Nessuno dovrebbe mai essere posto dinanzi all’alternativa tra salvare vite umane o violare leggi ingiuste, assurde e disumane.
Questo accade quando legalità e giustizia sociale si separano e l’applicazione della prima confligge frontalmente con la seconda perché ogni questione sociale viene artatamente trasformata in emergenza e derubricata a questione di ordine pubblico.
Questo accade quando i diritti sociali scompaiono dall’orizzonte politico e si afferma soltanto il diritto quale prodotto ideologico del più forte.
Questo accade quando ci si trova in presenza di un sistema politico ed economico (nazionale ed europeo) che fa della diseguaglianza sociale e dell’oppressione la sua forma.
E’ questa la sintesi della vicenda che ha coinvolto Carola e i migranti sulla Sea Watch: una fotografia agghiacciante di quel decadimento, anche dal punto di vista valoriale, che, sulle orme della strada già tracciata dal precedente Ministro degli interni, si spinge fino al punto di mettere al bando e considerare penalmente rilevante ogni forma di umanitarismo.
E mentre da un lato spicca la barbarie di un governo (e in primis del suo azionista di minoranza/maggioranza) che costruisce sulla violazione dei più elementari diritti umani il suo consenso, dall’altro emerge l’ipocrisia di una sedicente opposizione che ha apparecchiato politicamente la deriva culturale alla quale oggi stiamo assistendo.
Non servirà ai primi consegnare Carola alla gogna massmediatica per distrarre l’opinione pubblica dalle difficoltà nelle quali è immerso tra scandali giudiziari, procedura di infrazione ed annunci ai quali non verrà mai dato seguito. Non servirà ai secondi giocare la carta dell’antirazzismo di facciata e dell’ultim’ora per recuperare quella verginità compromessa da decenni di politiche che li hanno resi totalmente alieni agli interessi dei ceti popolari e durante i quali sono state sdoganate le peggiori pulsioni securitarie.
Forti con i deboli e zerbini con i potenti. Tutti, indistintamente.
Io sto con Carola
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