Non è stato un Convegno rituale quello tenuto a Napoli, sabato 21 maggio, indetto dalla Piattaforma Sociale Eurostop.
Chi ha seguito i lavori o chi si è documentato – leggendo le prime relazioni già disponibili sul sito: www.eurostop.info – si è potuto rendere conto della densità politica della discussione che abbiamo sviluppato e della ricchezza degli approfondimenti che nel corso delle molte ore di dibattito si è accumulata.
Ital/Exit, quindi, non è più solo uno slogan che fa il verso alla più nota Brexit o alla Grexit ma è un percorso di lotta e di organizzazione che sta iniziando ad enuclearsi ed a relazionarsi con le più avanzate e mature espressioni del conflitto politico e sindacale presenti nel nostro paese.
La mozione finale approvata ed i primi appuntamenti di mobilitazione di inizio autunno danno il senso concreto che Ital/exit, da suggestione evocativa, può trasformarsi in un reale percorso di rottura della gabbia dell’UE e dell’Euro.
Da questo punto di vista il silenzio dei media ufficiali – tra cui quello de “il Manifesto” il quale da puntualmente conto di ogni iniziativa dei cosiddetti seguaci dei fantomatici “Piani B” e mantiene la censura sul dibattito che si richiama alla necessità della Rottura dell’Unione Europea – non è un mistero e non costituisce un elemento di novità.
L’attitudine di questi settori è l’ulteriore conferma della paludata condizione di omologazione al pensiero unico in cui versa l’informazione nel nostro paese.
E’ capitato, però – e, secondo noi, non a caso – che alcune testate informative (Wall Street Italia e Qui Finanza) si siano interessate al Convegno di Napoli fornendone un resoconto, tutto sommato veritiero. Una chiave di lettura la quale, senza molti fronzoli e orpelli politicisti, ha avuto il merito di cogliere l’obiettivo politico immediato della nostra iniziativa.
I commentatori di queste due testate (entrambe referenti di accorsati ambienti del mondo finanziario che occhieggia agli Stati Uniti) hanno compreso che in Italia si stanno addensando quei coefficienti strutturali e politici per cui non sarebbe una ipotesi fantascientifica l’emergere di un movimento politico e sociale contro l’Unione Europea ed il complesso delle sue politiche.
Un addensarsi il cui procedere prossimo, al momento, non è prevedibile da nessuno ma – alla luce degli immanenti fattori di crisi economica strutturale e di accresciuta competizione globale – resta una delle ipotesi più concretizzabili, nel medio periodo, nello spazio europeo o, soprattutto, nell’area Pigs ed Euromediterranea.
Infatti i toni di queste due testate sono di oggettiva preoccupazione per una tendenza che, questi strateghi dell’informazione, iniziano ad intravedere nelle pieghe sociali e nei mugugni della società italiana.
Parimenti, però, l’attenzione di questi ambienti politici e finanziari verso il Convegno ed i contenuti della Piattaforma Eurostop sono anche una sollecitazione oggettiva per l’ulteriore qualificazione della nostra discussione.
Siamo, infatti, persuasi che le sfide politiche che abbiamo davanti, sia sul versante della mobilitazione di massa e sia sul crinale di un necessario affinamento della nostra capacità analitica ed interpretativa, costituiscono, di fatto, quell’auspicabile salto di qualità a cui tendiamo come compagni che hanno dato vita alla Piattaforma Sociale Eurostop.
Una conquista di autorevolezza politica e programmatica ed una rinnovata capacità di produrre iniziative politiche e di massa la quale dovrà verificarsi e connettersi nei posti di lavoro, nei territori e nella società tutta per sedimentare, anche qui da noi, l’avversità verso l’Unione Europea, i gangster dell’Euro e l’insieme dei provvedimenti antisociali che informano l’azione di questo dispositivo antidemocratico, razzista e militarista.
Michele Franco
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa