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Il fascismo pericoloso in Italia non è quello dei miseri e ridicoli Casapound, Forza Nuova e compagnia. Quelli è facile ricacciarli nelle fogne da cui a volta riemergono.

Invece le crisi economiche e sociali da decenni producono da noi un ben più potente fascismo perbenista e istituzionale, fondato sull’anticomunismo e sull’uso intollerante e violento dell’ideologia liberale. La maggioranza silenziosa di Indro Montanelli negli anni 70, i pasdaran euroatlantici di oggi, ne sono una manifestazione.

Il quotidiano Il Foglio è un esempio di questo fascismo, anche nel linguaggio.

In un suo corsivo, il quotidiano fondato non a caso da Giuliano Ferrara, fanatico di Renzi prima e di Draghi oggi, insulta lo storico Alessandro Barbero come uno squadrista di cento anni fa. Gli intellettuali del Foglio non trovano di meglio che sghignazzare sul cognome dello storico, e di accostarlo al fiasco di vino. Roba che anche Il Bagaglino farebbe fatica a digerire.

Ma qual è la colpa del grande studioso che per Il Foglio sarebbe un avvinazzato? Quella di aver difeso Tomaso Montanari sulle foibe.

Quest’ultimo aveva affermato una semplice verità. Che se è vero che le foibe ci sono state, come altre vendette e uccisioni nel dopoguerra in Europa, dopo la sconfitta del nazifascismo, questo non autorizza a metterle sullo stesso piano dei crimini e degli orrori di Hitler, Mussolini e dei loro seguaci.

Gli italiani, con l’esercito regolare e con le camice nere, sono colpevoli della morte di trecentomila jugoslavi, nel milione assassinato dai nazisti. La stima più larga delle foibe arriva a 5.000 morti.

Un fatto orribile, ma che non può essere messo sullo stesso piano dello sterminio nazifascista e non solo per per una questione di numeri. Ma perché il potere italiano, fino a quando ha potuto, nei suoi confini ha violentemente oppresso, e negato persino il diritto alla identità e alla vita, alle popolazioni slave.

Quattro milioni di tedeschi sono stati espulsi dalla Polonia nel 1945, anno in cui gli inglesi distrussero l’inerme Dresda con 80.000 morti. Ma in Germania non c’è l’equivalente della nostra revisionista e revanchista “Giornata del Ricordo”. Collocata non a caso l’11 febbraio, anniversario di quel Trattato di Pace del 1947, con cui l’Italia fu giustamente punita per i venti anni di fascismo e per l’alleanza con il nazismo.

Sono stati i fascisti a perdere Pola, Istria, Venezia Giulia. Si potevano ricordare i costi ed i disastri del fascismo e in questo contesto anche le vittime innocenti delle foibe. Invece si è scelto un giorno che equilibrasse il 27 gennaio, in cui tutto il mondo ricorda Auschwitz, e magari anche il 25 aprile.

Una scelta politica di legittimazione del neofascismo, voluta dalla destra assieme al PD e al centrosinistra nel nome di quella “memoria condivisa” di Ciampi che non aveva nulla della verità storica, ma che è stata solo una operazione politica. Il cui scopo era quello di dare altre basi ideologiche alla seconda repubblica berlusconiana, rispetto a quelle antifasciste della prima.

La “Giornata del ricordo” è una revisione dei valori e dei principi della Costituzione nata dalla Resistenza e dalla lotta partigiana.

Questo tema ha sollevato Tomaso Montanari e contro di lui si è scatenato un linciaggio mediatico, promosso dalla fascista Giorgia Meloni, nel quale si sono accodati e distinti renziani, leghisti, liberali vari. Si è arrivati a chiedere le sue dimissioni da rettore dell’Università per stranieri di Siena.

La prima volta dal fascismo che in Italia importanti forze politiche chiedono di colpire la libertà universitaria. Tutto un mondo intellettuale finto-progressista ed autenticamente reazionario, come Aldo Grasso sul Corriere della Sera, ha insultato Montanari e chi sosteneva la sua tesi.

Comunisti pentiti, reazionari impenitenti, europeisti degradati, si sono trovati uniti nel condannare il rettore di Siena. E tanti altri illustri democratici hanno vilmente taciuto.

Ed ora Il Foglio tira fuori tutto il suo schifo contro uno dei più valenti e riconosciuti storici del nostro paese. E il bello è che tutti costoro ogni giorno si alzano a difendere scienza e cultura; però quando la cultura li contraddice… diventano come i NoVax.

Il fatto vero è che la maggioranza che sostiene Draghi ha come proprio pilastro l’ideologia della “Giornata del Ricordo”. È grazie ad essa che i finti antifascisti del PD e i reazionari della Lega possono governare assieme, presentandosi alle elezioni come alternativi. Di un certo tipo di fascisti oggi il governo ha bisogno.

Sono i fascisti di Draghi.

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1 Commento


  • Roberto Luchetti

    Ai fascisti di Draghi – e non solo – andrebbe ricordato il contributo dato dai soldati italiani alla liberazione di Belgrado. Da “la Storia Illustrata del dicembre 1974”: La capitale jugoslava aveva una funzione importante per gli occupanti tedeschi che si volevano assicurare una tranquilla ritirata delle loro truppe in Grecia. L’11 ottobre 1944 Belgrado fu teatro dell’offensiva congiunta del IV Corpo dell’Armata Sovietica e del 1 Corpo Proletario jugoslavo, nel quale facevano parte i battaglioni italiani Garibaldi e Matteotti composti da volontari che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, rifiutarono sia la resa che l’imbarco verso l’Italia. La battaglia si sviluppò per 10 giorni. Il battaglione Garibaldi conquistò il Teatro Nazionale mentre il battaglione Matteotti costrinse i tedeschi a ritirarsi dal parco Kalimekdan, dove poco prima erano stati fucilati alcune decine di prigionieri italiani, in parte malati. Il 21 ottobre i nazifascisti, sconfitti, furono costretti ad evacuare Belgrado.

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