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Maroni e la Tav: «Non userò l’esercito»

«Ma non saranno tollerati atti di violenza di ogni tipo»

«Ho escluso l’utilizzo dell’esercito, perché non vedo le condizioni né oggi né doni né in futuro per l’impiego delle forze armate. Quello della Tav è un problema di ordine pubblico», così ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni, che l’8 giugno ha partecipato in Prefettura a Torino al vertice del comitato provinciale sicurezza e ordine pubblico sull’avvio dei cantieri della Tav.

All’ordine del giorno è stata l’apertura del cantiere del tunnel geognostico della Torino-Lione. A partecipare l’incontro, oltre ai vertici delle forze dell’ordine, il presidente della Regione Roberto Cota, il sindaco di Torino Piero Fassino, il presidente della Provincia Antonio Saitta.
NON TOLLEREREMO ALCUNA VIOLENZA. Rispondendo a una domanda sulla presenza di frange violente tra i No Tav, Maroni ha aggiunto: «Di là ci possono essere i professionisti della violenza, di qua ci sono i professionisti della legalità, dell’antiviolenza, professionisti che sanno cosa fare, abituati a combattere il terrorismo, la criminalità organizzata, a combattere chi usa i kalashnikov e la lupara». In Valle di Susa, ha sottolineato il capo del Viminale, «non saranno tollerati atti di violenza di ogni tipo. La violenza va contrastata con ogni mezzo», ha detto Maroni.
«Mi pare di capire che il movimento antagonista alla Tav sia più orientato su basi politiche e ideologiche che sulla comunità della Valle di Susa». Maroni ha poi ribadito che «la priorità è che l’opera parta in tempi brevi» e, per quel che riguarda l’impiego delle forze dell’ordine, «sarà fatto tutto quello che serve, senza preoccuparsi delle spese, ma chiaramente cercando di contenerle il più possibile».
COTA: NO AI MILITARI. A sostenere la linea del minsitro è il governatore del Piemonte Roberto Cota: «Faccio i complimenti alla magistratura e alle forze dell’ordine per questa azione. Come ha fatto il ministro Maroni», ha detto a margine della riunione in Prefettura. «Sono d’accordissimo che non vengano impegnati i militari in Valle di Susa per presidiare i cantieri della Torino-Lione. Avrebbe dato un’idea negativa, di occupazione della valle. E la Tav non è occupazione, è un’opera, al contrario, che porta occasioni di sviluppo in Valle e in tutto il Piemonte. Questo è il vero significato della Tav», ha continuato Cota, «e l’azione politica per spiegarlo alla gente sarà costante. Abbiamo un sistema economico sociale e produttivo che vuole l’opera. E l’avrà. Abbiamo lavorato per anni», aggiunge Cota, «affinché la Torino-Lione sia il più possibile positiva sia per l’impatto ambientale sia per le ricadute occupazionali».
DIFESA DEI PARLAMENTARI MINACCIATI. Intanto «la presidenza della Camera si attivi con il ministero degli Interni perché venga tutelato appieno il diritto dei deputati di esprimere le loro opinioni», è la richiesta fatta nell’Aula della Camera da capogruppo del Pd Dario Franceschini che ha manifestato solidarietà, condivisa con un applauso da tutta l’Assemblea di Montecitorio e sottolineata dalla vicepresidente Rosy Bindi, verso i deputati Stefano Esposito e Giorgio Merlo. I due parlamentari piemontesi sono citati in una busta con minacce anonime per le posizioni da essi assunte sulla Tav recapitata alla sede del Pd di Torino.

brano tratto dal quotidiano on line Lettera 43

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