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Il rischio è nostro, gli affari sono loro

Esattamente undici mesi fa , il 16 maggio 2020, il presidente del consiglio Conte annunciava la riapertura pressoché totale del paese entro i dieci giorni successivi, affermando che si trattava di un “rischio calcolato”.

Il 16 aprile 2021 il presidente del consiglio Draghi ha annunciato anch’egli la riapertura totale di ciò che era rimasto chiuso, nello stesso tempo di dieci giorni. Per Draghi si tratta di un “rischio ragionato”, ma si sa i banchieri ragionano coi calcoli, quindi le parole sono esattamente le stesse.

Quando Conte dichiarò la fine del lockdown, sicuramente ben più rigido di quello attuale, i positivi al Covid erano circa 70.000, di cui poco più di 800 in un solo giorno. I ricoverati in ospedale erano 10.000 e quelli in terapia intensiva meno di 800. I morti in un solo giorno 153 e quelli totali 31.000.

La dichiarazione di apertura di Draghi avviene invece con oltre 500.000 persone attualmente positive, 24.000 in ospedale e 3.400 in terapia intensiva. I morti giornalieri sono oltre 400, mentre quelli totali oltre 116.000.

Dalla riapertura di Conte a quella di Draghi si sono aggiunti 85.000 morti. Erano nei calcoli del governo Conte, o quei calcoli erano sbagliati e non prevedevano la strage poi avvenuta?

Non lo sappiamo, ma la stessa domanda va ora rivolta a Draghi: quanti altri morti comporta il suo rischio ragionato? Molti meno sarà la risposta perché ci sono i vaccini.

Già, i vaccini, il cui piano di somministrazione finora è semplicemente fallito. Basta confrontare le previsioni di tre mesi fa con quanto davvero fatto. E sulla sanità pubblica, sulla medicina territoriale, sulla prevenzione e sul controllo cosa hanno fatto Conte e Draghi in questi undici mesi, per rendere ragionevole il “rischio ragionato”? Nulla.

Più che calcolo e ragionamento sul rischio, quella di Draghi e Conte è dunque una scommessa.

Entrambi i capi di governo hanno scommesso sul fatto che la maggioranza degli italiani si adatti e si abitui a convivere con la strage, nel nome del lavoro e del PIL. Esattamente come da decenni avviene a Taranto. Esattamente come è avvenuto in questi undici mesi, dove se scuole, ristoranti e teatri sono stati chiusi, le fabbriche sono rimaste sempre aperte.

Oramai un intero paese è sottoposto al ricatto tra la salute e il lavoro, da parte di un sistema infetto e marcio, ove la Confindustria ed il partito degli affari decidono sulla salute di tutti; e chi governa esegue.

Il rischio è nostro, gli affari sono loro.

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4 Commenti


  • Angelo

    Ma gazzè, silvestri, amoroso, , brunori sas, mannoia, zero e altri
    che hanno manifestato a favore dei lavoratori dello spettacolo a piazza del Popolo
    hanno mai fatto qualcosa di simile quando questi lavoratori erano sottopagati,precari,
    al nero , con appalti,sub appalti, sub sub appalti e senza ( spesso) senza condizioni di sicurezza( vedi il montaggio dei palchi)?
    Oggi anche in presenza di una cassa integrazione più larga sarebbe difficile che questa possa bagnare tutti sti lavoratori viste le molte “assurde” condizioni lavorative.
    Faccio presente che questi sono pure di certa sinistra ( molto chic). Mi sembra tanto che per questi artisti l’unica cosa che gli interessa è aprire, aprire, aprire un pò alla Salvini e Draghi
    Scommettiamo che passata la pandemia questi cantanti ricominciano il loro silenzio?
    Questo senza nascondere le reali difficoltà di questi lavoratori spesso super sfruttati


    • Redazione Contropiano

      Il mondo dello spettacolo è diviso in classi come tutti gli altri, con diseguaglianze altrettanto enormi. Però crediamo sia sbagliato prendersela con quelle poche “star” che di mostrano almeno solidali con il “proletariato dello spettacolo”. Anche perché, a ben vedere, le star possono continuare a incidere e vendere dischi, girare qualche pubblicità/serial/film, mentre il mondo “di sotto”, quello che non si vede mai, sarebbe il più interessato ad aprire subito. O almeno ad avere ammortizzatori sociali degni di questo nome. Poi magari siamo ottimisti, ma i conti si fanno sempre alla fine.


  • Angelo

    ma io non me la prendo con le “Star” perché hanno fatto sta cosa qui, me la prendo con le “star” che fanno solo sta cosi qui e non fanno nulla o molto poco o niente per tutti i lavoratori dello spettacolo che anche prima del covid faticavano o comunque fanno lavoro nero,sporco, irregolare,precario, pericoloso ecc ecc ; in quel mondo li c’è n’è molto e permette anche i loro lauti guadagni,
    Poi ammortizzatori sociali degni di questo nome certamente, figuriamoci, ma ben sapendo che quelli al nero non beccano nulla , quelli con contratti con poche ore ( poi ne lavorano realmente il doppio o il triplo) ben poco prenderebbero e via discorrendo.
    ciao da Angelo


  • Gabriella Grasso

    I lavoratori dello spettacolo alti o bassi i questo accidenti hanno dimostrato di valere zero. Nessuna elaborazione del dramma. Nessuna critica. Nessun approfondimento. Al soldo del sistema sono rimasti inerti e muti. Poiché e dal sistema che traggono sostentamento non c’è nulla da aspettarsi da loro. Solo qualcuno si salva. Molto pochi. Gli altri tutti non hanno un’anima. Sono solo tubo digerente. Che scompaiano!

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