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Dopo il 14. Declaration degli strikers napoletani

Il 14N al netto dei fatti e delle tante positive valutazioni ci lascia un dato semplice: non tutti possono ancora scioperare, ma tanti lo hanno fatto e tantissimi hanno la voglia di farlo. La questione è capire cosa significa questa voglia di “sciopero” che tutti abbiamo percepito diffusa nel paese.
Non crediamo certo che questa tensione si possa facilmente scaricare e rappresentare in uno sciopero di categoria, dei metalmeccanici FIOM ad esempio, né tantomeno in uno “sciopero generale” della CGIL tutto proteso al riassetto degli equilibri interni del centro-sinistra. Dei rischi in tal senso ci sono, non possiamo negarlo, ma se un risultato c’è dopo questo 14N è che in ogni caso non ci sembra che si possa ormai parlare di “sciopero” semplicemente nei termini né di una vertenza specifica né di uno strumento politico delle sole organizzazioni sindacali.
Questa voglia diffusa, questo sollievo, questa boccata d’aria durata più di 24 ore ci dice ben altro. Si tratta di un’inedita disponibilità a parlare di reddito, salario e welfare in tanti luoghi di lavoro, nelle piazze della movida, nelle vie e nei negozi dello shopping, nei luoghi della formazione.
Se lo “sciopero sociale” del 14N ha raccolto la partecipazione, la simpatia e l’identificazione di tanti non rappresentabili dal sindacato tradizionale allora “sciopero” può voler dire da ora in avanti, prima ancora che un processo vertenziale, un processo politico di coalizione per la costruzione di un opposizione larga alle politiche neoliberiste che il governo Renzi sta portando avanti come nessun altro governo degli ultimi anni.
Come dare gambe e spazio di espressione a questa disponibilità è da oggi all’ordine del giorno, e crediamo sia l’unico senso con il quale possiamo discutere insieme delle prossime date dell’autunno, da vivere come passaggi in cui chiedersi se questa disponibilità alla mobilitazione degli irrappresentabili può essere organizzata, sedimentata, estesa.
Dal Laboratorio napoletano per lo Sciopero Sociale immaginiamo l’assemblea nazionale del 23 novembre come uno spazio di bilancio e confronto del percorso che dallo Strike Meeting di Roma ci ha portati al 14. Crediamo che bisogna valorizzare, riprodurre e approfondire il metodo che ha permesso a tanti e diversi di autoconvocarsi e prendere parola con un punto di vista comune, costruito collettivamente, tenendo presenti le questioni che restano aperte, ma ripartendo dall’accumulo di immaginario, discorso politico e pratiche di lotta che il 14 ci ha restituito.
La nostra proposta operativa è di articolare la discussione mattutina in tre workshop sulla falsariga del lavoro che abbiamo costruito a Napoli, dove già a partire dal 2 ottobre (Manifestazione Block-BCE) abbiamo tenuto due workshop settimanali specifici: uno sui temi della precarietà, l’inoccupazione, il lavoro nero ecc. e l’altro sui temi della formazione. Un terzo spazio di discussione si è poi aperto in città su tutte le questioni aperte dallo Sblocca-Italia (che legano la questione delle comunità e dei territori con tanti aspetti del jobs act), che proprio a Napoli, nella giornata del 7 novembre a Bagnoli, ha trovato una prima netta presa di parola dei movimenti capace di imporsi nel dibattito cittadino.
Immaginiamo questi workshop come spazi veri e dinamici di discussione e bilancio del 14N, e come laboratori di proposte operative concrete, a partire dai campi di intervento aperti su cui vanno rafforzati i percorsi politici.
La plenaria pensiamo possa essere aperta dai report dei workshop per dare poi spazio ad una discussione complessiva su tutto il percorso dello sciopero sociale.

Ore 10:00 – 3 workshop:
1 – Lo sciopero nel mondo del lavoro e e della precarietà
2 – Lo sciopero nel mondo della formazione: scuola, università e ricerca.
3 – Comunità e territori contro le grandi opere e la devastazione ambientale
1.
Ore 13:00 – pausa pranzo
Ore 14:00 – assemblea plenaria

 

 

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