Sono bastati pochi segnali e gesti simbolici per accreditare un’operazione d’immagine che il Vaticano prepara con cura da tempo. In particolare il nome, che si richiama, secondo i media, al poverello d’Assisi. Ma che a detta di alcuni media latinoamericani sarebbe un omaggio a San Francisco Xavier, tra i fondatori dell’ordine dei Gesuiti al quale Bergoglio appartiene.
Ma Francesco I è un Papa Nero.
Nero non per il colore della pelle. Ma per i suoi trascorsi di vicinanza con la destra argentina e di collaborazione con una delle più feroci dittature militari che abbia governato in America Latina negli ultimi decenni. Nero per la sua concezione estremamente conservatrice dei rapporti sociali – in tema di diritti civili e ruolo della donna nella società, ad esempio – che si nasconde dietro una rappresentazione pauperista data per buona dai commentatori.
E nero per la funzione che le gerarchie cattoliche affidano a lui in un America Latina scossa dal vento del rinnovamento sociale e dei governi progressisti e rivoluzionari. Una funzione simile, come nota oggi Messori sul Corriere della Sera, a quella che la Chiesa e l’Occidente intero affidarono qualche decennio fa, ai tempi della guerra fredda, al polacco Giovanni Paolo II.
I suoi trascorsi nella e con la dittatura di Massera e Videla sono ampiamente documentati in inchieste, denunce, libri, testimonianze di vittime e di collaboratori dello stesso Pontefice. E risalgono a tempi non sospetti, quando Bergoglio era semplicemente l’Arcivescovo di Buenos Aires. Non si tratta di qualche voce, di qualche ombra che possa essere derubricata.
Basta leggere il bel lavoro di Horacio Verbitsky – El silencio – o le varie e circostanziate denunce delle Madres de Plaza de Mayo o di alcuni esponenti latinoamericani di quella teologia della liberazione che la chiesa di Bergoglio perseguitò senza remore.
Se un Ratzinger in tenera età era stato ritratto con la divisa da giovane nazista a pochi passi da Adolf Hitler, le foto che ritraggono Bergoglio e altri esponenti delle gerarchie ecclesiastiche argentine insieme a Videla (nella foto con Pio Laghi) – attualmente sotto processo a Buenos Aires per i crimini del suo regime – rimandano ad un passato assai più recente. E compromettente.
Un passato che getta un’ombra pesantissima sul tentativo da parte della Chiesa di riprendersi ciò che sta rapidamente perdendo.
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andrea nissardi
Roma
Gesuiti, eletto padre Adolfo Nicolas
Il Papa nero venuto dal Giappone
Benedetto XVI ha invitato la Compagnia di Gesù
a “promuovere la vera e sana dottrina cattolica”
Adolfo NicolasCITTA’ DEL VATICANO – Il gesuita Adolfo Nicolas è il nuovo “Papa nero”. Lo ha eletto al secondo scrutinio la Congregazione Generale riunita nella sede della Curia Generalizia in Borgo Santo Spirito, vicino San Pietro. La prima messa del religioso, che succede a padre Kolvenbach, è prevista per domani a Roma. Padre Nicolas, 72 anni il prossimo aprile, viene chiamato “Papa nero” per il colore della tonaca che indossa, perché è eletto a vita come il Pontefice ed è a capo, quale Superiore dei gesuiti, del più numeroso e potente ordine religioso del mondo. La lunga esperienza in Asia, terra in forte sviluppo di evangelizzazione, e le capacità “di governo” sono le doti sulle quali la Compagnia di Gesù ha puntato per l’elezione di Nicolas alla guida dei 19.200 gesuiti del mondo.
