La recente sentenza di assoluzione per Erri De Luca fa tornare a riflettere sulla repressione in Italia di movimenti e pensieri non allineati. L’assoluzione sicuramente va salutata positivamente, rappresentando una sconfitta della repressione del movimento No Tav e impedendo un nuovo, pesante arretramento della libertà d’espressione in questo Paese. Ma questo non deve farci dimenticare che è stata, come ha sottolineato Nicoletta Dosio, l’eccezione e non la regola. Lo conferma proprio la cronaca di questi giorni che vede, per Erri De Luca assolto per aver espresso il proprio pensiero, Davide Falcioni indagato per aver documentato un’iniziativa No Tav per il sito AgoraVox. E non solo. Perché sono migliaia e migliaia (potrebbero essere addirittura 18000) le persone arrestate per aver partecipato a manifestazioni, cortei, proteste sociali.
E’ diffusa per l’Italia la becera propaganda del “tanto in galera non ci va mai nessuno”. Una frase così vera che, infatti, le carceri italiane registrano un sovraffollamento record. La situazione carceraria è profondamente simile, in questo, a quella fiscale. E’ vero e falso allo stesso tempo che in Italia la tassazione è altissima ed è aumentata costantemente nei decenni. E’ vero per le classi meno abbienti e i lavoratori che hanno visto aumentare la propria imposta sul reddito e sorgere (o aumentare, pensiamo all’IVA) altri balzelli. Ed è profondamente falso se, invece, guardiamo alle classi dirigenti, alla classe dei super-ricchi e delle rendite multimilionarie. Perché per loro, addirittura, dagli Anni Settanta ad oggi l’imposta sul reddito è scesa enormemente. Il garantismo, tanto spesso invocato, è il privilegio per pochissimi eletti, in base al Capitale, di poter agire per evitare qualsivoglia condanna penale. Ma non esiste per i lavoratori, i più poveri, coloro che non si allineano al pensiero dominante. E quindi, se per il sovversivismo delle classi dirigenti esistono sempre “protezione della privacy”, garantismo, garanzie su garanzie, altri sono condannati e colpevoli a prescindere. Basta scorrere la cronaca dei quotidiani e del web per trovare un’enorme lista di manifestazioni represse e manganellate. Dagli studenti ai lavoratori, da chi si batte per i beni comuni a chi si oppone all’inquinamento industriale e alla devastazione dei territori. A Bologna si è arrivati a sfrattare un bambino malato, in un’azione che ha visto nelle strade un enorme spiegamento militare. Mentre all’Università di Pisa lo sgombero è avvenuto addirittura in armi. Tante, troppe volte, per Himmler (citando il sempre straordinario Saverio Tommasi) è lecito agire, mentre “gli sfruttati malpagati e frustrati” (come cantava Rino Gaetano) son accettati solo per lo schiavismo moderno, ma guai se alzano anche solo un secondo la testa.
Sono previsti arresto e condanna per chi uccide una persona. Nulla da eccepire, ovviamente. Ma, dovrebbe far riflettere che le guerre non sono mai state rese tabù e sempre nuove ne vengono preparate. In guerra si va per una sola azione: sparare. E sparare vuol dire uccidere. Lo stesso identico “effetto collaterale” dell’inquinamento e dell’avvelenamento che può derivare da insediamenti industriali super inquinanti. Ma tutto questo è, spesso, autorizzato dalla legge (se non favorito). Eppure i morti dovrebbero essere tutti uguali …
Tutto questo non potrebbe essere possibile se non ci fosse un’imponente apparato mediatico, pronto a raccontare o non raccontare, insultare o esaltare, criminalizzare o “diventare garantista”, a seconda dei casi. E quindi uno sgombero violento diventa “tensioni tra antagonisti e forze dell’ordine”, il bombardamento di un ospedale o di un matrimonio un “errore” (anche se l’ospedale è stato bombardato per oltre 30 minuti ed era riconoscibilissimo). Se critichi la legge 30 del 2003, nota come “legge Biagi”, invece sei un fiancheggiatore del terrorismo, realizzando tra l’altro anche in questo una perfetta opera di propaganda. Se sei un esponente dell’estrema destra, o un suo familiare, neanche le condanne per pedofilia o per corruzione, o la documentata amicizia con mafiosi acclarati, meritano le condanne in prima pagina.
Ma non è solo questo, la propaganda mainstream va anche oltre. Mafia Capitale (ma non solo) ne è un esempio illuminante: grazie al dosaggio mediatico delle notizie strillate o occultate in meno di un anno ci si è trovati, partendo da quella che la procura di Roma definì “fasciomafia” e che vedeva come fulcro un ex NAR, dagli anni delle accuse per assunzioni su assunzioni “politiche”, a sdoganare il neofascismo e a parlare di pochi scontrini (della stessa persona che, alcune settimane fa, quando attaccò lavoratori che – seguendo tutti i dettami della legge – stavano esercitando i loro diritti, divenne quasi eroe nazionale), trasformando la destra in paladina della giustizia violata dai “comunisti” (che non c’entrano nulla su nulla con un’amministrazione che sul piano dei rapporti coi movimenti e con le lotte sociali non si è discostato di molto dai precedenti, ma denigrare e disprezzare comunisti e anarchici per lor signori resta sempre di moda …). E quindi, nonostante sia stato documentato e accertato che articoli contro i migranti e i rom, inneschi di vero e proprio odio sociale, erano dettati dalla “terra di mezzo”, quotidiani che fomentano una sorta di guerra sociale contro i migranti, i lavoratori, gli ultimi e i penultimi sono ancora oggi accreditati, stimati e rispettati. Mentre chi da anni denuncia quel che accade nei lager di stato e le politiche sicuritarie e antimigranti (sui quali anche Mafia Capitale ha lucrato e prosperato), non essendo allineato all’ideologia e alla propaganda strumentale al Capitale e al Potere, viene emarginato, silenziato, disprezzato, infangato.
Ma la criminalizzazione e il disprezzo mediatici non finiscono qua. L’opera di persuasione e propaganda sa essere anche più raffinata e pervasiva. E, ci si può ritrovare quindi in prima serata a vedere un innocuo telefilm “da famiglia” in cui chi s’impegna per i diritti dei migranti, o ha partecipato a lotte storiche dei movimenti, è un nonno snaturato che non sa accudire il nipote o, se sei un ultrà, a prescindere sei da considerare un appartenente ad una banda criminale.
La repressione e la “grande informazione” non sono mai neutrali. La legalità, da sola, non può (e non deve) essere un valore assoluto. E, bisogna quindi avere il coraggio e la forza di smontare la propaganda di sistema, e di affermare che trattare un disobbediente civile alla stregua di un criminale mafioso è un favore alle classi dominanti, è schierarsi per l’ingiustizia e il mantenimento dello status quo, con i potenti contro i deboli. La repressione e la propaganda borghesi son proni agli interessi dei Potenti e delle classi dominanti. Sempre. Son strumenti della lotta di classe dall’alto verso il basso.
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