va bene se si è un telegiornale delle tv in mano a Berlusconi, se si è di sinistra o si è completamente succubi della propaganda, o si è fuori dal mondo, ma di brutto.


  • giangiacomo

    L’analisi del voto la condivido, e condivido anche la necessità di percorrere una strada che restituisca rappresentatività al cittadino e permetta di trovare un modello politico differente, in opposizione a questo orrendo e spietato neo-fascismo finanziario ….
    l’unica cosa che tuttavia mi demoralizza è il come:
    può una “rete” di movimenti e sindacati, un insieme variegato di idee e percorsi, unirsi e ancorarsi finalmente ad un’ “idea” differente, unitaria, da opporre alla realtà delle cose?

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