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Il contesto somiglia a quello di “Furore”, il romanzo di Steinbeck ambientato negli Usa durante la Grande Crisi del ’29, quando operai e braccianti – molto spesso immigrati – dovevano scontrarsi con i crumiri assoldati dalle aziende per lavorare a paghe ancora più basse di chi scioperava e con i poliziotti che gli spianavano la strada.

Nelle cooperative e gli appalti di un settore particolare dell’impresa che è la logistica, da mesi, episodi come questi si vanno ripetendo. E’ un settore diventato strategico nell’epoca del just in time e nella fase in cui la circolazione e la distribuzione delle merci sono decisive sui mercati. Ma è anche un settore in cui la composizione della forza lavoro è caratterizzata da un alto numero di immigrati sottoposti a livelli di sfruttamento e di “flessibilità in uscita” assai elevati. In questo settore, la ultraflessibilità salariale e i licenziamenti agiscono con sistematicità quotidiana dentro un reticolo di appalti e subappalti a cooperative e piccole aziende del tutto subalterne alla verticalizzazione che porta invece a pochi, grandi monopoli.

A Basiano le scene di lotta di classe contengono in sé modernità e rigurgiti ottocenteschi, fino al fermo immagine di operai e poliziotti che si scontrano con durezza inusitata in un picchetto davanti ad un grande magazzino di una catena commerciale. Ma le cariche poliziesche al picchetto di Basiano ci mandano a dire anche almeno tre cose:

1) la mediazione sociale sta ormai evaporando sia nelle relazioni sindacali che in quelle più generali. Se escono di scena gli agenti della mediazione (dal sindacalista al funzionario ministeriale, dall’operatore all’assistente sociale), restano in campo solo quelli con casco e manganello;

2) quando il governatore della Bce afferma che il “modello sociale europeo non è più sostenibile”, significa che i rapporti tra le classi su cui è stata formata l’Europa del dopoguerra non esisteranno più;

3) dentro la crisi sistemica in corso, la democrazia è diventata per il capitalismo una opzione non più indispensabile, anzi, tendenzialmente ingestibile.

Uno schema “culturale” che contiene variazioni in corrispondenza di fattori “endogeni” al sistema politico nel nostro paese. Il Presidente del Consiglio Monti è del resto un uomo di punta di quella Commissione Trilaterale che dal ’74 teorizza che “troppa democrazia” sia dannosa per il sistema fondato sul libero mercato.

La tesi venne esposta nel pieno della crisi del ’73, di cui quella in corso appare come l’onda lunga di un nodo irrisolto. Ritenere che la democrazia sia solo la possibilità di votare qualche volta per un sindaco o per il Parlamento può essere una sottovalutazione pericolosa.

Per questo motivo è importante che un fatto grave come quello avvenuto a Basiano non venga liquidato come un episodio spiacevole, ma occasionale. Ed è ancora più importante che la partita sull’art.18 e la controriforma Fornero sul lavoro incontri la dovuta resistenza e opposizione, a cominciare dallo sciopero generale del 22 giugno.

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