Chiude le porte al Presidente della repubblica tedesco, dice al Papa come deve essere fatta la via Crucis, ha congelato i negoziati per una tregua nella guerra. Va a braccetto solo con Stati Uniti e Gran Bretagna… ma vuole entrare a tutti i costi nell’Unione Europea, e quei due allocchi della Von der Leyen e di Borrell gli hanno portato anche l’invito di persona.
Le esternazioni di Zelenski e l’atteggiamento dei suoi emissari in Europa dovrebbero far venire i brividi invece di raccogliere applausi.
I governi europei forse non se ne sono resi conto ma hanno covato l’uovo del serpente ed ora li sta avvolgendo e sferra i primi morsi. Il presidente ucraino e il suo entourage, che arriva fino agli squadristi nelle Marche, si sentono ormai “dio dalla loro parte”: gott mit uns come la Germania nazista.
L’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede ha contestato addirittura la decisione del Vaticano di far portare insieme la croce a una famiglia ucraina e una russa alla Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, presieduta dal Papa. “L’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede – ha dichiarato l’ambasciatore Andrii Yurash – capisce e condivide la preoccupazione generale in Ucraina e in molte altre comunità sull’idea di mettere insieme le donne ucraine e russe nel portare la Croce durante la Via Crucis di venerdì al Colosseo”.
Il Presidente della Repubblica tedesco Frank Walter Steinmeier è stato dichiarato una persona “non voluta” a Kiev. Secondo il quotidiano Bild è stato lo stesso capo di Stato della Germania ad ammettere di aver proposto una visita in Ucraina assieme al presidente della Polonia e a quelli delle tre Repubbliche Baltiche, per dare “un forte segno della solidarietà europea” ma gli è stato risposto di no. “Sappiamo tutti degli stretti legami di Steinmeier con la Russia. Attualmente non è il benvenuto a Kiev”, ha dichiarato un diplomatico ucraino alla Bild.
Poi è arrivato ufficialmente il rifiuto del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I motivi del rifiuto sono le posizioni di apertura verso la Russia che Steinmeier ha avuto per molti anni, nel contesto della storica Ostpolitik tedesca e il suo aperto sostegno negli scorsi anni al gasdotto Nord Stream 2, che collega la Russia e la Germania.
Non solo. Il presidente ucraino intervenendo al Parlamento lituano, (ormai manca solo che lo invitino a parlare al programma “La pupa e il secchione”, ndr) aveva affermato che “se non c’è ancora una definizione chiara sul gas russo, allora non ci può essere certezza che l’Europa abbia una volontà comune per fermare i crimini militari russi per costringere la Russia alla pace”. “Non possiamo aspettare lo sviluppo del settimo o dell’ottavo o del nono, decimo, ventesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per prendere decisioni davvero potenti”, ha detto Zelensky che poi è tornato a chiedere armi, armi, armi. “Chi non ci aiuta, si assume la responsabilità dei morti ucraini… E questa è anche responsabilità di coloro che ancora conservano nel proprio arsenale le armi di cui l’Ucraina ha bisogno. Responsabilità che rimarrà per sempre nella storia. Se avessimo jet, veicoli corazzati pesanti, artiglieria – aggiunge – saremmo in grado di porre fine a questa guerra”.
Dunque mentre le stolide classi dirigenti della Ue gli offrono l’invito a farne parte, Zelenski continua a prenderli a pesci in faccia e a fare man bassa di armamenti e consenso politico.
E’ anche questo uno dei motivi per cui questa guerra devastante per le sue onde lunghe sul futuro va fermata adesso, evitando di assecondarne l’escalation (fortemente voluta da Usa, Gran Bretagna e Ucraina), imponendo un negoziato e separando le responsabilità dei popoli da quelle di governi avventuristi e guerrafondai.
E’ questa la priorità delle priorità, prima che le soglie dell’orrore vengano innalzate ogni giorno di più, fino a precipitarci nel gorgo dell’Europa degli anni Trenta del secolo scorso.
Una sorta di storia rovesciata vede il dito indicare la minaccia nella Russia e nella demonizzazione di Putin (le cui ambizioni di potenza appaiono piuttosto circoscritte all’area post sovietica), mentre è proprio dentro l’Europa che viene alimentato da Usa e Gran Bretagna una guerra e un focolaio nazionalista e neonazista che trova strade spianate e facilitazioni che lasciano allibito chiunque abbia un minimo di raziocinio. Un tentativo fin troppo evidente di ostacolare ogni ambizione all’autonomia strategica dell’Unione Europea.
Al contrario proprio chi cerca di segnalare questo pericolo viene liquidato e azzittito in nome di un anatema di filoputinismo che ormai si abbatte su un fronte vastissimo che va da Lucio Caracciolo di Limes al Pontefice, dall’Anpi all’Avvenire. La sicumera con cui una ventina di ucraini hanno invaso una conferenza della saggista Sara Reginella a Senigallia, è indicativa di come l’uovo del serpente dell’ultranazionalismo ucraino stia nidificando anche nella periferia del nostro paese senza incontrare ostacoli da parte istituzionale.
Toccherà ancora una volta agli antifascisti fare barriera, con ogni mezzo necessario, in Italia e in Europa.
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marco
il 25 aprile si porrà un vero problema di gestione della piazza che farà sembrare le diatribe con le frange più intransigenti della “brigata ebraica” banali litigi da riunione condominiale.
Con questi ultimi, molte sono le cose che ci dividevano e che ci dividono, ma comune, anche per la storia di sacrifici è la netta posizione di condanna del fascismo storico e delle riedizioni in continuità con esso.
