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Il “femminismo” ipocrita della classi dirigenti

Come donna, quello del divario salariale e della difficoltà occupazionale è uno dei temi che mi fanno bollire di più il sangue nelle vene.

I partiti di governo hanno varato per vent’anni leggi che hanno aumentato la precarietà, hanno giocato sulla deflazione salariale per rilanciare il ruolo dell’Italia come contoterzista del capitale multinazionale, hanno ridotto all’osso la rappresentanza sindacale per impedirci di rivendicare i nostri legittimi diritti, hanno incentivato delocalizzazioni come se piovesse…

Ora a fare le spese della situazione tragica in cui ci hanno condotto sono soprattutto le categorie sociali più attaccabili, e tra queste noi donne sappiamo bene quale è il prezzo che stiamo pagando.

A Bologna, le esternalizzazioni e la mano libera lasciata al vampirismo delle cosiddette cooperative sociali sono un esempio plastico di come la qualità del lavoro e dei servizi che noi donne conosciamo come lavoratrici e come cittadine sia stata gettata alle ortiche.

Ora qualcuno dice che pur continuando a promuovere questo modello sociale e le politiche di attacco al lavoro, si possa comunque fare di Bologna la città meno diseguale d’Europa.

Io credo che per fare delle nostre città posti meno diseguali e invertire la rotta, noi donne, giovani, sfruttati, italiani e immigrati dobbiamo riconoscerci dalla stessa parte della barricata e mandare a casa questi criminali!

Mettiamoci la faccia, iniziamo a ricompattare le fila non del vecchio ceto politico disilluso, ma di tutte le figure sociali in lotta: organizziamoci!

* Portavoce nazionale di Potere al Popolo e candidata sindaco a Bologna

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1 Commento


  • Pasquale

    Istruitevi-Agitatevi-Organizzatevi. Gramsci più attuale che mai.

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