Oggi è il giorno in cui Cgil e Uil hanno proclamato lo sciopero generale.
La giornata di agitazione nazionale ha come titolo “Insieme per la giustizia” ed è stata organizzata per protestare contro la Legge di Bilancio voluta dal governo Draghi e in discussione in Parlamento.
Cgil e Uil sottolineano nella nota diffusa che scenderanno in piazza “per chiedere di cambiare una legge di bilancio che presenta numerosi aspetti inaccettabili”.
Sono previste cinque manifestazioni interregionali in altrettante città italiane: oltre Roma ci sono Milano, Bari, Cagliari e Palermo, città dove dove confluiranno migliaia di lavoratori dalle varie regioni.
La Commissione di Garanzia sugli scioperi, con una delibera del 9 dicembre ha preteso l’esclusione dallo sciopero di alcune categorie come la scuola, che ha già scioperato lo scorso 10 dicembre. Dunque sanità, scuola e le Poste non si fermeranno. Le stesse Cgil e Uil avevano comunque deciso di escludere sanità pubblica e privata, comprese le Rsa, “per salvaguardare il diritto prioritario alla salute dei cittadini in questa fase di emergenza pandemica”.
Tra i settori esclusi interamente dallo sciopero ci sono anche quelli dell’igiene ambientale e degli addetti agli sportelli postali. Non si fermeranno una serie di imprese nelle pulizie multiservizi, o nella vigilanza privata. E molte sono le aziende escluse nel trasporto pubblico locale per agitazioni ravvicinate. Nel trasporto aereo sono state esonerate alcune società di servizi aeroportuali a Linate e Malpensa, così come il personale addetto ai servizi portuali che sciopererà il 17 dicembre.
Lo sciopero proclamato dalla Cgil è “per cambiare la manovra e perché le riforme del fisco, delle pensioni, del mercato del lavoro, le nuove politiche industriali che devono accompagnare la riconversione energetica e digitale abbiano il coinvolgimento del mondo del lavoro e soprattutto aiutino chi sta peggio”, ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.
In questi giorni la decisione di convocare lo sciopero generale ha visto un crescendo di attacchi verso i segretari di Cgil e Uil da parte della politica, dei mass media e della Confindustria, che hanno accusato Landini e Bombardieri di una sorta di tradimento del patto sociale con il governo Draghi fin qui assicurato in nome dell’emergenza.
Lo sciopero generale di Cgil e Uil viene vissuto in modo molto diverso nel mondo del sindacalismo di base e conflittuale, ed anche il nostro giornale lo ha valutato come uno sciopero un pò particolare.
L’Usb, rivendicando a pieno lo sciopero generale dello scorso 11 ottobre, ha fatto sapere da subito di non fidarsi di leadership sindacali alla fine più inclini alla piena concertazione con governo e Confindustria che al conflitto. “Chi oggi chiama ad uno sciopero generale mutilato della sua funzione politica, lavora platealmente ad affermare la propria esistenza in vita, a mendicare qualche ulteriore brandello di concertazione mentre continua imperterrito nella sua strategia di accompagnamento nella demolizione sistematica della forza del movimento dei lavoratori” commenta l’Usb.
Per il Sicobas “Questo sciopero pare più un attestato di sopravvivenza, senza nessun progetto di lungo respiro, senza avere al centro i bisogni di milioni di lavoratori e lavoratrici, le cui condizioni materiali peggiorano rapidamente e quotidianamente” – ma, secondo il Sicobas – “Non bisogna però mai dimenticare che lo sciopero lo fanno i lavoratori, non i vertici sindacali, e indipendentemente dai piani di Landini, oggi ci sono decine di buone ragioni per scioperare ogni giorno, compreso il 16 dicembre: lo sciopero è patrimonio dei lavoratori e delle lavoratrici, non appartiene a chi lo indice”.
Più articolato il commento di Giorgio Cremaschi, il quale saluta positivamente i lavoratori che aderiranno allo sciopero generale ma precisa che “Il segretario della CGIL ha rivendicato il carattere politico dello sciopero, che avrebbe lo scopo di far sentire la voce dei lavoratori e del popolo, ignorati dai palazzi della politica. Già ma una volta che quella voce si sarà sentita e che il potere avrà ancora una volta chiuso le sue orecchie, che si fa, si riprende come prima?”. Secondo Cremaschi “Qui sta la contraddittorietà di questa giornata di lotta. Da un lato essa è sembrata ed è stata presentata come un atto di rottura nei confronti del Governo nel nome dei diritti calpestati del lavoro, finalmente! Dall’altro però viene ridotta a normale amministrazione sindacale di un conflitto destinato a chiudersi in breve”.
Per le valutazioni sullo sciopero occorrerà vederne più avanti i risultati.
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