Quest’anno invece, su probabile invito del PD che cercherà di strumentalizzare la celebrazione pro domo sua, ci troveremo a condividere la piazza con chi il fascismo storico non solo non lo condanna, ma lo rivendica apertamente oggi nei cortei, nelle lugubri fiaccolate celebrative di stephan bandera, nella simbologia delle waffen ss e nella metodologia di soppressione del diverso da se.
In particolare a Roma, dove il tradizionale appuntamento a porta San Paolo che è anche pericolosamente vicino al circolo di cultura ucraina.
Non so come i compagni delle differenti relatà stiano ponendo il problema all’ANPI e si stiano confrontando tra loro.
Ma appare chiaro fin d’ora che la gestione della piazza non sarà facile e difficilmente si potrà trovare una sintesi con chi scenderà in piazza sventolando le bandiere rossonere di pravij sektor.
Francamente sono sorpreso che ancora non sia stato portato all’attenzione della pubblica discussione tra i compagni il problema di come andare in piazza.
Io sono 30 anni, quest’anni 31, che ogni anno vado a quell’appuntamento sventolando la mia bandiera sovietica.
Non ho perso un anno.
Ma questa volta so che andare a portare testimonianza e riconoscenza a quell’armata rossa che sbaragliò le orde naziste, per la prima volta comporterà un rischio fisico e non nascondo la mia preoccupazione.
Ovviamente come ogni persona raziocinante, spero che la giornata scorra pacifica e sia, oltre la celebrazione, anche l’abituale momento di incontro tra compagni che non si vedono da parecchio tempo, di confronto e rilancio di lotte, di costruzione di piattaforme comuni e di socialità.
E mi auguro/presumo quindi che le differenti organizzazioni stiano già lavorando alacremente alla costruzione di un tavolo di dialogo politico che permetta lo svolgimento dell’evento in sicurezza e senza problemi.
Ma credo si debba essere consci di tutte le problematiche che possiamo riassumere in due opzioni.
1 scederemo in piazza pacifici e festosi, ma con la consapevolezza che qualcosa potrebbe andare storto, quindi pronti a garantire la sicurezza di tutti e tutte, specie delle persone più deboli come anziani, disabili e famiglie.
2 per amor di pace non parteciperemo all’evento dirottandoci su un’altra locatin, anche se questo significa sdoganare forze neonaziste alle celebrazioni del 25 aprile, senza far sentire la nostra voce di dissenso.
Francamente soluzioni in tasca non ne ho.
solo dubbi e timori.
Ma anche nessuna voglia di cedere a intimidazioni e ricatti.
Da qui spero parta la discussione sull’eterno, leninistico dilemma:
CHE FARE?
antonio
..oscure nuvole e brutti presentimenti si prospettano all’orizzonte.
Una idiota e criminale campagna di sensibilizazione “iperneodemocratica e civil-occidentalistica” pervasiva e ricattatoria ha consentito – permettendo “libertà di azione” a un soggetto “comicamente” squallido burattino (pupazzetto abilmente manovrato da burrattinai esperti e pratici nell’innescare provocazioni e falsità storiche) – un pesante ricatto all’intera comunità mondiale riuscendo a compattare soltanto un’Occidente in declino pesante e inarrestabile avendo come unico collante quello della “guerra” con la partecipazione della ..NATO! .
Questa “marionetta” – che poggia la sua credibilità su una parte di un popolo (quello ucraino) assoggettato e “affascinato” da pratiche naziste; pervasa da un vecchio e antico rancore razzista e antirusso – sta trascinando l’intero pianeta verso una catastrofe “nucleare”.
Questo è l’abisso che risiedeva nel vaso di Pandora! Scoperchiando il quale ora occorrerà cercare un risultato e una soluzione decente indicandone però le responsabilità e le complicità fin qui espresse da un “sistema di potere occidentale” in piena crisi e declinante.
Si sa che quando una “bestia” viene costretta in un angolo essa sia capace di sferrare pericolosi e furiosi “colpi di cosa”!
Auguri
Leonardo
… già: che fare quando anche l’equilibrista Pagliarulo ha detto che “le bandiere ucraine saranno le benvenute in piazza” ?
Io non condividerei neanche il semplice bicolore perchè ormai coincidente con la narrazione Nato #standforUkr, figurarsi wolfsangel e altra paccottiglia simile. Anche il ‘tryzub’ (l’ormai celebre tridente), per quanto simbolo antichissimo, è ormai sinonimo di ‘nazionalismo’ ucraino. Cosa farà Pagliarulo: predisporrà una commissione per la valutazione di slogan e striscioni, come allo stadio ?
Più seriamente, credo che il problema, per chi ha cercato di opporsi alla cloaca msm di queste settimane, sia stato basarsi sulla linea “no all’invio di armi” e “no ai nazisti” (sacrosanto, è ovvio) senza riuscire a porre il problema del nazionalismo ucraino che negli ultimi 20 anni ha messo radici in quel popolo, anche perché fomentato da potenze interessate a suon di $ e coperture politiche. La distinzione tra un nazionalista e un nazista ucraino è di fatto molto sfumata e non si può certo dire siano 4 gatti come come i banderisti conclamati. Del resto dopo la II GM in Europa occidentale il ‘nazionalismo’ non fa più paura e non è più percepito per il veleno che è tutt’ora in Europa orientale; eppure dovremmo saperlo dalla Yugoslavia anni ’90 e i ritorni di fiamma non sono certo da escludersi …