L’epidemia continua a infuriare. E sono già due anni che imperversa.
I morti riprendono a crescere. Gli ospedali a affollarsi. Le scuole a chiudere.
I problemi strutturali che facilitano la diffusione del virus, sono gli stessi di due anni fa aggravati dallo stress a cui le già traballanti strutture sociali sono state sottoposte.
Le campagne vaccinali tamponano la situazione alla meno peggio. Ma sono lontani i tempi in cui, a reti unificate, si vendevano come “l’arma finale” che avrebbero salvato il paese e l’economia.
Il tentativo di trasformare una inesistente immunità reale (di gregge !?) nella virtuale immunità amministrativa, garantita da un pezzo di carta verde, affonda nel ridicolo.
Le classi dominanti continuano a dominare e a fare buoni affari ma, sul piano della comunicazione e della loro capacità di rassicurare e guadagnare consenso, appaiono sempre più come dei pugili suonati.
Si agitano freneticamente. Continuano a diffondere messaggi improntati a un ottimismo che convince sempre di meno.
Cercano alibi e provano a individuare i “nemici”, cercando di scaricare sul vicino più debole i costi e le responsabilità di una rotta vergognosa.
Le classi di mezzo, colpite nella loro “normalità” e nei loro egoistici privilegi, fuggono nell’irrazionale e nel misticismo.
Tentano di esorcizzare come possono una condizione che non comprendono e a cui non erano abituati.
Ripiombano nel medioevo attanagliati dalle loro paure e dal loro desiderio di venirne fuori senza rinunciare a un briciolo dei loro passati “diritti”.
La scienza o per meglio dire la tecnica medica non è in grado di affrontare e risolvere il problema.
Ci aveva promesso una Ferrari per raggiungere il porto sicuro, ci ha venduto una bicicletta.
Noi pedaliamo, ma non potete spacciarci quella bicicletta per una auto da corsa.
L’economia di mercato con tutte le sue immense risorse impegnate in uno sforzo “immane”, non riesce a venirne fuori.
Non riesce a proporre nessun’altra soluzione se non quella della scienza dei secoli passati, quando la peste flagellava città e campagne.
Chiudersi in casa, isolarsi, isolare i malati o i presunti tali.
Per chi può farlo.
Per chi può permettersi il lusso di tenersi lontano dall’infezione.
Per gli altri, mettere la mascherina, lavarsi le mani.
Incrociare le dita e sperare di cavarsela.
Intanto la crisi energetica, prodromo di una crisi più generale dell’economia, comincia a mordere i già dissestati e miserabili redditi della maggioranza della popolazione.
E la “rinascita” se ci sarà servirà solo per pagare i debiti accumulati e quelli che si continuano a accumulare.
L’incompatibilità della dittatura del capitale con la vita stessa dell’umanità è un dato scientificamente dimostrato dalle statistiche che quotidianamente ne registrano le sconfitte.
… Intanto ieri c’è stato chi ha scioperato.
Pochi, molti, non ha importanza.
Come non hanno importanza i discorsi che si sono sentiti sui palchi.
Ciò che conta è che piccoli focolai di resistenza si accendano in giro per il paese.
Che si ritorni a immaginare la possibilità di lottare.
Non può esistere una gestione “democratica” della crisi.
I capitalisti non mettono ai voti i loro profitti.
Ed è pura illusione una gestione NON autoritaria delle contraddizioni che ogni giorno si accumulano nutrendosi e rafforzandosi a vicenda.
Ma questa è storia di sempre a cui solo chi è impantanato nella liturgia e nei feticci della democrazia più cogliere come una novità.
In una società divisa in classi, in cui le crisi sono nello stesso momento flagello per l’uno e opportunità per l’altro, c’è un solo modo per vincere la lotta per la sopravvivenza.
Dividersi, separarsi, isolarsi.
Serve a combattere l’illusione che il covid è il “nemico comune” di fronte al quale ogni differenza sociale sparisce.
Serve a togliersi dalla testa che l’interclassismo nei comportamenti, nelle lotte, negli obiettivi, aiuti a venirne fuori pagando il prezzo più basso possibile.
E non, invece, sia al contrario la condizione che ci farà pagare, come classe dominata e sfruttata, il prezzo più alto.
La questione è tutta lì. Quanto sarà alto questo prezzo.
E quanto potremo ancora sopportare.
* da Facebook
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