Sulla scelta dei siti e sulla proprietà dei terreni è intervenuta anche la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella, la quale ha ascoltato il gestore dell’invaso di Malagrotta, l’avv. Cerroni, che ha comunicato diversi paradossi sulla gestione dell’emergenza.
Il monopolista privato dei rifiuti del Lazio ha dichiarato che la proprietà dei terreni dove sorgerà la nuova discarica di Quadro Alto, nel Comune di Riano è del Colari, quindi la sua. Quel furbo di Cerroni, con l’approssimarsi della decisione di costruirci la discarica, in questi giorni, ha comprato i terreni del sito di Quadro Alto, che aveva già proposto a Marrazzo, il quale disse che non se ne faceva nulla perché nella zona c’è la sua villa. Il Commissario Pecoraro è stato sentito dalla Regione Lazio, il quale ha confermato la mancanza completa di ogni piano integrato dei rifiuti ed ha rilanciato malamente, prevedendo in tempi brevi la predisposizione di un decreto di occupazione e urgenza. Il commissario ha avvertito: “se ci saranno opposizioni o situazioni di difficoltà, dico a tutte le istituzioni ed ai cittadini di Riano e Corcolle, che io mi sto assumendo una responsabilita’ per uscire da questa situazione emergenziale ed e’ chiaro che dovro’ denunciare ogni opposizione che ostacoli i lavori. Non saro’ complice se la Capitale entrera’ in emergenza”. Ha continuato informando che “sono già tre i ricorsi che hanno impugnato la mia ordinanza e che nei prossimi giorni avrò una riunione con Acea e con Ama per il quinto impianto Trattamento Meccanico Biologico (Tmb)”. Poi ha comunicato i dati: Roma ha una produzione giornaliera di 5.000 tonnellate di rifiuti. La capacità di trattamento degli attuali TMB, le due linee di Malagrotta funzionano al 25%, Rocca Cencia al 50% e via Salaria operativo al100%, è di 3.000 tonnellate.
L’unico ad avere chiari interessi e obiettivi resta l’avvocato Cerroni che da “salvatore della patria” ha dichiarato: ”se non si riuscissero a realizzare le discariche temporanee, abbiamo le soluzioni di emergenza per evitare che la capitale vada in tilt”, come il sito di Monti dell’Ortaccio, di sua proprietà, già allestito e pronto a ricevere i rifiuti della Capitale. E ancora, come un fiume in piena, ha definito Malagrotta “una vasca da bagno” rispondendo allo studio dell’Ispra che ha denunciato l’inquinamento delle falde della zona. Una smentita la troviamo nella lettera e una serie di foto che sono state inviate ai carabinieri del NOE (nucleo operativo ecologico), da parte del Comitato Malagrotta, si segnala il rigonfiamento abnorme del terreno della discarica, le fenditure e i crateri di diverse dimensioni. Il tutto mette in evidenza che terreno della discarica è intriso di biogas e di percolato.
Le contrapposizioni in seno al PdL sono ampie, tanto che il Ministro Galan ha espresso obiezioni sui vincoli del sito definitivo in loc. Pizzo del Prete nel comune di Fiumicino, dove dovrebbe sorgere la discarica che sostituirà Malagrotta e le osservazioni del sottosegretario Giro sull’area di Corcolle.
La vertenza rifiuti nel Lazio è oggi arrivata al momento cruciale in cui non sono più ammissibili soluzioni in continuità con il passato. Bisogna voltare pagina per fare un balzo in avanti verso l’ecocompatibilità: raccolta differenziata e riciclo/recupero. Con i gravi problemi di nocività e inquinamento, nel Lazio si è delineato un quadro di devastante strutturale della filiera indifferenziata: le discariche sono tutte esaurite o in via di rapido esaurimento, non ci sono sufficienti impianti di preselezione per produrre il famigerato CDR, come non ci sono inceneritori a sufficienza (per fortuna diciamo noi). Proprio per questo le comunità laziali rigettano e si oppongono, al fantomatico Piano rifiuti della Polverini perché, diversamente dall’affermazione meramente propagandistica, di “voler rispettare la legge ed avviare la raccolta differenziata porta a porta, sino al raggiungimento del 65% a fine 2012”, ne svuota il senso, dal momento che non articola le modalità operative, mentre prevede uno “scenario di controllo” tendente a dimensionare gli impianti di produzione di ecoballe, inceneritori e discariche, per bruciare quanto estraibile dall’attuale enorme massa di rifiuti indifferenziati regionali di 2,8 mln tonnellate/anno, 85% del prodotto complessivo.
Alla chiusura della megadiscarica di Malagrotta, che dalle ultime dichiarazioni del sindaco di Roma, Alemanno, dovrebbe slittare di ulteriori tre mesi, deve corrispondere il varo di un virtuoso Piano Strategico per Rifiuti Zero di raccolta porta a porta nella città di Roma. Ogni tecnologia di incenerimento e di distruzione di materia ed energia deve essere osteggiata, come la truffa dei CIP6 ed i certificati verdi per gli inceneritori. Inversamente si deve avviare il recupero/riciclo come prioritaria esigenza del ciclo produttivo industriale. Il ciclo ecologicamente ad impatto zero è il solo sperimentato concretamente che produce una riduzione di venti volte l’investimento in infrastrutture desuete, destinandolo all’investimento in occupazione locale e partecipazione democratica dei cittadini. Per arrivare a questo l’obiettivo si deve introdurre l’obbligatorietà della raccolta differenziata porta a porta, il conferimento dei materiali differenziati presso piattaforme idonee alla frazione secca, la costruzione degli impianti di compostaggio di bacino per la frazione umida, il superamento del cassonetto dell’indifferenziata perché modalità incompatibile con il riciclo/recupero.
La nomina del Commissario espropria le Istituzioni deputate e ancora di più i cittadini, tentando di relegare la partita a due figure: Cerroni e Pecoraro. Ma non hanno fatto i conti con le comunità resistenti locali, con i loro Comitati autorganizzati, che da alcuni mesi hanno rilanciato la mobilitazione mettendo in cantiere, solo per il mese di Novembre, diverse manifestazioni. Ultima e importante novità è la costituzione del Coordinamento Rifiuti Zero per Roma nel quale hanno inizialmente aderito oltre trenta Comitati e Associazioni della Capitale
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