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Primarie per ricucire un “distacco” incolmabile

Vado a votare alle primarie, il voto è sempre una grande prova di democrazia!
“Ah si, e chi voterai?”
“Voterò il nuovo, sono per le novità. per dare uno scossone. Ma tu non mi dire che non partecipi alle primarie…?”
“No, no, non ci penso proprio. Ma scusa…per capire…quale novità?”
“Volti nuovi servono, per cambiare politica…per tutti noi, aria nuova!”
“Chi consideri più nuovo tra Bersani e Renzi visto che entrambi sostengono Monti e il montismo, compreso l’accordo sulla produttività votato due giorni fa?”
“Eh no, non cambiare discorso e non essere settaria, ora si appoggia Monti, ma dopo le primarie cambia tutto”
“Pensi di cambiare con le stesse persone?”
“Non voterò Bersani, io voto volti nuovi per cambiare”
Dialogo effettivamente avvenuto tra due donne che si sentono in egual modo compagne, ma con qualche differenza…

Sei favorevole o contrario? A ‘cosa’, te lo diremo dopo”. Le primarie del Pd sono in fondo questa roba qui.
Il primo turno è andato a Bersani, ma Renzi lo tallona. Vendola non esiste più, ma era una previsione facile facile (l’avevamo detto giusto un anno fa, all’apparizione di Monti). Il tempo delle chiacchiere poetiche è finito, arrivano i tempi duri in cui bisognerebbe parlar chiaro… E il “retroscena” di oggi, su Repubblica, gli dà il bacio della morte:

Vendola rivendica un ruolo chiave nel futuro governo: programma, asse spostato a sinistra. Sempre più fitte però sono le voci di una trattativa, ovviamente riservata, sul suo possibile futuro. Nell’entourage pugliese da giorni si parla esplicitamente dell’aspirazione di Vendola per una poltrona di commissario europeo”.

Domenica prossima il “popolo del Pd” – o almeno quelli che si recheranno a votare – sceglierà tra il montismo “entusiasta” del contafrottole fiorentino o quello “riluttante” dell’emiliano.
Alternativa davvero poco entusiasmante… Ma proprio questa considerazione ci obbliga a chiederci cosa abbia spinto oltre 3 milioni di persone a dare il proprio assenso a un’operazione chiaramente pubblictario e senza alcuna possibile incidenza sulle politiche del prossimo governo.
Una massa simile di persone merita di essere guardato con rispetto, a dispetto delle illusioni che nutre, per diverse ragioni. In primo luogo perché lì dentro – quasi invisibile in un impasto interclassista dominato dalla piccola borghesia “progressista” – c’è una parte importante della classe. Perché ci sembra chiaro che fanno affidamento su una possibilità irrealizzabile: ovvero che Bersani o Renzi possano davvero far qualcosa di diverso da quel che sta già facendo il governo attuale. Ma sappiamo anche che buona parte di quei tre milioni di votanti stanno pagando la crisi sulla propria pelle, o cominciano a sentirla. Perché pagano l’Imu, mandano i figli a scuola o all’università senza più vedere per loro un futuro dignitoso, hanno pensioni basse e senza prospettive d’aumento. Perché continuano ad andare a lavorare anche quando non dovrebbero più, secondo le regole in vigore fino ad un anno fa.
Abbiamo visto anche parecchi giovani, con gruppi di neofiti che vogliono provare anche questa, ed altri dallo sguardo furbo che già si vedono consiglieri, deputati, amministratori con le mani in pasta. Illusioni e ambizioni vanno spesso a braccetto, nella storia, non c’è nulla di sorprendente.
Il Pd ha voluto questa prova di forza perché non dispone più di momenti di mobilitazione reale. Bloccato il “sindacato dipendente” (la Cgil della Camusso sa agire solo sul freno, non conosce la frizione e odia il pedale del gas), inibite le manifestazioni “politiche”, in via di dismissione le attività “parasociali” un tempo delegate all’Arci et similia… il rapporto col proprio “popolo” si è rarefatto. La piazza è stata sostituita da Ballarò e Che tempo che fa. Il “distacco” tra società e politica, soprattutto per il Pd, è un’insidia pesante.
Una mobilitazione “sostitutiva”, insomma. Con al centro la scelta del leader, invece che un “programma” realizzabile.
Un gioco obbligato, ma pericoloso. Come sempre, il “popolo di sinistra” si affida ciecamente alla propria organizzazione di riferimento. “Crede” come un cristiano in chiesa, ma su questioni molto terrene. La delusione che dovrà provare, da qui all’estate (una volta smaltita la sbornia elettorale e gli ondeggiamenti obbligati fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato), sarà crudele e cocente.
Come quella dei derelitti di Sel che finiranno – con molti forse – per avere come “guida” nientepopodimeno che un possibile Commissario europeo. Ovvero un membro di quella Troika che vorrebbero combattere.
Quel “distacco” fin qui contenuto, e che le primarie hanno avuto il compito di ricucire, può diventare enorme. Lavoreremo perché accada.

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1 Commento


  • emilio

    Cari compagni, qualcosa non torna. Il PD non è il PCI (e del resto Lui stesso ci tiene a rimarcarlo). Nel PD non vi è nessuna doppiezza e neppure alcun “non detto”. Il PD è esattamente ciò che dice di essere. Il Pd è il partito della guerra, il partito che ha “inventato” i CPT, il partito che ha “formalizzato” la precarietà, il partito cher ha azzerato i diritti sociali, il partito che ha organizzato, in toto, il G8 genovese. Il PD è un partito dichiaratamenter imperialista e filosionista. Chi lo vota queste cose le sa, e le approva. Certo, è indubbio, una minima parte dei suoi elettori considera Bersani il proseguo dell’asse Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer e persino gli eredi naturali della Resistenza. Si tratta di anziani militanti i quali, educati a dar sempre ragione al Segretario, possono ingoiare qualunque rospo. Il loro peso, numerico e politico, è sdemplicemente irrisorio. Tutti gli altri stanno nel e con il Pd perchè, nel PD, identificano i propri interessi di classe, di ceto, di corporazione. Nel programma imperialista del PD identificaano anche i loro interessi. Non sono iloti privi di coscienza ma settori sociali che, nelle e dalle politiche imperialiste, hanno qualcosa da guadagnare. Certo, una parte di questi, dentro la crisi èprobabile che perdano le attuali postazioni e si ritrovino, in quanto declassati, all’interno di altri settori e comparti sociali, il dilatarsi della crisi non può che portare a ciò. Ma questo, se sarà, sarà storia del domani. Oggi, più realisticamente, dobbiamo registrare come le retoriche del 99% siano del tutto fuorvianti poichè, dietro al cosiddetto 1%, marciano cospicue quote di popolazione ancora legate a quella tipologia di interessi. Il compito delle avanguardie comuniste, nella fase attuale, è quello di organizzare il Partito delle masse “oggettivamente” estranee agli interessi imperialisti e non attendere che, gli effetti della crisi, spostino a sinistra aristocrazie operaie e piccola borghesia. Compito delle avanguardie comuniste è costruire il partito di classe non attendere che crolino le illusioni del centro sinistra. Chi è andato a votare per il PD sa benissimo che questo è del tutto prono e allineato alle politiche del Governo Monti, ai diktat degli organi sovranazionali del potere imperialista e a tutto ciò che ne consegue. Con ogni probabilità una parte di questi verrà macellata dalle dinamiche oggettive ddella crisi ma questo ha ben poco a che vedere con il loro essere politico, sociale e culturale oggi.

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