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Difendiamo il diritto alla rappresentanza degli interessi popolari a Roma

Il divieto opposto dalla Questura allo svolgimento della manifestazione indetta sui temi della lotta alla privatizzazione in tutte le sue articolazioni, territoriale, aziendale e del lavoro; per riaffermare il diritto a una città sottratta alla morsa speculativo-affaristica che si è impossessata della città di Roma, è un atto non solo lesivo di un legittimo diritto ma assume una valenza politica preoccupante.

Il tentativo, ormai evidente, di mantenere formalmente in auge il sindaco Marino, posto di fatto sotto commissariamento, sfiduciato a più riprese da esponenti di giunta, e con un discredito palpabile in tutta la città, è funzionale a garantire le condizioni per l’avvio di una nuovo giro di vite sulle condizioni di vita dei settori popolari, con l’attuazione dei tagli alle spese sociali contenute nel bilancio, e con la contestuale “messa sul mercato” di attività, beni e servizi, alla portata di quel “mondo di sopra” affaristico-imprenditoriale alla base del fenomeno,  non solo giudiziario, di mafia-capitale.

L’ampio cartello di realtà territoriali, sindacali,sociali e politiche che ha indetto la giornata di mobilitazione e lo sciopero cittadino per il 2 ottobre è evidentemente una contraddizione ingestibile sul piano politico per una controparte politico-amministrativa, tenuta in vita artificialmente e sostenuta dai comitati d’affari che a parole dichiara di voler combattere.

L’affacciarsi in modo organizzato sulla scena politica delle realtà cittadine del conflitto di classe, con una condivisa piattaforma rivendicativa e una comune opzione per un diverso modello di città, coniugato ad un radicamento sociale rappresentativo tanto del il dissenso dei lavoratori delle aziende di servizio ai piani di privatizzazione tanto le istanze sociali di lotta per il reddito, la casa e la difesa del territorio, costituisce obiettivamente “un pericolo sociale e politico”:  una rappresentazione degli interessi popolari non compresa nel quadro delle compatibilità , meno che mai la possibilità che questi possano trovare una visibilità foriera di una loro estensione e consolidamento.

Il tentativo, tutto politico, di impedire al dissenso organizzato di rappresentare i contenuti di una politica cittadina fondata sulla difesa del patrimonio pubblico e degli interessi popolari e maggioritari della città, è la vera ragione del divieto alla manifestazione del 2 ottobre.

Il divieto allo svolgimento dell’iniziativa del 2 ottobre non può essere accettato, gli interessi della Roma popolare devono imporsi nell’agenda politica cittadina.

www.rossa.red

 

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