Se davvero la domanda politica è “che fare”, l’unica risposta razionale è che bisogna riaprire una trattativa con le autorità tedesche evocando esplicitamente il rischio di una implosione della moneta unica che possa mettere in crisi anche il mercato unico. Così l’economista Emliano Brancaccio sulla crisi mondiale e in particolare dell’area euro. In pratica quello che propone il professore dell’Università del Sannio è un esito politico attraverso gli strumenti dell’economia all’interno di una nuova identità dell’Europa.
“I veri timori, in Germania – scrive Brancaccio sul suo blog, “emilianobrancaccio.it”, in un articolo intitolato “L’unica cosa da fare” – vanno dunque ben al di là di una crisi della zona euro. Ciò che i tedeschi davvero temono è che “se salta la moneta unica potrebbe saltare anche il mercato unico europeo”. La loro preoccupazione è che i paesi periferici estromessi dall’euro si vedano a un certo punto costretti anche a introdurre controlli sui movimenti di capitali e al limite di merci. Questo costituirebbe un enorme problema per la Germania, la cui strategia di sviluppo da decenni si basa su esportazioni realizzate in larghissima misura in Europa, guarda caso grazie agli acquisti a debito effettuati dai paesi periferici oggi sotto attacco”.
Una eccessiva forza della Germania sarebbe, quindi, come già accaduto in altri frangenti della storia, il punto di rottura di tutta l’area del Vecchio Continente. La tesi non è nuova per Brancaccio.
Nel giugno del 2010 nel preparare la bozza della www.letteradeglieconomisti.it contro le politiche restrittive in Europa venne fuori con nettezza che il “treno” europeo aveva una locomotiva, la Germania, che nel suo andare prendeva energia dagli altri vagoni. “Bisogna comprendere cioè che la situazione è ormai degenerata, e che occorre assumere posizioni più chiare e più nette sul “che fare”.
La mia tesi si basa su un dato ormai evidente: a questo stadio della crisi, la sopravvivenza o meno della zona euro dipenderà soltanto dai calcoli delle autorità tedesche sui costi e sui benefici di una eventuale deflagrazione della moneta unica, sui quali in Germania si sta ragionando da diversi mesi.
Ora, dopo due anni, siamo a una sorta di redde rationem in quanto il processo è andato così in profondità da porre alla Germania un preciso dilemma: o usare la forza per ricompattare oppure per scassare, sapendo bene che il secondo corso potrebbe comportare un cambio di quadro talmente poderoso da non lasciare immune nemmeno le lande teutoniche.
A sostegno della sua tesi, Brancaccio cita il presidente dell’associazione esportatori tedeschi, Anton Boerner, che ultimamente ha lanciato un preciso messaggio politico: “La Germania può senz’altro vivere senza l’euro, a patto che il mercato resti libero”. E la stessa cancelliera Merkel, per raccattare i voti al Bundestag necessari a elargire qualche modesta risorsa al fondo salva-stati, agita lo stesso spauracchio: “se salta la moneta unica, potrebbe saltare l’intera Europa e il mercato unico”.
Per quanto riguarda l’Italia, poi, “naturalmente, nelle attuali condizioni sembra arduo sperare che un tale salto di qualità del dibattito politico possa realmente verificarsi. Con una sinistra ancora dominata da una risibile vulgata “liberoscambista” (1), e un Presidente del Consiglio dei Ministri che per ragioni storiche e di coerenza personale non sarebbe mai in grado di aprire una discussione politica sulle condizioni di sopravvivenza del mercato unico europeo, il pessimismo è d’obbligo”.
* dal sito di Emiliano Brancaccio
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