La segretaria generale della CISL Annamaria Furlan ha dichiarato che l’articolo 18 è roba del secolo scorso. In questa sua sciocca affermazione è condensato tutto il degrado politico e anche morale di una casta sindacale conquistata dal liberismo e dall’impresa.
Degrado anche morale perché di fronte al dilagare delle sfruttamento fino alla schiavitù, di fronte al ricatto permanente del precariato, di fronte alla regola brutale cui oggi sono sottoposti lavoratrici e lavoratori: o fai così o quella è la porta.
Di fronte alla paura che regna sovrana in ogni posto di lavoro e che offende la stessa dignità delle persone, irridere come fa Furlan alla principale tutela contro i licenziamenti ingiusti non è solo fare la renziana di complemento, ma significa disprezzare la sofferenza di chi si dovrebbe rappresentare.
Non c’è un solo lavoratore in Italia che non senta come una ingiustizia la cancellazione dell’articolo 18, conquista costata sangue sudore e lacrime a generazioni di operai e che il governo Renzi ha soppresso con la complicità di dirigenti sindacali come AnnaMaria Furlan.
È vero che la tutela contro i licenziamenti ingiusti è una conquista del novecento, ma la sua soppressione ha riportato il mondo del lavoro all’ottocento.
E di questa regressione terribile è responsabile per la sua parte Furlan e con lei anche i dirigenti UIL e CGIL che l’hanno seguita sulla stessa strada e che ora non trovano scandalose le sue parole.
A tutti costoro, visto che nelle fabbriche italiane non ci vanno più, suggerisco almeno di fare un giretto turistico in Francia, così per vedere cosa fa un movimento sindacale vero, come era il nostro prima che i dirigenti di CISL UIL E CGIL si impegnassero per renderlo amico dei padroni e dei ricchi e nemico dei lavoratori.
Signora Furlan si vergogni.
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