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Liberalizzazioni. Pochi vantaggi, tanti guai

Monti mostra i muscoli contro ferrovieri, piccoli commercianti, trasportatori, gestori non proprietari delle pompe di benzina, lavoratrici e lavoratori del commercio, e avvantaggia Banche, Assicurazioni e petrolieri.

I vertici europei pensano erroneamente di uscire dalla crisi con misure di rigore che demoliscono il welfare, comprimono i salari, tagliano le spese e privatizzano servizi e beni pubblici, provocando nuove disuguaglianze e ulteriore depressione della crescita economica.

– I DISASTROSI EFFETTI DELLE LIBERALIZZAZIONI FINORA

Il Centro studi della Confederazione generale degli artigiani (CGIA) di Mestre, organismo certo non di parte, il 13/1/2012 ha reso noto che dagli anni ’90 ad oggi non ci sono stati vantaggi per i consumatori dalle liberalizzazioni, ma solo costi: 110 miliardi in più per famiglia, ovvero circa 286 euro di spesa maggiore ogni anno a causa dell’apertura dei mercati per assicurazioni, carburanti, trasporti ferroviari e urbani, servizi finanziari.

1)      Nonostante le liberalizzazioni i prezzi di benzina e gasolio sono cresciuti ben più dell’andamento del prezzo del petrolio a causa di accordi taciti di cartello tra gli oligopoli che ne gestiscono la trasformazione e distribuzione.

2)      I trasporti ferroviari privatizzati sono diventati sempre più simili a carri bestiame, pagati a caro prezzo e con un aggravamento della sicurezza a causa dei forti tagli al personale.

3)      Nel campo delle Assicurazioni auto il passaggio dai prezzi amministrati ai prezzi liberalizzati ha comportato un boom delle tariffe oltre quattro volte superiore all’inflazione.

4)      Le autostrade privatizzate sono state trasformate dal Gruppo Benetton in un bancomat personale a danno degli utenti.

5)      Le tariffe della telefonia mobile liberalizzata sono diventate le più care d’Europa.

6)      Le municipalizzate privatizzate hanno abbassato sistematicamente la qualità del servizio. I trasporti pubblici locali, a seguito delle privatizzazioni, sono peggiorati e rincarati, con riduzione del numero degli addetti e peggioramento del contratto di lavoro.

7)      Le privatizzazioni di alcuni rami dei servizi pubblici hanno favorito lo spostamento degli investimenti dalla manifattura a quei rami dove possono essere chiesti prezzi da monopolio, al riparo dalla concorrenza internazionale, contribuendo così al mancato rinnovamento tecnologico che ha causato la debolezza della bilancia commerciale la quale, come è noto, genera debito (privato e pubblico) sull’estero.

8)      Le privatizzazioni sono riuscite finora ad eliminare o indebolire le poche aziende di dimensioni internazionali che operavano in settori tecnologici di punta, come le telecomunicazioni, penalizzando ulteriormente la base produttiva

Parlare oggi di privatizzazioni con valori del capitale così bassi a causa della crisi, significa di fatto aderire a una logica speculativa, perché a trarne beneficio non sarà il bilancio dello Stato ma soltanto coloro che potranno fare affari a prezzi scontati. Del resto la vendita e l’abbassamento del prezzo di parti del patrimonio pubblico attraverso ondate di privatizzazioni, sono uno degli obiettivi dei ripetuti attacchi speculativi di questi mesi da parte di grandi operatori finanziari, Banche, Assicurazioni ecc. Non illuda il temporaneo abbassamento dello spread (ma sui titoli a breve termine!) dovuto alla garanzia di scambio che la Banca Centrale Europea offre da dicembre a quelle Banche che sottoscrivono titoli a breve, e alla massiccia iniezione di liquidità a tassi di favore (1%) data alle Banche sempre dalla Bce. Presto vedremo gli effetti nefasti del “Fiscal compact” europeo, voluto dalla Merkel, scaricarsi sugli italiani col rientro in vent’anni di 800 miliardi dal nostro debito pubblico.

– LE PRIVATIZZAZIONI DI MONTI

1) ordini e gruppi professionali: qualcuno forse crederà alla moltiplicazione dei pani e dei pesci di nostro Signore Gesù, ma moltiplicando notai, taxi, negozi, benzinai e farmacie possono miracolosamente aumentare anche i nostri consumi, in una fase di recessione come quella attuale, facendo impennare il PIL (Prodotto Interno Lordo) di oltre il 10%? È quello che vorrebbe far credere Monti, facendo passare per fesso il popolo italiano. Certo i nuovi farmacisti, tassisti, benzinai ecc, avranno più lavoro, ma a danno dei vecchi che lo perderanno!

Le vere corporazione che si dovevano sconfiggere con le liberalizzazioni erano le società bancarie e assicurative, le Spa che gestiscono i servizi, le quali invece ne approfitteranno ottenendo sconti sui servizi professionali di architetti, notai, avvocati, tassisti. Infatti ne verranno favoriti i grandi studi legali all’americana che fanno lavorare come salariati a basso costo centinaia di ingegneri, avvocati, commercialisti; oppure i grandi centri commerciali, che accentreranno anche grosse fette del mercato dei carburanti, dei medicinali, dei giornali a scapito dei piccoli esercizi; oppure le grandi compagnie private di taxi, che potranno fare incetta di licenze deprezzate prendendo il controllo del settore, arruolando autisti precari a basso costo o a cottimo con tutte le conseguenze in termini di sicurezza e qualità del servizio. Lo stesso vale per i mezzi di trasporto locale privatizzato (ferrovie, bus, ecc.). Contro queste gigantesche corporazioni, i nostri “accademici dell’economia e del diritto” raramente si cimentano!

a)      Farmacie potranno praticare sconti, ma il risparmio per gli italiani sarà irrisorio: il 10% di sconto di 990 milioni dei farmaci di fascia A diviso 60 milioni di italiani fa 15 centesimi a persona. In compenso le parafarmacie non potranno vendere farmaci di fascia C (quelli con ricetta ma a carico del cittadino), quindi svanisce la possibilità di una riduzione di prezzo dei farmaci per i consumatori calcolato tra i 250 e i 500 milioni di euro l’anno, e le 3.823 parafarmacie italiane diventano a rischio di sopravvivenza, con conseguenze per la mancata creazione di 5mila nuovi posti di lavoro e per 600 milioni di investimenti già preventivati. Il calcolo sul PIL lo lasciamo a Monti…..

b)     Notai Serve a poco che si scriva che ce ne dovranno essere 500 in più se quando si completeranno i concorsi (31 dicembre 2012) se ne potranno ammettere anche meno della metà. Sarebbe servito di più se i notai avessero avuto meno riserve di legge, cioè meno esclusive, stabilendo ad esempio che le autentiche di atti privati, anche di contenuto economico, possano essere effettuate anche da sindaci o segretari comunali.

c)      Avvocati L’abolizione delle tariffe professionali era in realtà già prevista dalle «lenzuolate» di Bersani

d)     Edicole: potranno praticare sconti sulla merce venduta.

2) Liberalizzati gli orari e le aperture domenicali degli Esercizi commerciali

a)      è un inganno per i consumatori ed una mortificazione per i lavoratori.  La vita sociale delle persone non può ridursi ad essere quella di consumatori della domenica nei centri commerciali, trascurando famiglia, opportunità culturali e naturali offerte dai nostri paesaggi.

b)     La liberalizzazione degli orari viola la Legge Regionale (n°30 del 27 dicembre 2011) che limita e regolamenta le deroghe domenicali.

c)      i lavoratori del settore vedono precarizzarsi ancor più l’occupazione e crescere l’incompatibilità tra i tempi di lavoro e quelli di vita con la propria famiglia.

d)     le lavoratrici sono spesso con contratti part-time di cui non possono decidere l’articolazione oraria. Avendo problemi di cura dei figli in tenera età, assistenza a familiari anziani e disabili, a causa dell’insostenibilità di modifiche del propri turni che potrebbero estendersi anche in orario notturno, sarebbero costrette a dimettersi, andando ad incrementare l’immensa platea delle disoccupate.

e)      È ridicolo affermare, come fa questo governo di “tecnici”, che tenendo aperti tutto il giorno i negozi aumenteranno i consumi, dato che siamo in una fase di recessione conclamata e i portafogli sono vuoti anche a causa delle politiche economiche recessive e inique di questo governo.

f)       La Confesercenti, denuncia che con la liberalizzazione delle aperture nei prossimi tre anni chiuderanno altri 80 mila esercizi commerciali e si perderanno 240 mila posti di lavoro. Il calcolo sul PIL lo lasciamo a Monti…..

g)     aumenteranno i costi di gestione dei piccoli esercizi per tenere aperto, e l’impossibilità a reggere la concorrenza li costringerà a chiudere oppure ad aumentare i prezzi. Solo la grande distribuzione potrà approfittarne per aumentare i suoi affari. Il risultato sarà la desertificazione dei quartieri, attraverso la sparizione dei piccoli esercizi di strada, col parallelo aumento della disoccupazione, dello sfruttamento dei lavoratori rimasti e del degrado della vita civile nelle città.

