Menu

La vittoria di Luigi De Magistris

La sonora sconfitta di Lettieri va, ben oltre il puro dato delle urne e mette in mostra le evidenti crepe nel blocco politico e sociale delle destre e del berlusconismo.

Una sorta di implosione, particolarmente interessante, perché sta avvenendo a Napoli, una città in cui non manca, da sempre, il conflitto sociale. Una fenomenologia accelerata dalle dinamiche antisociali della crisi economica e dalla inanità dello stesso ceto politico della destra partenopea e campana. Un blocco di interessi formato da una vera e propria accozzaglia la quale non è stata capace di dotarsi di un proprio profilo programmatico ed amministrativo in grado di proporsi come una seria alternativa agli oggettivi disastri del lungo corso politico del centrosinistra.

A Napoli hanno votato al ballottaggio il 50,57% degli aventi diritto. L’astensione è ancora cresciuta anche rispetto alle già cifre enormi del precedente turno e segnala come più della metà dei napoletani non è stata coinvolta da questa sfida. Un aspetto che mostra, non solo ai sociologi, ma anche a chi aspira alla trasformazione sociale, l’esistenza di una società frantumata e ripiegata, a vario titolo, su dinamiche di vita e di riproduzione sociale molecolari ed inalveate. In questo contesto Luigi De Magistris risulterà – di fatto – eletto, grosso modo, da un quarto degli aventi diritto.

Tutto ciò non cancella il vero dato politico della vittoria di De Magistris il quale, come ha sempre riconosciuto egli stesso, è di natura interclassista, politicamente trasversale e…..post/ideologico!

Opportunamente, dopo il voto del primo turno, i compagni che hanno dato vita all’esperienza della Lista Napoli non si piega hanno dichiarato che la figura di De Magistris ha saputo intercettare la voglia di cambiamento e di riscatto sociale dei napoletani stanchi ed avviliti dal bassolinismo e dalle sue varie repliche amministrative consumate nel corso dei decenni.

La concreta e complessa realtà della metropoli napoletana non tarderà a presentargli, comunque, il conto.

Solo allora – forse – si dipanerà il dilemma di questi giorni e si verificherà, per davvero, se il cosiddetto mutamento politico in atto avrà, magari inconsapevolmente, prodotto un De Luca in salsa napoletana (tanto per fare un nome) oppure, e noi lavoreremo per questa ipotesi, il movimento ed il conflitto sociale saranno in grado di trascrescere, ben oltre il De Magistris di turno, ed affermare, finalmente, un protagonismo politico, sociale e sindacale, autonomo ed indipendente, capace, per davvero e non per suggestione, di non pagare i costi di una crisi sempre più immanente ed insopportabile.

* Rete dei Comunisti, Napoli

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

2 Commenti


  • giancarlo staffo

    Alfonso Liberati
    Però godiamoci De Magistris il resto lo aqffronteremo!
    2 · Mi piace · Rispondi · Ricevi gli aggiornamenti · lunedì alle 20.25

    Giancarlo Staffo
    il De Magistris ha dichiarato che vorrebbe invitare Obama a Napoli, il perchè ci lascia perplessi.Glii chiederà di ritirarsi dalla’ Afganistan, di sospendere i massacri di civili proviocati con i suoi “droni”, di finiirla con la guerra alla Libia, smettere di armare Israele, di chiudere guantanamo, di chiudere le basi Usa e Nato in Italia, ecc.
    Oppure vuole solo farsi riconoscere come un nuovo bravo suddito del capo “buono” dell’imperialismo guerrafondaio.


  • alfonso liberati

    Concordo con te ……….lascia perplessi l’invito a Napoli dell’imperatore Settimio Severo Obama , sarebbe stato più consono alla sua battaglia invitare i leader del Bric e del mondo emergente per attrarre investimenti veri nella “bella terra ” napoletana distrutta dai rifiuti nucleari e chimici della camorra ( non c’è un becco di un quattrino per fare le bonifiche) oppure diventare , proprio perchè città dei lumi e della grande tradizione del diritto , ma sai per fare una politica che abbia al centro la sovranità del paese i fondamentali della nostra economia dovrebbero essere un tantino diversi , 1800 miliardi di debito pubblico ( di cui una parte preminente ceduti a investitori stranieri ) e una classe poltica berlusconiana ,andor metterebbero in difficoltà chiunque o mi sbaglio?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *