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La testa perduta di Letizia Moratti

Non ci appassioniamo mai molto alle querelle da talk show, lo avrete notato. Troppa “fuffa” e poca sostanza per i nostri gusti. Ma nella sortita di Letizia Moratti, in diretta tv, contro Giuliano Pisapia dobbiamo cogliere – oltre a un chiaro elemento di teppismo politico-mediatico – anche la profondità della paura. Il sindaco di Milano sa che domenica, lei e soprattutto Berlusconi, si gioca il futuro. Sa di non avere elementi “forti” da sottoporre al giudizio di una città incattivita e egoista, ma comunque capace di discernere – dopo quattro anni di “governo” – quel che ha davvero combinato il sindaco dalle chiacchiere pre-elettorali. Soprattutto in quella parte della popolazione che “sa” come e dove vengono combinati gli affari o vede calare il business magari non eccelso che si ritrova a gestire.

Questa Milano borghese ma non cretina – paradossalmente ben rappresentato dal ramo “nobile” della famiglia Moratti (Milly e il presidente dell’Inter) e dallo stesso Pisapia – non ha lesinato parole per far vedere di aver ormai “scaricato” il carrozzone di guitti e igieniste dentali che scorazza tra palazzo Marino e il Pirellone. Non sarà “popolare”, ma è la Milano che conta, che muove interessi, passioni (calcistiche, se non altro) e quindi voti.

La volgarità di Donna Letizia, rilasciata a pochi secondi dal termine della trasmissione e quando era ormai certa che non ci sarebbe stato spazio per la replica, segnala dunque la consapevolezza di questo distacco. E il tentativo di cercare sponde nell’elettorato di bocca buona, attaccato alla televisione, incapace di distinguere vero e falso, quello che si beve anche Emilio Fede.

Negli ultimi giorni di campagna elettorale la povera algida Donna sta trionfando come icona trash: ha sgambettato a suon di musica sul palco del PalaSharp, per poi planare sul dossieraggio sbilenco ma capace di evocare nientepopodimeno che gli “anni di piombo”.

Il terrore di non farcela al primo turno – l’asticella fissata da tutti per stabilire se Berlusconi “tiene” oppure no anche nel paese – le sfigura sia il volto che l’immagine. Ma la domanda resta: che razza di consulenti e spin doctor utilizza e stipendia? Possibile che non sappiano distinguere un’assoluzione “per non aver commesso il fatto” da una condanna amnistiata?

Difficile, ma non impossibile, da credere. Ne esce fuori chiara la sostanza politica di questa classe dirigente improvvisata: ignorante, autocentrata, senza remore, pericolosa. Antropologicamente fascista.

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