L’inchiestasembrava riguardare una serie di tangenti pagate per “agevolare” affari in Svizzera e Brasile. Poi le precisazioni nelle accuse. Le autorità di polizia elvetica starebbe anche eseguendo due arresti a Lugano. Si tratta dei due intermediari dell’affare Finmeccanica con il governo indiano, Guido Haschke e il suo socio Carlo Gerosa. Al centro delle indagini c’è la vendita di 12 elicotteri AgustaWestland al governo indiano. Il gip, nella sua ordinanza, scrive che Orsi, intercettato, “rivela il suo disincanto per la pratica tangentizia” e “il suo convincimento che la stessa sia un fattore naturale della pratica aziendale”. Il giudice parla quindi del pagamento di tangenti come di una “filosofia aziendale”.
E’ l’ennesimo colpo durissimo contro un altro pilastro dell’industria italiana – particolarmente delicato, in qunato qui è il cuore della produzione bellica nazionale – abbandonato a suo tempo in mano a personaggi che hanno avuto d’occhio più gli interessi personali e la fedeltà politica (alla destra berlusconiana e leghista) che non all’integrità di un gruppo ai vertici dell'”innovazione tecnologica”.
Già nei giorni scorsi si era avuto forte sentore di imminenti sviluppi, anche perché una vicenda di questa importanza entra direttamente nella campagna elettorale.
In un post pubblicato sul suo sito, il candidato premier di Rivoluzione civile, Antonio Ingroia, aveva in qualche misura anticipato che la vicenda di Finmeccanica (impresa pubblica, ma in mano alla destra) era l’equivalente di MontePaschi (banca privatizzata, con forte presenza del Pd, oltre che del Pdl, dell’Opus Dei e della massoneria):
“Finmeccanica, la più grande azienda industriale italiana pubblica, rischia di diventare un nuovo caso MPS. La vicenda è semplice: l’Amministratore delegato, Giuseppe Orsi, è sotto inchiesta per vicende gravissime nell’ esercizio delle sue funzioni. La società è indebitata e vuole disfarsi delle attività civili (treni, energia, segnalamento e sistemi di trasporto)”.
“L’ Amministratore delegato ha più volte comunicato al mercato la volontà di incassare 1 miliardo di euro per ridurre le perdite, vendendo i gioielli di famiglia. In questi giorni sta accelerando la vendita di Ansaldo Energia privando così l’ Italia di un patrimonio tecnologico e produttivo. Ci chiediamo perché l’ Ad di Finmeccanica voglia vendere a tutti i costi prima delle elezioni?
Perché insiste nel vendere al maggiore concorrente tedesco con drammatiche conseguenze su Genova e sull’ Italia? Perché non esiste un bando internazionale di gara con criteri trasparenti sul piano industriale, occupazionale, di ricerca, innovazione produttiva e potenziamento sui mercati del marchio Ansaldo? Ci chiediamo ancora quali rapporti vi siano tra l’ Amministratore delegato e la Siemens.
Speriamo che la magistratura e la Corte dei Conti, già informata, intervengano in tempo e non quando i buoi sono fuori dalla stalla. Qui c’è in gioco il futuro industriale e l’ autonomia italiana. Per questo, chiediamo a Monti di fare almeno una cosa buona e cioè fermare la svendita di un’ impresa che ha generato e sta generando enormi profitti, creata in cinquant’anni dal saper fare degli ingegneri, dei lavoratori e dei ricercatori italiani”.
Come si è visto, la “cosa buona” non è stata fatta da Monti, ma dalla magistratura. L’azienda è di fatto in questo momento “decapitata” nel management – che andrà ovviamente e prontamente sostituito – e quindi la vendita del ramo civile alla Siemens è praticamente annullata.
Le tappe delle inchieste che hanno portato agli arresti nella cronologia che riprendiamo da La Stampa:
28 maggio 2010
Quasi due anni fa si comincia a parlare di un’indagine che riguarda Finmeccanica e il suo presunto utilizzo di fondi neri per agevolare alcune commesse o riciclare denaro. L’indagine è in carico alla procura di Roma, e parte dalla cosiddetta inchiesta “Broker”, il caso di riciclaggio per il quale furono arrestati, tra gli altri, l’allora senatore Pdl Nicola Di Girolamo e l’ex ad di Fastweb Silvio Scaglia. L’inchiesta gira attorno al ruolo di Gennaro Mokbel, un imprenditore romano – sostenitore di Di Girolamo – che avrebbe fatto da anello di congiunzione tra la ‘ndrangheta e le società di telecomunicazioni. L’ipotesi di reato consisterebbe nell’aver occultato all’estero ingenti quantità di denaro, da utilizzare come tangenti allo scopo di ottenere commesse e appalti. Questi soldi sarebbero stati accantonati grazie ad alcune società fantasma, una di queste intestata alla moglie dello stesso Guarguaglini.
Nella serata del 28 maggio, la procura di Roma smentisce che le indagini su Gennaro Mokbel abbiano coinvolto società del gruppo Finmeccanica, il suo presidente Pierfrancesco Guarguaglini o la moglie Marina Grossi. «Le attività rogatoriali […] a Singapore e Hong Kong sono state svolte nell’ambito del procedimento […] nei confronti di Mokbel Gennaro e di alcuni degli altri indagati nello stesso procedimento (su Fastweb e Telekom Sparkle, ndr) e non hanno avuto ad oggetto il gruppo Finmccanica».
8 luglio 2010
I carabinieri del Ros arrestano Lorenzo Cola, 44 anni, nella veste di consulente di Finmeccanica, con l’accusa di concorso in riciclaggio aggravato. Al manager, consulente personale del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, e della moglie e amministratore delegato di Selex, Marina Grossi, la procura contesta il riciclaggio di sette milioni e mezzo di euro versati dal gruppo di Gennaro Mokbel (coinvolto nella megafrode da due miliardi di euro Fastweb e Telecom Italia Sparkle) per l’acquisto del 51 per cento della società Digint srl.
26 novembre 2010
La Guardia di Finanza e i Carabinieri del Ros eseguono alcune perquisizioni in aziende legate a Finmeccanica e nella sede di via Salaria all’Enav. Nel mirino del procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo e del pm Paolo Ielo, i bilanci di alcune società e il sistema degli appalti per accertare la sussistenza di episodi di corruzione e di frode fiscale. Nell’inchiesta sono state notificate una decina di comunicazioni giudiziarie. Tra queste persone raggiunte dal provvedimento il presidente dell’Enav, Luigi Martini, l’amministratore delegato Guido Pugliesi e Marina Grassi (moglie del presidente della Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini) presidente di Selex, una delle società collegate all’Enav. L’inchiesta sull’Enav si intreccia anche con quella su Finmeccanica, indagine questa che verte su una presunta attività di riciclaggio che ruota attorno all’acquisizione della società Digint da parte di Gennaro Mokbel. In particolare su Enav la Procura di Roma ha aperto due fascicoli ed entrambi configurano l’ipotesi di falso in bilancio.
21 luglio 2011
Pier Francesco Guarguaglini è ufficialmente indagato per frode fiscale e false fatturazioni. Dopo un anno di lavoro istruttorio, l’inchiesta della Procura di Roma sui fondi neri di Finmeccanica travolge con un’ipotesi di reato il suo presidente, il manager che ha sin qui posato da sopravvissuto alla tempesta giudiziaria che ha investito la holding. E che, il 4 aprile 2011, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha confermato al vertice del colosso degli armamenti.
Novembre 2011
Nell’inchiesta sui fondi utilizzati illegalmente – secondo l’accusa – dalla società Enav è stato arrestato (ai domiciliari) l’amministratore delegato Guido Pugliesi e altri dirigenti dell’azienda.
Maggio 2011
Giuseppe Orsi è nominato Amministratore Delegato di Finmeccanica Spa, carica a cui si aggiunge quella di Presidente da dicembre 2011 con le dimissioni di Guarguaglini coinvolto dallo scandalo su presunti appalti e fondi neri.
Dicembre 2011
Pier Francesco Guarguaglini, indagato dalla Procura di Roma per frode fiscale e false fatturazioni per operazioni inesistenti, nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti assegnati dall’Enav a Selec, viene rimosso dalla presidenza e dal CdA il primo dicembre 2011 con una buona uscita di 4 milioni di euro.
16 aprile 2012
Dopo la chiusura indagini per un presunto giro di false fatture, l’ex ad di Selex Marina Grossi, moglie dell’ex presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini, rischia un’altra richiesta di rinvio a giudizio, nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Enav. E con lei altre cinque persone oltre a tre società, quest’ultime come soggetti giuridici. I pm romani hanno chiuso anche il filone relativo alla corruzione di un membro del cda di Enav, Ilario Floresta, e notificato a tutti gli indagati l’avviso di chiusura indagini, l’atto, cioè che anticipa la richiesta di processo. Sotto processo, oltre a Grossi e Floresta, rischiano di finire anche vecchie conoscenze degli inquirenti: Tommaso Di Lernia, titolare della Print Sistem, Marco Iannilli, commercialista, Lorenzo Cola, ex consulente esterno di Finmeccanica e titolare della “Arc Trade”, Manlio Fiore, ex direttore commerciale di Selex, e le società Selex, Arc Trade e Print Sistem. A tutti, per fatti avvenuti tra il 2009 ed il 2010, è contestato il concorso in corruzione. Quello chiuso dai pm è il secondo filone di indagine dell’ampia inchiesta sugli appalti Enav.
23 aprile 2012
Alcuni documenti di una società fiduciaria svizzera di Finmeccanica proverebbero l’esistenza di un sistema di tangenti per ottenere commesse e per finanziare la politica italiana, che potrebbe aver coinvolto anche la Lega Nord. Si parla di almeno 10 milioni di euro che secondo Lorenzo Borgogni, ex capo delle relazioni istituzionali di Finmeccanica e ora testimone nell’inchiesta, sarebbero stati anche “utilizzati per soddisfare le esigenze dei partiti e in particolare quelle del Carroccio”.
24 aprile 2012
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