L’esperienza in Asia. Padre Nicolas ha un percorso formativo e pastorale tutto asiatico, svolto in particolare in Giappone. Tra i 29 successori dell’ordine fondato da Sant’Ignazio di Loyola nel 1540 il teologo spagnolo è il secondo ad arrivare dal Paese del Sol Levante, dopo il missionario Pedro Arrupe (uno dei testimoni della tragedia di Hiroshima). Nato nel 1936 a Palencia, in Spagna, si è laureato all’Università Gregoriana, nel 1971 ha conseguito un master in Teologia sacra ed è stato poi professore di Teologia Sistematica alla Sophia University di Tokyo.
Dal 1978 al 1984 ha diretto l’Istituto Pastorale di Manila, nelle Filippine. Dal 1991 al 1993 è stato rettore dello Scolasticato di Tokyo, poi fino al 1999 ha assunto il ruolo di provinciale della Provincia dei Gesuiti del Giappone. Il nuovo “Papa nero”, dal 2004 al 2007, è stato moderatore della Conferenza Gesuita dell’Asia Orientale e Oceania. Gode di ampia stima nell’Ordine e in Vaticano anche per essere stato segretario dell’ultima Congregazione Generale, con la quale padre Kolvenbach ha riportato i gesuiti a posizioni più moderate.
Monito del Vaticano. Nei giorni scorsi Benedetto XVI ha chiesto ai gesuiti una maggiore fedeltà nel “promuovere la vera e sana dottrina cattolica”, della quale “la Chiesa ha ancor più bisogno oggi, in un’epoca in cui si avverte l’urgenza di trasmettere ai contemporanei, distratti da voci discordanti, l’unico e immutato messaggio di salvezza che è il Vangelo”. Ratzinger ha definito “quanto mai utile” una pubblica riaffermazione della “propria totale adesione alla dottrina cattolica” da parte della Compagnia di Gesù, “in particolare su punti nevralgici oggi fortemente attaccati dalla cultura secolare, come il rapporto fra Cristo e le religioni, taluni aspetti della teologia della liberazione e vari punti della morale sessuale, soprattutto per quel che riguarda l’indissolubilità del matrimonio e la pastorale delle persone omosessuali”.
Il Pontefice ha poi riconosciuto “il valido contributo che la Compagnia offre all’azione della Chiesa in vari campi e in molti modi”, ribadendo l’urgenza che “la vita dei membri della Compagnia di Gesù, come pure la loro ricerca dottrinale, siano sempre animate da un vero spirito di fede e di comunione in docile sintonia con le indicazioni del magistero”.
(19 gennaio 2008)
sito de La Repubblica
QUESTO E’ SOLO L’INIZIO. SE POI VOLETE CONTINUARE A DIRE FREGNACCE, FATEMI SAPERE.
luciano
Ed ora aspettiamoci una più virulenta campagna “redentrice”dei popoli latinoamericani,rei di aver abiurato e rigettato il sacro verbo del “libero mercato”in nome di una politica che,nei fatti,assegna in modo più egualitario le immense risorse di quei paesi,mirata e in funzione di un potente e lungimirante piano sociale innestato su di una realtà fortemente segnata da quei”Piani di aggiustamento strutturale”inseriti a forza da “democratiche”giunte militari ispirate proprio da chi,in Europa,le sta praticando mascherate da “Piani salva stati”.Non passerà molto tempo dalla proclamazione del nuovo pontificato e dall’inizio di una nuova strategia delegittimante verso il nuovo corso istaurato dai governi argentino e venezuelano considerati dai circoli reazionari multinazionali pericolosi e di ostacolo per i sostanziosi ” affari”da sempre intercorsi fra la borghesia compradora locale e le élites internazionali.Dopo il papa polacco incaricato di sconfiggere il comunismo,ora è la volta del papa argentino con il compito di “normalizzare”i “riottosi”e “avventuristi”popoli del cono sud dell’America che dovranno ancora una volta trasformarsi in fedeli esecutori delle volontà e scorribande dei criminale capitalismo globalizzato.Non resta che sperare nella tenuta democratica e nella determinazione a mantenere vive le speranze di società più giuste che i governi ispirati a Bolivar hanno costruito e realizzato!