3) Benefici alle Assicurazioni, non agli assicurati

1)     le Assicurazioni avranno la possibilità di riparare direttamente il guasto legato all’incidente con proprie officine convenzionate. È ovvio che un’ officina legata alla assicurazione lavorerebbe al massimo ribasso per qualità dei pezzi, ma si può chiedere in alternativa il rimborso in contante, solo…. rinunciando al 30% di ciò che ci è dovuto!

2)      Farsesca la presa in giro dell’esibizione da parte dell’agente assicurativo di tre diverse polizze di altre compagnie: dato che l’agente è dipendente della propria compagnia è evidente che non farà propaganda  per la concorrenza.

3)     Lo sconto per chi installa in auto la scatola nera è un esperimento già fatto cinque anni fa su 14mila vetture, senza risultati di rilievo.

4)     non è stato toccato il meccanismo del bonus-malus, quello che davvero contava.

5)     Sarebbe stato meglio forse rendere effettivo il mercato europeo e permettere ai cittadini italiani, se lo vogliono, di assicurarsi anche in Europa

4) I petrolieri escono rafforzati
a)      si permettono ai petrolieri trivellazioni più vicine alle coste e si impedisce di fatto agli enti locali di vietarle, deturpando così aree caratteristiche dal punto di vista ambientale, o protette. Troppi incidenti si sono verificati negli ultimi anni nel Mediterraneo, con versamenti di petrolio e sostanze chimiche!
b)     Solo i benzinai proprietari degli impianti di distribuzione del carburante potranno scegliere la compagnia da cui servirsi, ma sono 500 su 25000, e per gli altri 24.500 i consumatori continueranno a pagare un costo enorme per un litro di benzina.

c)      i petrolieri potranno fissare le condizioni contrattuali che vogliono con ogni singolo benzinaio, senza nessuna tutela e nessuna contrattazione collettiva.

d)     si dà la possibilità ai centri commerciali di aprire nuovi impianti di distributori di benzina, a scapito dei distributori, ai quali si dà il contentino di poter vendere altri articoli di commercio.

e)      Viene privatizzata la gestione della rete del gas Snam mediante separazione dall’Eni, da realizzarsi entri i prossimi sei mesi. Si rischia così di svendere a compagnie petrolifere anglo-americane parte del patrimonio italiano: non è un caso infatti che a manifestare soddisfazione per tale svolta sia stato il fondo di investimento statunitense Knight Winke (che ha aumentato in questi giorni la sua quota in Eni dall’1% all’1,5%). Potrebbe essere il preludio a colossali privatizzazioni di Fincantieri, Tirrenia, Rai, Finmeccanica e della stessa Eni. Entro tre mesi dal decreto si consentirà di contemperare l’esigenza di allineamento dei prezzi italiani a quelli europei, tenendo in considerazione anche che il 10% della produzione nazionale di gas non è soggetto a variazioni di prezzo di acquisto all’estero. Si abbasseranno i prezzi finali al consumatore o, come dimostra l’esperienza, i monopoli parastatali si trasformeranno in oligopoli privati che presto convergono in strategie di cartello tenendo alti i prezzi?

5) Vantaggi per le Banche, svendita dei servizi pubblici

a)       Le Banche ottengono assieme alle imprese il libero ingresso dei capitali privati nel “finanziamento, realizzazione, gestione” delle infrastrutture (project financing): avranno cioè la possibilità di partecipare agli utili di gestione per esempio spingendo per elevare i prezzi del servizio, alla faccia del debito pubblico e dei consumatori.

b)       Le Banche potranno entrare nel nuovo business dei servizi pubblici locali e delle ferrovie (rifiuti, trasporti pubblici, bus e treni ecc).

c)        I servizi pubblici locali dovranno essere messi a gara non più a partire da 900.00 ma dai 200.000 euro di contratto: una pietra tombale sulla forma in house, e quindi sui beni pubblici sociali e comuni! E per di più gli Enti locali potranno rifarsi delle spese mediante aumento dei prezzi. Si svende il patrimonio pubblico al solo scopo di fare cassa senza valutarne gli effetti sociali, economici ed occupazionali, col rischio che trasporti e rifiuti siano affidati  alle grandi aziende multinazionali, a colossi del calibro di Veolia, azienda francese già ampiamente presente in Italia, con aumenti dei prezzi a tre cifre come si è verificato. Gioiscono leghisti e pidiellini, che potranno regalare a “cordate amiche” tutto quel che è profittevole, mentre resteranno a carico dei Comuni i debiti e le incombenze che comportano spesa, e alle maestranze rimarrà disoccupazione e condizioni salariali e di lavoro peggiori.

d)      Le Banche hanno ottenuto l’art. 28 del decreto sulle liberalizzazioni, che, invece di rendere più competitivi i servizi bancari, liberalizza usi, abusi e soprusi attraverso l’obbligo di corredare un mutuo con una costosa polizza vita.

e)       le Banche, come rilevano le associazioni dei consumatori, continuano ad applicare tassi di interesse più elevati dello 0,67% sui mutui, in Italia al 4,6% contro il 3,93% della media Ue. Niente è stato fatto in questo senso nel decreto dai nostri “coraggiosi” accademici al governo.

6) Smembramento e svendita delle Ferrovie: calpestato il Contratto nazionale

a)      le ferrovie diventeranno libero mercato non solo per l’alta velocità, ma anche per gli stessi treni pendolari, che dovranno essere messi a gara probabilmente a prezzi stracciati essendo meno “appetibili”, e perciò causeranno anche costi del lavoro altrettanto ridotti. Infatti con questo decreto le aziende ferroviarie non avranno più l’obbligo di aderire al Contratto nazionale. Monti, in questo, ha ricalcato il modello Sacconi-Marchionne.

b)     Smembramento, svendita e privatizzazione della rete ferroviaria sarebbero un grave errore perché rappresenterebbe un regalo ad interessi particolari, diversi da quelli generali del Paese. Verrebbe cancellata l’opzione stessa di impresa ferroviaria nazionale, e il servizio subirebbe un inevitabile ed ulteriore peggioramento, pregiudicando qualsiasi prospettiva di sopravvivenza per l’industria italiana di costruzione ferroviaria. E si produrrebbe quindi anche un effetto recessivo per l’economia nazionale. Il calcolo sul PIL lo lasciamo a Monti…..

c)      Altra probabile conseguenza sarà che la rete, cioè i binari, che necessita di manutenzione rimarrà legata al pubblico, mentre i treni, le stazioni e l’alta velocità, che producono utili, verranno rapidamente ceduti ai privati. Ne trarranno vantaggio  imprenditori privati acquirenti e banchieri, i quali, con Banca Intesa, partecipano già all’impresa di Montezemolo e Della Valle in fatto di treni di lusso. Chi è il ministro che ha varato il decreto? L’ex amministratore delegato proprio di Banca Intesa (Passera). Quando si dice il caso..….

7) Mercato elettrico

a)      viene aggiornata la disciplina per tener conto della crescita dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e ci sarà maggiore integrazione con i mercati elettrici europei.

b)     interrotti gli incentivi per gli impianti fotovoltaici a terra con l’articolo 65 del decreto. Le energie rinnovabili sono l’unico settore in crescita occupazionale: rimodulare, con valenza retroattiva, le norme senza rispettare le scadenze previste dal provvedimento dà un duro colpo alle imprese che hanno previsto investimenti facendo conto della scadenza al 30 marzo del 2012, e ora sono invece tagliate fuori dagli incentivi, con conseguente instabilità del sistema e rischio per l’occupazione.

8) Società Semplificate a Responsabilità Limitata

Ai giovani fino a 35 anni la possibilità di aprire società di capitali con un capitale minimo di un euro (e sconti sui costi per la costituzione).

a)      è penalizzante la limitazione ai 35 anni, che rende la cosa più un sostegno all’imprenditoria giovanile che non una liberalizzazione.

b)     Che prospettive può avere una SSRL con capitale di 1 euro formata da giovanotti con tante speranze ma squattrinati? Chi farà credito ad una impresa con quel ridicolo capitale di rischio? I nostri banchieri spilorci e spiantati ?

9) Carceri affidate agli arraffatori privati

a)      affidare la gestione carceraria, escluse le guardie, a privati imprenditori in un Paese come l’Italia con infiltrazioni mafiose e arraffatori a tutti i livelli, è come affidare “il Pronto soccorso a dracula” (Antonio Di Pietro).

b)     In questo modo qualcuno avrà convenienza a che le carceri siano sempre piene, altrimenti il business sfuma….

c)      Anche le Banche ci metteranno lo zampino (e ti pareva!) con l’obbligo di finanziamento di almeno il 20 per cento del costo di investimento.

d)     Si faranno lavorare a gratis i detenuti? E l’imprenditore carcerario intascherà il compenso? Tutto può essere, in certe condizioni…

10) Violazioni del dettato costituzionale

a)     L’articolo 1 del decreto sulle liberalizzazioni viola l’articolo 41 della Costituzione perché parla di limiti all’attività economica “non giustificati da un interesse generale, costituzionalmente rilevante e compatibile con l’ordinamento comunitario nel rispetto del principio di proporzionalità”; afferma che le norme devono essere “interpretate e applicate in senso tassativo, restrittivo e ragionevolmente proporzionato rispetto alle perseguite finalità di interesse pubblico generale”.

b)     L’ “interesse pubblico generale” non può essere identificato con il solo principio di concorrenza, perché ciò viola quanto è scritto nell’articolo 41. Non si può attribuire valore assolutamente preminente all’iniziativa economica privata riducendo a semplici criteri interpretativi i riferimenti costituzionali alla dignità umana, alla sicurezza e alla libertà, che sono principi supremi del nostro ordinamento Costituzionale, ma che la foga iperliberista e privatizzatrice del Governo Monti vuole evidentemente cancellare.

c)      Le materie contenute nel decreto non costituiscano quei «casi straordinari di necessità ed urgenza» che consentono al governo, «sotto la sua responsabilità», di adottare «provvedimenti provvisori con forza di legge» in deroga al primo comma dell’ art. 77 che dice perentorio: «Il governo non può, senza delega delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria».

CONCLUSIONI

Abbiamo un governo forte con i deboli e deboli con i forti! Dopo aver bastonato pensionati, pensionandi e proprietari di casa lasciando intatti i grandi patrimoni, ora il governo Monti se la prende con ferrovieri, piccoli commercianti, trasportatori, gestori non proprietari delle pompe di benzina, lavoratrici e lavoratori del commercio, guardandosi bene dal toccare Banche, Assicurazioni e petrolieri, che anzi ne escono avvantaggiati. Ma il feeling tra governo Monti e società comincia a interrompersi: il 74% della popolazione (sondaggio Mannheimer) non gradiva affatto la prima manovra approvata da Monti e il 79% (nel 2001 era il 69%) degli italiani non esprime propensione verso il privato. Nessuno si beve più la furberia di anteporre la parola “equità” al colpo d’ascia che Monti cala sulle nostre teste!

Le liberalizzazioni potrebbero dare effetti positivi sull’economia se andassero nella direzione di individuare rendite parassitarie e antieconomiche, se ridistribuissero  meglio il reddito prodotto nel paese, perché darebbero incentivo ai consumi interni, contribuendo ad un rilancio delle attività produttive e quindi del PIL. Occorrerebbe dare maggior forza all’intervento pubblico come stimolo all’innovazione, all’occupazione, all’offerta dei servizi, allo sviluppo ecosostenibile, avendo di fronte i disastrosi effetti di ciò che un tempo era pubblico e ora è stato sciaguratamente privatizzato (autostrade, trasporti, energia, telefonia, ecc).

CON MONTI C’È UN CAMBIO DI STILE, DI TONI, MA NON DI CONTENUTI POLITICI. È UN GOVERNO DI DESTRA LIBERALE E LE SUE POLITICHE DI AUSTERITÀ, NEL SOLCO DELLE DIRETTIVE TEDESCHE, SONO PARTE DEL PROBLEMA, NON LA SOLUZIONE!

MA LE FORZE EUROPEE SINCERAMENTE DEMOCRATICHE E DI SINISTRA SI STANNO UNENDO PER CONTRASTARE LA LINEA DELLE DESTRE, PROPONENDO MAGGIORE COESIONE POLITICA E UNA RADICALE RIFORMA DELLE ISTITUZIONI ECONOMICHE EUROPEE!

IN ITALIA È IL MOMENTO DI ACCELERARE LA COSTRUZIONE DEL GOVERNO DELL’ALTERNATIVA E RIMBOCCARSI LE MANICHE PER CONCLUDERE L’ESPERIENZA DEI “PROFESSORI” A PALAZZO CHIGI!

Franco Pinerolo

29 gennaio 2012

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