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La mossa del cavallo del Cavaliere

Avevo appena messo in rete (https://www.contropiano.org/en/featured-primo-piano/item/13262-come-muoversi-nelle-prossime-elezioni?tmpl=component&print=1) una breve considerazione sul posizionamento delle forze politiche parlamentari rispetto al reale contenuto delle prossime elezioni che il quadro delineato mi è stato stravolto dal cambio di fronte del Cavaliere. Il mio ragionamento era semplice: se alle prossime elezioni ci sarà effettivamente da pronunciarsi pro/contro la continuazione dell’agenda–Monti, in linea di massima gli schieramenti avrebbero potuto essere questi:

  • proMonti: Casini-Montezemolo-(Fini)
  • antiMonti: Grillo, Di Pietro, Berlusconi, Maroni.

con Bersani preso nel mezzo tra Vendola-antiMonti e Renzi-proMonti.

L’intervento a gamba tesa del Partito Popolare Europeo, che ha indotto Berlusconi (volente o nolente?) a dichiararsi a favore di Monti (e quindi alla prosecuzione della sua agenda), ha rafforzato il fronte dei “centristi” bloccando ogni speranza di Bersani di diventare presidente del Consiglio. Di più: per non trovarsi all’opposizione il PD non potrà che rompere con SeL, abbandonare la CGIL e trasformarsi in quel partito moderato e conservatore che finalmente concluderebbe la sua parabola involutiva.

Questa strategia presuppone però che l’elettorato voti secondo le indicazioni delle forze politiche di appartenenza. Ma se così non fosse? Se gli elettori, per una volta tanto, votassero secondo il proprio materiale interesse ed il mare magno dell’astensionismo si mobilitasse per cacciar via Monti e i suoi manutengoli? Mancano però due condizioni a tanto risultato. La prima è che bisognerebbe far capire al corpo elettorale che questa volta non è in gioco questa o quella persona, ma la prosecuzione di una politica economica “di rigore” che sta massacrando il tessuto civile ed economico del paese; e poi che emergesse un leader capace di coagulare questa opposizione (che pure c’è). Per questo è stata opportuna l’accelerazione politica della scadenza elettorale, che comunque sarebbe caduta a primavera: affinché queste due condizioni non si verifichino e gli elettori disgustati continuino ad astenersi, mentre quelli spaventati scelgano la “moderazione” di Monti contro il “sinistrismo” (sic!) di Bersani, il “populismo” (sic!) di Maroni, l’“antipolitica” (sic!) di Grillo. Ma se finirà così, allora godiamoci ancora il Monti for president!

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