Sul coronavirus è ora possibile capire la mortalità, al di là di allarmismi o sottostime tranquillizzanti.
La mortalità del coronavirus è importante, circa il 3% degli infettati, a fronte della normale influenza che ha un’incidenza molto più bassa, meno dello 0,2%, quindi dieci volte di meno.
Contenere la diffusione del virus, aggressivo in particolare sugli ultra sessantenni e su chi ha gravi patologie, è importante perché se facesse 5,5 milioni di infettati, come la normale influenza, avremmo oltre 150 mila decessi, un vero disastro.
L’influenza detta “spagnola”, che colpi tra il 1918-1920 la popolazione mondiale, provocò la morte di oltre 50 milioni di persone, circa il 5% dell’umanità, colpendo in tutte le fasce di età (mia nonna mi raccontò dei sui compagni di giochi morti per la spagnola), quindi un virus molto più aggressivo e in un tempo in cui la sanità pubblica era molto meno efficace e senza antibiotici.
L’attenzione a questa infezione va posta in futuro, almeno in Italia sul contenimento della diffusione e sull’efficienza della sanità pubblica, che nonostante le affermazioni trionfalistiche è resa inefficace e non funzionale per le politiche neoliberiste e falsamente di risparmio.
Per essere concreti, io dovrò attendere 8 mesi per un’analisi specialistica chiesta ora, così anche per mia moglie e per mia madre, un fatto generale, tranne che non vada al privato e averla in pochi giorni.
I pronto soccorso, poi, sono una fonte di malattia e di non-cura, come quello dell’ospedale san Camillo a Roma, un salone in cui 40 persone sono ammucchiate e con i corridoi nella stessa condizione, così era nel 2014 quando vi morì mio padre e così oggi nel 2019 quando ricoverai mia moglie che ne uscì con una patologia molto più grave.
Gli altri pronto soccorso pubblici romani, poi, ho notizia non godono situazioni migliori e questo perché si è voluto tagliare i posti di degenza, un costo chiaramente insopportabile per chi ci governa, creando un “collo di bottiglia” nel ricovero ospedaliero e in presenza di una organizzazione errata.
E’ chiaro che il contenimento delle epidemie virali come il coronavirus è quasi una scommessa, quindi a queste infezioni si dovrà rispondere con una sanità pubblica gratuita e aperta tutti, ristrutturando i pronto soccorsi fatti di mini stanze separate, aumentare i posti letto ospedalieri, estendere le vaccinazioni anti influenzali e per le patologie polmonari e dare servizi medici con una attesa di massimo trenta giorni, ovvero tutto il contrario di quanto raccomandato da FED e dalla commissione UE.
Questo ragionamento mi ha posto una domanda ulteriore: cosa succederà in altre aree del mondo?
Gli Stati Uniti d’America hanno una sanità solo per chi se la può permettere e per fare un esempio concreto a una persona rientrata dalla Cina è stato chiesto 3200 dollari per effettuare il test sul coronavirus e tranne che cerchino di nascondere una eventuale pandemia mortale, il problema della sanità pubblica diventerà il primo problema, destabilizzando le ideologie neoliberiste, sostenute in particolare dalla destra repubblicana (si discostano oggi solo due politici come Sanders e Warren).
In America Latina, se la pandemia si dovesse concretizzare in paesi come il Brasile e la Bolivia dove la destra oscurantista messa al potere dagli Usa ha espulso i medici cubani, la situazione potrebbe andare fuori controllo causando sollevazioni popolari molto violente.
Insomma, pensare che il coronavirus sia solo un problema medico contingente è una illusione irresponsabile e criminale.
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paolo regolini
Le statistiche dell’OMS parlano di una mortalità dello 0,3%, più precisamente indicano una mortalità del 3% sul 5% dei casi gravissimi.
Qui si parla di una mortalità del 3%, la differenza è esponenziale.
Sarebbe opportuno un documentato chiarimento
regolins