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L’errore di sempre: “Israele faro del progresso in M.O.”

“Leggo nel post qui sotto:
“Ma c’era qualcosa di piú. I “pontieri” del ’58 ritenevano che Israele potesse essere l’alfiere della democrazia in Medio Oriente, e non solo della democrazia borghese, ma di una democrazia socialista. La cultura mitteleuropea di cui gli ebrei erano portatori, la loro conoscenza dei problemi del socialismo democratico e marxista, la loro preparazione scientifica e tecnologica inducevano a pensare che Israele avrebbe potuto scardinare, nel tempo, quel mondo di sopraffazione e di ingiustizia sociali e di tirannia politica che caratterizzava il Medio Oriente”.
Osservo: niente di più sbagliato. Non oggi, col senno del poi, ma già allora nel 1958, bastava saperne un po’ di più informandosi sulla situazione interna in Israele. Allora determinato, ma non definito, dalle linee di armistizio del 1949.

I luoghi della popolazione araba di Israele erano allora soggetti al governo militare e sottommessa alle leggi di emergenza imposta dalle autorità britanniche durante “il Mandato”, e che il Governo di Israele aveva mantenuto per poi applicarle nei confronti dei palestinesi. Allora ancora continuavano le requisizioni di terre palestinesi e l’espulsione dei contadini dalle loro terre, Questi andavano ad ingrossare il numero di profughi palestinesi dentro lo Stato d’Israele. Isarele continuava a cancellare ciò che rimaneva dei villaggi arabi, la cui popolazione venne espulsa nel 1947-49 impedendo ai profughi di ritornarvi.

Al posto di questi villaggi venivano fatti sorgere insediamenti ebraici esattamente come oggi. L’esercito israeliano continuava a macchiarsi di crimini nei confronti della popolazione civile palestinese, come negli eccidi effettuati alla vigilia della Guerra del Sinai nel 1956 a Kfr Qassem e Kalansawa, inizialmente nascosti ma portati alla luce grazie alla denuncia dei deputati comunisti al Parlamento Israeliano (Knesset), che portò ad alla formazione di procedure penali ma a pene irrisorie rispetto alla gravità dei fatti; connessi proprio alla natura del regime di governo militare cui erano sottoposti i palestinesi.

Già allora l’esercito israeliano commetteva azioni contro la popolazione civile di Gaza nelle vesti delle unità speciali di Ariel Sharon (1955). Per ciò che riguarda i dirigenti socialisti israeliani la ” loro conoscenza dei problemi del socialismo democratico e marxista, la loro preparazione scientifica” sono stati strumento della spoliazione dei palestinesi. I maggiori beneficiari delle spoliazioni sono stati in primis i kibbutim (che erano esclusivamente ebraici ovviamente), i nuclei più comunistici, poi i moshavim, insediamenti socialisti, e via discendendo verso forme minoritarie più privatistiche.

L’affermazione dei “Pontieri” era non solo sbagliata ma irresponsabile e in essa si può cogliere il nocciolo della profonda incomprensione dei diritti storici dei palestinesi, i quali hanno ragione da vendere.

Non dal 1967 bensì dal 1922 e, soprattutto, dal 1947 in poi.”

da un post Facebook

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