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Cipro. Allora si può fare!!



Qualcuno afferma che le sorprese migliori le riservano sempre i “più piccoli”. Il rifiuto del parlamento cipriota di adempiere al vergognoso diktat dell’Unione Europea sul prelievo forzoso sui conti correnti bancari per restituire un prestito imposto, somiglia decisamente al battito di ali di una farfalla che diventa uragano.

Cipro è un piccolo paese euromediterraneo che ha deciso di aderire all’Unione Europea, inclusa l’Eurozona, il gruppo di paesi che ha adottato l’euro come moneta comune. Ha un milione di abitanti, è divisa in due da una sanguinosa invasione che ha reso una parte dell’isola territorio turco, è un crocevia storico e naturale tra Europa e Medio Oriente, ospita una base militare britannica, ha scarsissime risorse industriali.

Le sue ricchezze sono il turismo, un sistema bancario generoso verso chi vi deposita i propri capitali e, recentemente, ha scoperto una serie di ricchi giacimenti di gas off shore al largo delle sue coste che fanno gola a Israele e Russia.

Come può un piccolo paese come Cipro trovare il coraggio di dire NO ai diktat dell’Unione Europea e dei suoi azionisti di riferimento (la Germania innanzitutto)?

Quanto accaduto si presta ad una serie di considerazioni che per semplicità proviamo a schematizzare:

  1. l’Unione Europea è guidata da una classe dominante e tecnocratica arrogante e insipiente. Si è male abituata al fatto che i governi dei paesi più deboli – i Pigs – abbiano accettato in modo subalterno i suoi diktat. Se l’appetito viene mangiando, una volta brutalizzate le società in Grecia, Spagna, Portogallo e Italia, hanno ritenuto di potersi permettere di tutto, incluso il prelievo forzoso sui conti bancari di un “nano” euromediterraneo come Cipro.
  2. L’Unione Europea adotta sistematicamente un doppio standard: brutale con i più deboli, indulgente – e anche di più – con i forti e i paesi a loro funzionali. La rapina che voleva adottare con Cipro non è stata infatti mai pensata per una situazione simile come l’Irlanda, dove c’è un sistema bancario simile. Perchè? Perchè a Cipro i capitali esteri nelle banche sono soprattutto russi e greci, in Irlanda sono britannici, statunitensi, francesi, tedeschi. Anche a Cipro un sesto dei capitali esteri nelle banche sono tedeschi ed infatti il piano di restituzione del debito vedeva coincidere la tranche ottenuta dal prelievo forzoso – 5,8 miliardi di euro – esattamente con l’esposizione bancaria tedesca a Cipro. Recuperato il malloppo per le banche tedesche, la “botta” sarebbe arrivata soprattutto per i capitali russi e greci.
  3. Il diktat imposto a Cipro dall’Unione Europea autorizzava il governo cipriota – dunque lo Stato – a bloccare i conti correnti e le transazioni online. Chi ha avuto per tempo “la dritta” è riuscito a spostare i propri capitali. Tutti gli altri no. Ma questo significa che lo Stato e i governi -se e quando vogliono – possono intervenire per limitare il mercato dei capitali e i movimenti finanziari. Non è vero dunque che i “mercati finanziari” siano inafferrabili e che gli stati debbano ineluttabilmente arrendersi al loro giudizio, ai loro rating, alla loro anarchia. E’ solo un problema di volontà politica e di strumenti adeguati.
  4. La questione di Cipro rivela anche scenari e tensioni geopolitiche crescenti. La Russia non ha preso male solo il tentato attacco ai propri capitali depositati a Cipro ma sta pensando anche a giocare una partita tremenda ma interessante. Se un piccolo paese aderente ad Unione Europea ed Eurozona deve dissanguarsi per ottenere un prestito di 10 miliardi, perchè non dovrebbe rivolgersi ad altri possibili creditori con minori pretese? O che magari non chiedono “cash”, ma contropartite sui giacimenti di gas off shore al largo di Cipro? L’Unione Europea ha costruito una sanguinosa camicia di forza economica sugli stati membri più deboli, chi vuole allentarla o – meglio ancora – liberarsene, non può che guardarsi intorno.
  5. Il governo italiano, Pd incluso, insistono nella lotta per la riduzione e la tendenziale scomparsa del denaro contante e sulla tracciabilità di ogni transazione, anche di entità ridotta. In questo modo i cittadini vengono espropriati della libertà di gestione del proprio risparmio e sottoposti all’arbitrio totale di un Stato asservito al mercato. Tenere il proprio denaro sotto il materasso o sotto il mattone deve diventare impossibile. I risparmi devono essere lì, sempre e solo a disposizione delle banche e dei possibili blitz dei governi e dell’Unione Europea. Lo hanno già fatto in Italia nel 1992 con il governo Amato, lo volevano fare con Cipro, dunque possono farlo ancora e ovunque.
  6. Infine, ma non certo per importanza, la vicenda di Cipro conferma tutta la straordinaria potenzialità del progetto sul quale stiamo lavorando per una nuova area economica euromediterranea sganciata dall’Unione Europea e soprattutto dall’Eurozona. Una liberazione dalla camicia di forza, ma anche una entità in cui gli Stati tornino a determinare la pianificazione economica attraverso le nazionalizzazione delle banche, il controllo sui flussi dei capitali privati, la nazionalizzazione delle aziende strategiche, il ripudio di un debito pubblico funzionale solo alle banche e al nocciolo imperialista dell’Unione Europea, il recupero della democrazia e della rappresentanza democratica come anima dei processi di cambiamento politico, economico, sociale. Da dove cominciare? Dal referendum popolare di indirizzo costituzionale sull’adesione dell’Italia ai trattati europei che occorre cominciare ad imporre al centro dell’agenda politica dei prossimi mesi, nel nostro paese e negli altri paesi Pigs dell’Europa.

    Non è una rivoluzione ma è una rottura significativa del quadro esistente. Cipro ha dimostrato che se si vuole si può fare. Viene da chiedersi: se non ora quando?

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