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Strage di Piazza Fontana 50 anni dopo. Un’altra generazione continua la lotta

Per una realtà giovanile e studentesca come la nostra, che si misura quotidianamente con la sfida di agire e organizzarsi guardando a un orizzonte di trasformazione dei rapporti sociali vigenti, la storia è un elemento cardine da cui muovere una controffensiva per scardinare il sistema ideologico definito genericamente “pensiero unico”.

Il vuoto appositamente costruito, dentro cui i nostri coetanei crescono e sono cresciuti, all’oscuro della verità storica –  talvolta anche solo dell’esistenza –  su intere stagioni politiche come quella degli anni ’70, creano stupore e incredulità quando gli si presenta lo stesso tema in maniera precisa e rigorosa, abbattendo il senso comune costruito ad arte dallo storytelling degli apparati ideologici dello stato.

L’elemento di forza della narrazione del nostro nemico non risiede solo in una grottesca operazione di ribaltamento tra vittime e carnefici, ma in una più sofisticata elaborazione che si vuole imporre come “obiettiva” e “neutrale”, e che tende formalmente all’equiparazione  tra “opposti estremisti”, salvo poi differenziare nella sostanza la persecuzione repressiva tra compagni e fascisti.

Un processo analogo a quanto è avvenuto il 19 settembre scorso con l’approvazione al parlamento europeo della mozione che sostanzialmente equipara  il nazismo al comunismo, facendo cosi risultare trionfante la linea centrista dei liberali, che invece sono stati i principali artefici delle condizioni che hanno trascinato l’Umanità nel tritacarne della seconda guerra mondiale.

Come vediamo, la storia continua a essere un campo di battaglia in cui schierarsi significa resistere contro chi può aver vinto una battaglia ma non la guerra.

Con questa convinzione abbiamo deciso d’impegnarci a sostenere e dare vita, specialmente negli ambienti scolastici e universitari, a una campagna in occasione del cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana; primo evento (ma non prima bomba) con cui si è soliti far cominciare la “strategia della tensione”, e dunque della guerra di bassa intensità scatenata contro il movimento operaio.

Una proposta di visione politica sugli avvenimenti di oltre un decennio di storia per connettere le nuove generazioni – offuscate dalla narrazione generata dai vincitori – alle lotte politiche, sociali, sindacali di ieri, riconoscendone la loro attualità.

 

 

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