Per questo dobbiamo partire subito. Il 19 maggio si terrà a Roma un’assemblea che raccoglie tutte e tutti coloro che dicono no oggi alla linea di Susanna Camusso sull’articolo 18. Da lì deve nascere una vera e propria rivolta morale e politica nell’organizzazione, che porti a mobilitazioni e lotte, indipendentemente dalle decisioni del quartier generale.
Il 26, giusto una settimana dopo, si troveranno sempre a Roma militanti, delegati, lavoratrici e lavoratori di diverse organizzazioni sindacali, confederali e di base. E quello un appuntamento indispensabile per provare a estendere il movimento in difesa dei diritti del lavoro, per organizzare una mobilitazione che arrivi sotto i palazzi del potere, in primo luogo di fronte al Parlamento. E poi bisognerà lavorare perché comunque ci sia lo sciopero generale. Se la Cgil lo deciderà bene, altrimenti, con le forze che ci sono in campo, senza nascondersi le difficoltà, bisognerà provarci lo stesso. Tutto dovremo tentare per fermarli ed ogni ipocrisia dovrà essere definitivamente cancellata. In questi giorni di campagna elettorale tutti diventano progressisti. Le sconfitte elettorali della Merkel e Sarkozy fanno diventare tutti antiliberisti. Ma per noi la vicenda dell’articolo 18 è la cartina di tornasole, la discriminante di tutto. Se il Parlamento dovesse approvare la controriforma dovremo essere capaci di continuare la lotta sul piano sociale e politico per vanificarla e, naturalmente, dovremo dire di non votare mai, mai, mai più coloro che l’avessero approvata.
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