Le ultime due giornate afose di questo strano mese di giugno hanno visto protagonista il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Presidente che ha lanciato accuse pesanti quanto generiche sull’esistenza di “una campagna di sospetti, ricostruzioni arbitrarie e tendenziose”. Accuse alle quali segue l’affermazione di una ferma, quanto altrettanto generica, linea di condotta: “terrò fede ai miei doveri costituzionali”.
Impossibile cercare di capire di più dai telegiornali. I tg, puntando all’effetto propaganda istituzionale piuttosto che al dovere di informazione, reiterano le frasi di Napolitano, assieme alla solidarietà dei vertici istituzionali nei suoi confronti, senza una minima ricostruzione del contesto da cui sono scaturite queste frasi. Quel che si vuol creare è un evidente effetto di solidarietà al presidente reiterando, quanto possibile, le sue ragioni. Impressionante, in questo dispositivo di comunicazione, la somiglianza con la recente crisi dello Ior che ha toccato il papa e i vertici del vaticano. I tg danno esclusivamente informazione dello sdegno ufficiale senza far conoscere contro cosa o chi si rivolga questo sdegno. E come le istituzioni vaticane, in un vortice di smentite senza riferimenti diretti e nemmeno senso, riaffermano l’infallibilità del papa, quelle italiane si inventano l’infallibità del presidente della repubblica nel momento in cui solidarizzano con lui.
Scendiamo qundi da questa dimensione goffamente misterica per capire cose molto semplici. Napolitano sta difendendo un proprio incaricato che si è messo a trattare, e a proteggere (fanno fede le intercettazioni telefoniche), l’ex ministro degli interni e presidente del senato, Nicola Mancino.
Mancino è stato recentemente inquisito per falsa testimonianza dalla magistratura di Palermo per una cosa di non piccolo conto: l’esistenza o meno della trattativa tra stato e mafia durante il periodo delle stragi ’92-’93.
Mancino ha sempre sostenuto l’inesistenza di questa trattativa e, una volta trovatosi inquisito, ha trovato sponda e appoggio nell’incaricato del Quirinale.
Qui una traccia delle intercettazioni che riguardano il comportamento di Mancino, una volta trovata sponda nel presidente Napolitano.
E così a 20 anni dalle stragi di mafia le uniche dichiarazioni che risuonano, nello spazio autoreferenziale della comunicazione istituzionale, riguardano la solidarietà degli alti vertici dello stato con sé stessi. Oltretutto Napolitano ha auspicato, proprio per le prossime settimane, l’approvazione della legge sulle intercettazioni. Quella chiesta dal Pdl di Dell’Ultri che, come si sa, con la stagione ’92-’93 non c’entra nulla.
Contenti chi li vota, si sarebbe detto un tempo. Ma ormai si stenta davvero a credere che queste istituzioni possano durare a lungo. E con loro i partiti che le sostengono.
Quanto a Napolitano, dopo una stagione da diplomatico (per il Pci) presso il governo Andreotti (quello dei “sacrifici e dell’unità nazionale”) ecco la conseguente fine di una purtroppo lunga carriera politica ed istituzionale.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa